2020-08-21
Enac, i sindacati protestano ma l'ente ha bisogno di più autonomia
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L'ente nazionale per l'aviazione civile è a un passo da diventare un ente pubblico economico. Le sigle sindacali temono la privatizzazione, ma in realtà non è possibile perché l'Unione europea impone che le autorità aeronautiche nazionali rimangano sotto il controllo dei governi. La trasformazione permetterebbe anche più assunzioni e un miglioramento dei costi. Non c'è solo l'incertezza sul rinnovo del consiglio di amministrazione, che manca da mesi, Enac è alle prese anche con lo stato di agitazione dei sindacati che temono la privatizzazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile. Il personale tecnico e amministrativo è sulle barricate per le indiscrezioni sulla possibile trasformazione dell'autorità in un ente pubblico economico. Secondo il presidente Nicola Zaccheo, infatti, «a causa della situazione economica che ha peggiorato i conti della finanza pubblica, si è avuta una sensibile contrazione delle autonomie conferite ed una inevitabile assimilazione dell'Enac agli altri enti pubblici con l'effetto di bloccare, in primo luogo, le assunzioni di personale specialistico indispensabile per garantire gli elevati livelli di operatività che la sicurezza del trasporto aereo richiede per definizione». Ma si tratta di una vera e propria privatizzazione? Oppure nelle intenzioni del presidente insediato lo scorso anno dal governo di Giuseppe Conte c'è solo l'esigenza di valorizzare l'ente, migliorandone la gestione e le risorse? La trasformazione, infatti, renderebbe Enac un ente normatore e regolatore rimanendo pubblico. A oggi, infatti, l'ente ha ben poco da fare, visto che il grosso dipende da Easa (European Union Aviation Safety Agency), mentre gli uffici periferici di controllo e sorveglianza, separati, potrebbero diventare privati accreditandosi come entità qualificate, aprendo quindi a società private il ruolo di controllore sul campo, depauperando totalmente Enac di figure tecniche competenti per diventare un ente magari ancora più virtuoso sui bilanci ma fatto di passacarte.Insomma il problema non è la privatizzazione, anche perché l'Unione Europea è chiara su questo punto: le autorità aeronautiche nazionali devono rimanere sotto il controllo dei governi. Il punto è che un ente privato, addetto alla certificazione di aeroplani, potrebbe prestarsi facilmente a pratiche corruttive. Mentre l'obiettivo è quello di realizzare un ente con una sua autorevolezza e abbandonare la solita idea di essere un passacarte autoritario. L'avvocato Pierluigi Di Palma, ex direttore generale dell'Enac, esperto del settore, è tra i sostenitori della trasformazione, anche perché lo stesso statuto lo prevedeva più di vent'anni fa. Secondo Di Palma c'è bisogno di un autonomia dell'Enac dalla pubblica amministrazione, anche perché negli ultimi anni l'ente ha perso sempre più personale, passando da 1200 persone alle attuali 800. Ma secondo i sindacati, «la trasformazione» – come hanno scritto in un comunicato sindacale unitario del 7 agosto - «sarebbe dannosa per il Paese, non solo per chi oggi lavora in Enac. Porterebbe fuori dal perimetro pubblico un ente che rappresenta l'unica autorità di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore aviazione civile e che ha quindi il delicato compito di garantire la sicurezza del trasporto aereo, di assolvere a una funzione di terzietà nei confronti di quanti usano lo spazio aereo e le infrastrutture del paese per svolgere le proprie attività imprenditoriali». La nascita di un Epe (Ente pubblico economico) cambierebbe completamente l'assetto dell'autorità attuale, ma di fondo non ne snaturerebbe il compito e forse potrebbe migliorarlo.
Marta Cartabia (Imagoeconomica)