- Si consolidano le valute regionali che consentono alle aziende di svilupparsi senza indebitarsi. Nel 2020 gli scambi raggiungeranno un valore di 140 milioni.
- Meno burocrazia e facilità di trovare finanziamenti e clientela: questi i segreti del Sardex che così ha conquistato mezza Italia.
- «Forniscono credito a costo zero e creano domanda», spiega il docente della Bocconi Luca Fantacci.
Si consolidano le valute regionali che consentono alle aziende di svilupparsi senza indebitarsi. Nel 2020 gli scambi raggiungeranno un valore di 140 milioni.Meno burocrazia e facilità di trovare finanziamenti e clientela: questi i segreti del Sardex che così ha conquistato mezza Italia.«Forniscono credito a costo zero e creano domanda», spiega il docente della Bocconi Luca Fantacci.Lo speciale contiene tre articoli.Quando arriva la crisi e i sistemi economici si inceppano, qualcuno trova delle occasioni di crescita. È già successo nel 2010, negli anni della grande recessione. Succede oggi, con l'emergenza sanitaria che paralizza i flussi economici e gli scambi commerciali. Nel mercato parallelo delle monete complementari, il numero delle transazioni e delle nuove iscrizioni cresce da almeno sei mesi. «Sistemi come questo nascono per essere controciclici», spiegano alla Verità i referenti dei vari circuiti. «Per mesi, le imprese hanno avuto enormi difficoltà di accesso al credito e di approvvigionamento finanziario. Abbiamo permesso loro di avere un'alternativa, di poter lavorare a zero euro, salvaguardando i conti correnti». Non potendo concludere transazioni in euro, gli imprenditori hanno trovato respiro scambiando sardex. Il sistema, nella sua semplicità, è consolidato da anni: si tratta di una rete di mutuo credito, senza le rigidità e i vincoli dei circuiti tradizionali. Le imprese aderenti si scambiano servizi: edilizia, beni alimentari, consulenze informatiche. Tutto si paga in sardex, il cui valore per una singola unità equivale a 1 euro. Le aziende che aderiscono alla rete sono valutate in base alla «vendibilità», cioè l'insieme dei servizi che possono offrire o richiedere. Quest'anno, tutti i circuiti (non solo quelli Sardex), chiuderanno con 140 milioni di transazioni, cioè 140 milioni di euro in scambi.A spiegare come il sistema è riuscito a tenersi in equilibrio in questi 10 anni di vita ci pensa Paolo Piras, amministratore di Liberex, la comunità territoriale di Sardex in Emilia Romagna: «Nel nostro micromercato non entrano nuove imprese se non c'è domanda. Non aggiungiamo nuovi professionisti se l'offerta è sufficiente a soddisfare la richiesta. Il rischio sarebbe quello di replicare i meccanismi di stortura del mercato euro, in cui tutti si devono “scannare" con tutti per prendersi i clienti». La rete di Sardex è cresciuta a tal punto da essere presente in 15 regioni. I circuiti regionali dei primi anni sono stati trasformati in una rete nazionale, che coinvolge 10.000 aziende. «Per una piccola e media impresa far parte di una comunità è garanzia di protezione», racconta Marco De Guzzis, amministratore delegato di Sardex. «All'interno di questa rete, gli imprenditori trovano nuovi clienti, nuovi fornitori, con i quali possono regolare le transazioni senza usare la liquidità in euro. Non c'è la presunzione di dire che il sardex sia la soluzione al problema dell'accesso al credito, ma senza dubbio propone una strada». C'è chi ha tentato, senza troppa fortuna, di dare confini precisi al sistema delle monete complementari, provando a disciplinarne l'emissione. Nell'ultima legislatura, sono state presentate due proposte di legge, una alla Camera e una in Senato. Tra le altre cose, si chiedeva di individuare i «requisiti essenziali dei circuiti complementari», stabilendone «l'ambito di circolazione e la piena tracciabilità». L'iter non è mai stato completato, i testi sono finiti dritti in archivio. «C'è stata una strumentalizzazione goliardica di quella proposta», racconta alla Verità uno dei parlamentari che hanno presentato il testo a Montecitorio. «Senza mai aver letto la proposta, ci hanno accusato di voler creare una moneta da opporre all'euro, cosa per altro illegale. Le nostre carte dicevano altro».Chissà che non abbia maggiore fortuna l'impianto a cui stanno lavorando i deputati 5 stelle. La chiama «quasi moneta» Pino Cabras, primo firmatario della proposta di legge per istituire i certificati di compensazione fiscale. Si tratta di «obbligazioni» per ottenere rimborsi fiscali, da utilizzare a distanza di due anni dall'emissione dello Stato. Per i proponenti, i Ccf avrebbero un valore immediato: risparmio fiscale futuro o la possibilità di «monetizzare» scambiandoli nel mercato finanziario o con beni e servizi. Ai rilievi di Banca d'Italia, per cui «gli strumenti aumenterebbero il debito», Cabras risponde: «Le obiezioni credo nascano dal timore di avere una moneta concorrenziale rispetto all'euro, ma in realtà si tratta di uno strumento complementare: fa le cose che l'euro non riesce a fare in una fase come questa». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/euro-addio-si-paga-con-monete-fai-da-te-2649471361.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-imprese-evitano-di-andare-in-banca-e-il-circuito-sallarga" data-post-id="2649471361" data-published-at="1607895589" data-use-pagination="False"> Le imprese evitano di andare in banca e il circuito s'allarga Il quartier generale è a Serramanna, nel Sud Sardegna, ma i confini dell'isola sono stati varcati da un pezzo. Oggi i colori di Sardex sono presenti quasi ovunque, tra Emilia Romagna, Lazio, Piemonte e Veneto. «Abbiamo deciso di operare un cambio di impostazione», racconta Marco De Guzzis, amministratore delegato di Sardex spa. «Tutte le realtà, i cui vantaggi erano circoscritti alle potenzialità regionali, finiranno in un unico mercato nazionale». Alcune sono già state inglobate nell'azienda madre, come la Eutopia Srl, che controllava il circuito piemontese Piemex, o la Liberlab Srl, che gestiva il circuito Liberex in Emilia Romagna. Altre potrebbero entrare presto: Sardex si prepara a portare il suo marchio e le sue tecnologie anche in Puglia, Calabria e Basilicata, dove per ora è assente. «Allargare la dimensione della comunità», spiega ancora De Guzzis, «permette di incrementare gli scambi e le nuove iscrizioni: per gli imprenditori le opportunità si stanno moltiplicando». I numeri del gruppo parlano chiaro: in un mercato tradizionale in contrazione, la galassia Sardex terminerà l'anno con oltre 110 milioni di transazioni. Negli ultimi sei mesi, la crescita degli scambi non si è mai arrestata, arrivando a sfiorare picchi del 35% rispetto a un anno fa. Ogni giorno un nuovo potenziale cliente, che a sua volta diventerà un nuovo potenziale fornitore. «Gli imprenditori hanno capito che, a prescindere dalla situazione, devono dotarsi di strumenti differenti», racconta alla Verità Paolo Piras, di Liberex. «Non si può più fare affidamento solo sugli strumenti tradizionali, come il conto in banca». La velocità di circolazione delle monete complementari attrae diversi investitori, non solo nel mondo dei privati. Parte della composizione societaria di Sardex spa, per esempio, è in mani pubbliche: il 19% del capitale appartiene a Cdp Venture Capital Sgr, partecipata al 70% da Cdp Equity e al restante 30% da Invitalia. «Come società rispondiamo a due tipi di esigenze che un investitore pubblico può avere: sviluppo rapido e forte impatto sociale», spiega Gabriele Littera, uno dei soci fondatori del gruppo. «Se ogni anno il numero delle transazioni aumenta, significa che il sistema è vivo. A differenza di altri tipi di startup, che magari hanno ricavi maggiori, noi risolviamo due problemi di natura sociale ed economica che la gran parte delle piccole e medie imprese si trova ad affrontare: accesso al credito e sviluppo del mercato». La natura agile e burocraticamente snella di Sardex permette alle aziende di trovare una risposta rapida alle proprie esigenze. Ne sono convinti i referenti territoriali, per i quali le condizioni sono spesso «migliori» rispetto a quelle che il sistema tradizionale riesce a offrire. «Non facciamo nient'altro che creare mercato», spiegano, «e mettere in contatto le imprese. Alle aziende che aderiscono diamo la possibilità di acquistare e vendere senza toccare un euro. I soldi restano in banca per pagare gli F24». Nei mesi più difficili dell'emergenza sanitaria, quelli del lockdown di primavera, la macchina di Sardex ha continuato a girare. «Dal parrucchiere non si poteva andare, ma il parrucchiere non ha mai smesso di ragionare con le altre imprese», ricorda Alessandra Romano, marketing manager di Piemex. «Chi ha dovuto attrezzarsi per ripartire, con la sanificazione, le barriere in plexiglas o i dispositivi di protezione, è riuscito a farlo pagando in crediti, senza spendere soldi in valuta che in quel momento iniziavano a scarseggiare». Per mitigare gli effetti delle chiusure, i gestori delle piattaforme hanno deciso di sospendere i rientri di tutte le linee di credito in circolazione, senza che fosse necessario per gli iscritti farne richiesta. «Abbiamo deciso di agire d'ufficio, in maniera indiscriminata», racconta ancora Littera. «Sullo “scoperto", in Sardex ci siamo mossi con rapidità, che è in parte la nostra forza: nel mutuo credito complementare le rigidità dei sistemi classici non ci sono, i lacci che imbrigliano i circuiti tradizionali non li abbiamo mai contemplati». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/euro-addio-si-paga-con-monete-fai-da-te-2649471361.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="soldi-veri-ancorati-al-territorio" data-post-id="2649471361" data-published-at="1607895589" data-use-pagination="False"> «Soldi veri ancorati al territorio» «Questi sistemi hanno un pregio: portano il denaro dove serve. A differenza dei circuiti tradizionali, le monete complementari sono ancorate al territorio, non escono mai dall'economia reale». Ai circuiti monetari alternativi, il professor Luca Fantacci ha sempre dedicato un'attenzione particolare. Docente di storia economica e storia delle crisi finanziarie, oggi co-dirige l'Osservatorio Mints, unità di ricerca sulle innovazioni monetarie dell'Università Bocconi. Professor Fantacci, qual è il segreto del mondo Sardex? Perché tanto successo? «Le monete complementari come Sardex, cioè circuiti di compensazione fra imprese, assolvono a un duplice scopo: forniscono credito a costo zero e creano domanda. Le imprese possono spendere soldi che non hanno e, specularmente, vendere prodotti e servizi che altrimenti non avrebbero venduto». I tassi di crescita delle transazioni parlano chiaro: i circuiti complementari hanno un dinamismo che i sistemi tradizionali sembrano aver smarrito. «Nell'economia tradizionale abbiamo un problema di fondo: il denaro non circola. Le banche centrali hanno enormemente aumentato la quantità di moneta, ma il denaro non alimenta le attività produttive, né gli scambi». Per quale motivo, secondo lei? «Perché la moneta ufficiale non è solo un mezzo di scambio, ma anche una riserva di valore. Nei momenti di incertezza, le famiglie risparmiano perché hanno paura di perdere il lavoro, e quindi il reddito. Le imprese, quelle che possono, mettono da parte la liquidità. Le banche esitano a prestare denaro perché temono di perderlo in un'economia che ristagna. In una situazione di difficoltà, il modello anticiclico delle monete complementari può aiutare le imprese a non scomparire». Quali sono le condizioni perché il modello funzioni? «Il denaro, anche nella forma complementare, è un oggetto delicato, che genera aspettative in chi lo guadagna. Perché una moneta complementare funzioni, è necessario non deludere le aspettative: deve offrire a chi la detiene sufficienti opportunità di spesa». La politica di credito è fondamentale. «Se emetto moneta in misura eccessiva, secondo criteri troppo generosi, genero inflazione. Creo più denaro dei beni e dei servizi che sono disponibili all'acquisto». In circuiti come Sardex, le linee di credito sono sempre sufficienti: non sono mai troppe né troppo poche. «L'emissione equilibrata di moneta fa sì che al denaro circolante corrispondano una quantità e una varietà di beni e servizi che soddisfano le esigenze di chi detiene il denaro. In più, c'è attenzione verso le nuove imprese che entrano a far parte del circuito: il credito viene erogato solo nella misura in cui l'azienda ha qualcosa da offrire o da richiedere». La natura locale delle monete complementari aiuta a mantenere vivi i mercati territoriali. È la rivincita delle periferie? «Nei sistemi complementari, la moneta viene portata dove c'è bisogno. Per descrivere il flusso monetario, si usa spesso la metafora della circolazione sanguigna: il cuore funziona bene quando è in grado di portare il sangue in tutti gli organi del corpo, anche quelli periferici. Se il denaro tende a fluire solo verso il centro per dinamiche speculative, il sistema non è sano». È questo il motivo per cui, dopo la crisi dei mercati finanziari, l'economia reale non è mai riuscita a uscire dal circolo depressivo nel quale è finita? «Siamo in una situazione peggiore rispetto a quella del 2008: l'economia reale è messa male, ma le borse hanno già ricominciato a macinare record. Questa è la più chiara dimostrazione del fatto che il denaro creato dalle banche centrali non finisce solo nei mercati di beni e servizi, ma anche sui mercati finanziari, alimentando delle bolle». Nelle ultime due legislature ci sono state proposte per disciplinare i sistemi delle monete complementari. Un bene o un male per il futuro dei circuiti? «Imbrigliarli in uno schema rigido sarebbe un danno, si creerebbe un ostacolo all'innovazione, che in questo campo è fondamentale. Ma normare non significa necessariamente ostacolare. È bene stabilire norme perché ci sia spazio per le iniziative di tutti». Perché non si è mai arrivati alla fine dell'iter legislativo, secondo lei? «Perché è un tema ancora nuovo. Spesso le monete complementari sono state giudicate folcloristiche e viste con diffidenza. A fronte di innovazioni monetarie, come le criptovalute o le monete digitali, il sistema si sta evolvendo velocemente. Sarebbe un peccato se gli unici a farcela fossero i colossi monopolistici del Web».
2025-09-14
Il fanatismo green è dannoso. Per il clima che muta servono più nucleare e desalinizzatori
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)
La decarbonizzazione forzata ammazza l’economia e non porta benefici alla Terra. Bisogna «ecoadattarsi» con investimenti sensati, che si riveleranno pure redditizi.