2023-01-13
Escher: una grande mostra al Museo degli Innocenti di Firenze
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Maurits Cornelis Escher, Vincolo d’unione, 1956. Collezione Maurits, Bolzano. All M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher Company. All rights reserved
Sino al prossimo 26 marzo, l’attesissima (e visitatissima) mostra dedicata al mondo immaginifico del geniale artista olandese Maurits Cornelius Escher. Circa 200 le opere esposte, compresi i lavori più rappresentativi, che lo hanno reso famoso in tutto il mondo: una su tutte, la celebre Mano con sfera riflettente datata 1935.Un universo veramente singolare quello di Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 1898 – Laren, 1972), grafico ed incisore, l’artista dei «paradossi geometrici» e delle illusioni ottiche, che nelle sue opere (soprattutto litografie e xerigrafie) ha saputo fondere magia e scienza, bene e male, realtà e fantasia, matematica e contemplazione. Spirali, labirinti, specchi, triangoli, sfere, scale, animali fantastici e stilizzati, volti, case, palazzi. Le opere di Escher sono un susseguirsi di tutti questi elementi, ma rappresentati in un modo che è solo suo e di nessun altro. Escher ha ispirato ( e continua a ispirare) generazioni di artisti, grafici e designer, persino musicisti, ma nessuno è come lui. Il suo mondo in bianco e nero dalle prospettive ribaltate è inconfondibile e inimitabile. E’ Escher e basta.Schivo ed enigmatico, scoperto dal grande pubblico negli ultimi anni ma immediatamente diventato uno degli artisti più visti ed amati, per la sua formazione artistica furono fondamentali tre «passaggi »: il lungo soggiorno in Italia, che gli ispirò vedute e paesaggi (San Gimignano e Roma, per esempio); la scoperta de l'Alhambra di Granada, dai cui favolosi arabeschi prese spunto per le sue suggestioni decorative e il trasferimento in Svizzera, il cui «tremendo paesaggio misero e bianco» (per usare le sue stesse parole) lo mise in contatto con la sua dimensione interiore. Ma fu il Bel Paese che Escher amò più di ogni altro luogo al mondo ed è proprio da qui che la mostra fiorentina prende spunto, come ha dichiarato Alessia Bettina, Vice-Sindaca e Assessora alla Cultura del Comune di Firenze «È un felice connubio quello che lega Escher alla nostra città. Il primo approdo dell’artista sul suolo italico fu dopo la Grande Guerra, nel 1921, proprio a Firenze, quando venne in vacanza con i genitori. Ne rimase così affascinato, che decise di tornare in Toscana l’anno dopo in compagnia di alcuni amici. E fu dai luoghi toscani e dalla bellezza, spesso selvaggia, dei paesaggi del centro e sud della penisola, ammirati durante la sua parentesi formativa italiana, che trovò ispirazione per le sue opere ». Anche la sede espositiva - il rinascimentale Istituto degli Innocenti, progettato da Filippo Brunelleschi e storicamente dedicato ad accogliere i bambini - non è stata una scelta casuale, visto che le opere di Escher incuriosiscono, stimolano la mente e mettono in moto la fantasia, anche quella dei più piccoli.Il percorso espositivoDivisa in otto sezioni e curata da Federico Giudiceandrea (uno dei più importanti esperti di Escher al mondo) e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company, la mostra prende avvio dai primi lavori dell’artista - quelli fortemente ispirati dall’Art Nouveau – e si conclude con la cosiddetta «Eschermania», ossia l’interessante parte espositiva che raccoglie tutte quelle opere - dai fumetti alle pubblicità, dalla musica alla moda, dai film alle opere d’arte contemporanea - influenzate dall’estrosa e immaginifica arte di Escher. Straordinaria la parte dedicata alle Metamorfosi, un universo in cui gli uccelli possono gradualmente tramutarsi in pesci e che vede una lucertola diventare la cella di un alveare e quella dei Paradossi geometrici, che regala al visitatore una selezione di alcune delle opere più iconiche (Ascesa e discesa, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe e Relatività), capolavori che riflettono un aspetto essenziale dell’arte del grafico olandese: il suo complesso rapporto con la matematica, la geometria e le composizioni infinite.E restando in tema di capolavori, esposta a Firenze anche l’opera sicuramente più nota di Escher, ossia Mano con sfera riflettente (Autoritratto allo specchio,1935), una sorta di gioco di specchi in cui l’artista ritrae se stesso indirettamente, attraverso, appunto, il riflesso di uno specchio. A fare da sfondo, il suo studio romano visto in una prospettiva sferica, deformato e ampliato. A reggere la sfera, unico elemento «reale » in un mondo che sembra non esserlo proprio perché riflesso, la mano dell’artista. Un vero e proprio «rompicapo ottico» e concettuale, come questa coinvolgente mostra e come tutte le opere di Escher .
Getty Images
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