2020-06-12
Esauriti i 75 miliardi, il governo ne vuole altri dieci in deficit. Ma non sa che farne
Laura Castelli annuncia un nuovo decreto. Pd e 5 stelle d'accordo sulla mini cifra. Ma si litiga sulle misure: scuole, auto, Comuni?A un certo punto, più o meno un mese e mezzo fa, la potenza di fuoco messa in campo da Giuseppe Conte ha raggiunto il valore massimo di 750 miliardi. Inutile dire che l'unità di misura solo in apparenza si basava sul valore standard dell'euro, che a sua volta vale 1.936,27 vecchie lire. Il calcolo a ben vedere ha come sottostante l'ego di Conte. Tant'è che, trascorsi ormai tre mesi dal primo lockdown, ci rendiamo conto che le cifre reali sono di tutt'altra natura. Il primo decreto, il Cura Italia, ha prodotto deficit per 20 miliardi di euro, a cui se ne aggiungeranno altri 5 come saldo netto a finanziare nei prossimi anni. La cifra si è esaurito pagando i bonus di marzo e la cassa integrazione dello stesso mese e del successivo. Niente a che fare con i 350 miliardi vantati.Il secondo decreto economico, chiamato dl Liquidità, addirittura è stato a saldo zero. La montagna di fidi promessi dal governo (tra Sace e Mediocredito centrale, Conte in questo caso ha calcolato garanzie per 400 miliardi di euro) è sostenuta da soli 2,7 miliardi. Di cui uno proveniente da un fondo di garanzia istituito nel 2014 e gli altri 1,7 miliardi pescati dal Cura Italia di marzo. Per i giallorossi nulla si crea, nulla si distrugge. Solo che il risultato, ampiamente previsto dalla realtà dei numeri, è che i soldi veramente arrivati alle banche e garantiti dallo Stato a oggi non superano i 18 miliardi in tutto, di cui 6,3 in un sol colpo a Fca. E nonostante tutte le parti in causa (dal Mef fino all'Abi) dicano che è un successo, mercoledì pomeriggio il consiglio di gestione del fondo di Garanzia (che tutela i fidi alle Pmi) ha fatto sapere che tempo 15 giorni i soldi in cassa saranno finiti. Al momento Roberto Gualtieri , per evitare lo smacco, vorrebbe imporre al fondo di alzare l'asticella e prendere più rischi. Il che significa che si giocherà alla cieca e si mette a repentaglio la stabilità stessa del Mediocredito centrale. Per una strategia che è comunque fallimentare alla base. Tutte queste erogazioni non sono a fondo perduto, ma sono nuovo debito per i bilanci delle aziende. Che prima o poi dovranno pagare il conto. Purtroppo anche il terzo decreto, quello più corposo, non ha risolto il problema delle aziende se non in minima parte. Il dl Rilancio ha stanziato 55 miliardi in deficit e altri 100 come saldo netto a finanziarie (tradotto: altro deficit, ma negli anni a venire). Una fetta importante dell'importo va a coprire i buchi nel bilancio pubblico che saranno causati dai prestiti non restituiti. Un'altra fetta importante è stata destinata a pagare la cassa integrazione di maggio giugno, luglio e agosto. Così come il prolungamento dei bonus agli autonomi, alle partite Iva e alle famiglie. Il budget dovrebbe coprire anche il mese di giugno. ma non oltre. In pratica e in estrema il governo ha chiesto al Parlamento e all'Europa di sforare per 75 miliardi nel corso del 2020. E ora scopre di dover continuamente rincorrere la crisi. Non ha fatto una valutazione di massima (come accaduto in Francia e in Germania) e ha predisposto un piano che coprisse il sostegno al lockdown (bonus e cassa integrazione) e poi la ripartenza con soldi e investimenti da condividere con le aziende. Siamo adesso alla Fase 3 e i soldi sono finiti. Quelli del Recovery fund se va bene arriveranno nel 2022 e quelli del Mes se va male saranno per una emergenza da Covid che speriamo non debba più esserci. In ogni caso, niente per l'autunno né per il rilancio delle aziende. Così ieri il vice ministro dell'Economia, Laura Castelli, è uscita allo scoperto annunciando un nuovo decreto per fare altro deficit. Almeno 10 miliardi, forse 12. Più o meno la metà di quanto aveva chiesto un mese fa attraverso un'intervista all'Avvenire. Il calcolo si basa in questo caso un po' al tanto al chilo, ma nella maggioranza sono tutti d'accordo: bisogna fare altro deficit. Solo che già si sta litigando sul che farne. Il nuovo scostamento dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri assieme al dl semplificazioni - riferisce l'Adnkronos - dunque attorno al 25 giugno, per poi passare al Parlamento per il via libera. Tre miliardi se ne andrebbero per i Comuni che hanno ricevuto fino ad ora aiuti per 6, ma hanno fatto presente che il buco è molto più grande. Sul resto non c'è certezza. Pd e 5 stelle hanno in mente strade diverse. I dem vorrebbero trovare nuove strade e rispondere agli appelli lanciati dalla Confindustria di Carlo Bonomi. L'esame in aula del dl Rilancio ha fatto capire che l'automotive avrebbe bisogno di incentivi per tornare a vendere vetture. Altrimenti l'indotto salta per aria e certo non basterà la stampella data a Fca.Al contrario i 5 stelle sembrano voler proseguire in totale continuità con i precedenti decreti. Quindi, prolungare i bonus e la cassa integrazione. Su un tema i due partiti sostenitori di Conte potrebbero andare d'accordo. Servono fondi per la scuola, altrimenti non ci sarà alcuna ripartenza a settembre. Il dramma è che sia Pd che 5 stelle se ne accorgono ora. O si assumono migliaia di insegnanti in più per fare turni doppi o si investe in infrastrutture per creare più aule dove i bimbi non siano stipati. Peccato che con dieci miliardi non si farà nulla di quanto serve. E già a fine luglio si tornerà a discutere di nuovo deficit.