Smontiamo dieci false tesi sull’atomo. È la tecnologia più sicura e pulita per generare energia. L’Italia ha sottoscritto nel 1957 un trattato internazionale per svilupparla. In Ucraina, dopo Chernobyl, sono stati costruiti altri nove reattori e funzionano tutti.
Smontiamo dieci false tesi sull’atomo. È la tecnologia più sicura e pulita per generare energia. L’Italia ha sottoscritto nel 1957 un trattato internazionale per svilupparla. In Ucraina, dopo Chernobyl, sono stati costruiti altri nove reattori e funzionano tutti.«L’Italia aderisce all’alleanza europea per il nucleare» è tra le notizie di questi giorni. Boh… che razza di notizia è? È dal 1957 che l’Italia aderisce all’Euratom, impegnandosi così, da allora, a sviluppare l’industria elettronucleare. Comunque sia, visto che tra una guerra e l’altra qualcuno di voi avrà occasione di discutere anche di questo a cena con gli amici, siate pronti a sconfessare le dieci più gettonate argomentazioni contro il nucleare.1Il nucleare è pericoloso, come dimostrano Chernobyl e Fukushima: falso. La tecnologia elettronucleare è - e di gran lunga - la più sicura. Lo dimostra proprio l’incidente di Chernobyl - il più grave occorso dopo 50 anni di nucleare - che ha comportato, a oggi, il decesso di meno di 50 individui a causa di sovradosaggio radioattivo. Le fuoriuscite radioattive di Fukushima, poi, non hanno comportato alcuna conseguenza sanitaria a nessuno. In confronto, gli incidenti dalle altre tecnologie convenzionali di produzione elettrica (combustibili fossili o idroelettrico) hanno causato 10.000 decessi negli ultimi 15 anni.2L’uso civile del nucleare ne induce l’uso militare: falso. Di tutti i Paesi che hanno centrali elettronucleari quasi nessuno ha la bomba e quelli che hanno la bomba la testarono prima di dotarsi di impianto elettronuclare (eccetto India e Pakistan).3Il nucleare induce inquinamento radioattivo: falso. La dose di radiazioni ionizzanti cui ciascuno di noi è esposto, negli ultimi decenni è aumentata del 20% rispetto alla dose comunque presente in natura; di quel 20% aggiuntivo, il 95% è addebitabile alla diagnostica clinica (per esempio raggi X, Tac), il resto è dovuto ai test nucleari occorsi nel passato. Comunque, ogni individuo può sopportare dosi anche 100 volte superiori a quelle naturali medie, come dimostrano le popolazioni del mondo (per esempio in Brasile o nel Kerala) che, a tali elevate dosi esposte, non accusano alcun aumento di patologie correlate alle radiazioni. La radioattività immessa nell’ambiente dalle centrali nucleari del mondo è virtualmente zero. Al contrario, le centrali nucleari del mondo evitano, ogni anno, l’immissione degli inquinanti tipici delle fonti fossili.4 Il trasporto di materiale nucleare è pericoloso: falso. Nessun incidente è mai occorso durante i numerosi trasporti di materiale nucleare. Al contrario, numerosi incidenti sono occorsi durante il trasporto di gas o di petrolio, con disastri ecologici e vittime. 5 I rifiuti nucleari sono un problema irrisolto: falso. Innanzitutto, va detto che, qualora tutta l’energia elettrica consumata fosse da fonte nucleare, avrebbero il volume di un bicchiere i rifiuti nucleari che ciascuno di noi produrrebbe nel corso della propria intera vita. Poi, quello della gestione dei rifiuti radioattivi è un problema elementare di ingegneria, tecnicamente, perfettamente risolubile: vanno allocati in depositi costruiti all’uopo. È, questa, una soluzione che, per sicurezza, non ha uguali al mondo per nessun tipo di rifiuti che l’uomo produce dalle attività che gli sono necessarie per la propria stessa sopravvivenza.6 Da Chernobyl in poi - e vieppiù da Fukushima in poi - nessuno costruisce nuove centrali nucleari: falso. Premesso che dopo Chernobyl l’Ucraina costruì 9 nuovi reattori nucleari e che il Giappone ha riavviato 13 dei reattori che aveva spento al tempo di Fukushima, con l’obiettivo di portare al 20% il contributo del nucleare al fabbisogno elettrico del Paese, sta di fatto che allo stato attuale ci sono nel mondo una sessantina di reattori nucleari in costruzione in una dozzina di Paesi. E in Europa il nucleare continua ad essere la prima fonte di elettricità.7 Bisogna sostituire i combustibili fossili con le fonti rinnovabili: utopico. L’impegno trilionario degli ultimi due decenni dimostra in modo inequivocabile che nessuna transizione energetica a favore di energia solare o eolica è in corso e, infatti, tale transizione mai avverrà: il contributo delle fonti fossili e del nucleare al fabbisogno energetico dell’umanità è, oggi, lo stesso di quello di vent’anni fa. 8 Bisogna risparmiare energia: falso. Se questo fosse il problema oggi, e tenendo conto che la domanda d’energia cresce, nel mondo, al ritmo dell’1,5% annuo, programmi di risparmio dei consumi per un improbabile 15% farebbero solo spostare il problema di 10 anni. Adottare il nucleare, invece, significa non avere alcun problema energetico per millenni.9 Gli italiani, col referendum, hanno rinunciato al nucleare: falso. I referendum non furono contro il nucleare, né potevano esserlo visto che un tale referendum in Italia sarebbe contro la Costituzione, che vieta referendum di abrogazione di trattati internazionali - in questo caso la partecipazione all’Euratom. I referendum furono interpretati politicamente come scelta anti nucleare. In ogni caso, al nucleare non vi abbiamo proprio rinunciato: ne abbiamo piuttosto fatto un altro bene d’importazione, per il 15% del nostro fabbisogno elettrico.: Per avere un reattore nucleare ci vogliono 10 anni: vero. Ma è lo stesso tempo che ci vuole per averne 10. Inoltre, se non si comincia mai il tempo è infinito: se anziché interromperlo nel 1987 (come i Verdi ci indussero a fare) il programma nucleare fosse proseguito, oggi avremmo quei 20 reattori che mancano all’Italia per dirsi dotata di una produzione razionale di energia elettrica.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





