2025-09-23
Ai funerali c’era la gente perbene per cui fare politica è un atto di fede
Erika Kirk, vedova di Charlie, durante il discorso alle esequie del marito a Phoenix (Ansa)
L’America raccolta a Phoenix era pervasa da un fervore spirituale nel quale religione, vita privata e impegno civico non sono separabili. È una coerenza che ha reso gli evangelici come Kirk più attrattivi dei cattolici.«Tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati». Il giurista Carl Schmitt lo scrisse nel 1922, ma lo si può affermare anche dei funerali di Charlie Kirk. E con la stessa pertinenza di un secolo fa: esiste un legame sostanziale, non banalmente opportunistico, tra la politica e la religione. Chi aggrotta la fronte dinanzi alle esequie spettacolarizzate, chi ne contesta la strumentalizzazione da parte di Donald Trump, chi si scandalizza per gli accostamenti - quello evocato da Robert Kennedy jr era davvero ardito - tra l’attivista ucciso e Gesù pare non comprendere che domenica, in Arizona, si è manifestata l’elegia americana in purezza. Non sono queste le radici degli Stati Uniti? Sulla Mayflower, nel 1620, i padri pellegrini salpati alla volta della Virginia non erano altro che un gruppo di puritani perseguitati in Inghilterra. Il fervore spirituale era il combustibile culturale delle Tredici colonie delle origini: la libertà americana era innanzitutto libertà di culto. Poi, le virtù di fede diventarono il nucleo delle virtù civiche. E la libertà religiosa nutrì la libertà repubblicana, predicata dai costituenti.La vedova Kirk, perdonando in lacrime l’assassino del marito «perché è quello che ha fatto Cristo e quello che avrebbe fatto Charlie», ha compiuto al tempo stesso un gesto religioso e un atto politico. Il rifiuto di reagire all’odio con l’odio è l’alternativa radicale, ispirata dalla fede di quella donna, alla violenza connaturata alle ideologie della sinistra, che Boni Castellane e Adriano Scianca hanno illustrato su queste pagine. E infatti, Erika subito si è rallegrata poiché, dopo l’omicidio, «non abbiamo visto rivolte». A differenza di quanto è accaduto in seguito all’uccisione di George Floyd. Oppure a Los Angeles, dove i narcos travisati mettevano a ferro e fuoco la città in nome dei diritti dei migranti.Ai nostri occhi di europei annegati nel nichilismo, tutto ciò ormai appare bizzarro. Il cinismo giustificato dalla nostra storia e gli strascichi del marxismo ci hanno abituato a considerare la religione un oppioide sociale: instrumentum regni, al massimo adatta a placare le rivendicazioni degli ultimi. Allo stesso scopo, qualsiasi altra arma di distrazione può essere utilmente schierata: quando ci si disinteressa a Dio e ci si concentra sull’io, sono più efficaci le promesse edonistiche. Non a caso, François-René de Chateaubriand notava che «siamo molto vicini a credere a tutto quando non crediamo in nulla». Teologia politica: in quel che noi pensiamo essere laico, agisce la stessa potenza simbolica della religione. Ma per una parte consistente degli americani, la religione è politica; non potere.A tal proposito, è necessario rimarcare che l’afflato mistico che si respirava a Phoenix era per lo più un’espressione dell’evangelismo. Non esistono solo evangelici conservatori, ovviamente. Questi ultimi, però, sono i più attivi e i più attrattivi. Si sono dimostrati capaci di vivere con una coerenza stupefacente la loro fede. Mikey McCoy, già capo dello staff di Kirk, figlio del reverendo Rob che ha aperto la cerimonia, applauditissimo dal pubblico per una citazione di Soren Kierkegaard (teologo luterano!), ha rinunciato al college per seguire Charlie. E, a 23 anni, è già sposato da un anno. In un Paese in cui l’età media dei matrimoni è 30 anni (da noi è 36). Per queste persone, la religione non è un retaggio; è un fuoco ardente. Non è routine o abitudine; è pane quotidiano.I cattolici potrebbero prendere nota. Forse per paura di ritrovarsi soli contro il mondo, forse per stanchezza, forse per i limiti di un clero che, troppo a lungo, ha guardato alle «periferie» dimenticandosi del centro, si è preoccupato degli emarginati trascurando i normali, i cattolici non sono stati altrettanto disposti a dare testimonianza di fede con le opere. Si sono rassegnati alla loro irrilevanza politica, quando non l’hanno esplicitamente teorizzata. L’ultima occasione in cui sono riusciti a mobilitare le folle è stata, ormai qualche anno fa, la difesa della famiglia tradizionale. Una battaglia persa in Parlamento e nei tribunali, sì, ma nella quale, sul piano culturale, sono ancora vivissimi e competitivi. Per gli evangelici americani conservatori, il passaggio dalla fede alla morale alla politica è naturale e immediato. Saggio o meno che sia, per loro non esiste la logica del compromesso da credenti ma non praticanti. Prendono la loro missione così sul serio da sentirsene a volte spaventati: Erika Kirk, raccontando di quando il marito defunto chiese a Dio di «usarlo», ha riferito di averlo addirittura rimproverato, perché - l’aveva ammonito - «Dio ti prenderà in parola». Bizzarrie? Fanatismo? Fatto sta che l’evangelismo raccoglie proseliti e sottrae fedeli a Roma un po’ ovunque nel mondo, dalla Nigeria al Brasile.Viaggiando nelle terre descritte dal bestseller di JD Vance, si scoprirebbe che l’esistenza dei «bifolchi» e dei «montanari» (gli hillbilly del titolo del libro) si dipana ancora tra parrocchie allestite in tendoni all’aperto, servizi domenicali con i «rinati» che si immergono interi in piscine per il battesimo, improbabili chiese di improbabili sette dalle improbabili interpretazioni della Bibbia. Uno spettacolo grottesco e folkloristico? Può essere. In ogni caso, è una caratteristica importante di quella parte di America cui il trumpismo ha dato voce. Le immagini di chi, in Arizona, pregava con le braccia rivolte al cielo, messe accanto alle foto di antifascisti assortiti che fanno la guerra agli italiani per fermare la guerra a Gaza, mostrano in maniera chiara un’importante differenza: quella tra gente perbene e gente per male.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste a margine della riunione del Consiglio Agricoltura e pesca di Bruxelles.
Charlie Kirk (Getty Images)
Dall'alto a sinistra in senso orario: Mikey Mccoy, Laura Loomer, Candace Owens e Brett Cooper