2021-12-11
Dopo 18 anni di promesse dei politici i dipendenti Embraco restano a casa
Manifestazione dei lavoratori ex Embraco davanti al Mise (Getty Images)
Iniziata la procedura di licenziamento collettivo: dal 23 gennaio senza lavoro in 377. A metà degli anni Settanta la Fiat aveva una divisione, Aspera, che si occupava di produrre frigoriferi. A Riva di Chieri, vicino a Torino, costruisce uno stabilimento per poi venderlo nel 1985 alla Whirlpool. Più o meno 2.500 dipendenti. Nel Duemila l’azienda Usa cede alla sua controllata brasiliana Embraco. Nel 2004, la nuova proprietà fa il primo taglio. Parte della produzione viene spostata in Slovacchia. Per evitare l’emorragia la Regione stanzia 7 milioni, il governo 5 e la Provincia 500.000 euro. Embraco si ferma ma non avvia alcun intervento strutturale. Nel 2014 i dipendenti non superano le 550 unità. Embraco minaccia di nuovo di chiudere e la Regione mette mano al portafoglio. Quel tanto che basta per arrivare al 2017, quando Embraco manda lettere ai dipendenti comunicando la volontà di chiudere baracca e burattini e spostare tutto in Slovacchia. Da lì inizia un lungo tira e molla tra Torino e le stanze del ministero dello Sviluppo economico a Roma. Fino a giugno del 2018 quando l’allora ministro Carlo Calenda annuncia la vittoria della politica sulla piaga della delocalizzazione. «Oggi», aggiungeva, «è stato formalizzato il progetto di reindustrializzazione negoziato insieme ai sindacati. È la dimostrazione che con concretezza e lavoro serio, piuttosto che con gli slogan, si combattono gli effetti delle delocalizzazioni. Ma», avvertiva, «bisogna continuare a vigilare». Monito che nessuno ha portato avanti, a cominciare dall’ex esponente del Pd, per poi passare al suo successore Luigi Di Maio. Il governo Gentiloni, per dare idea dell’eco mediatica, era andato persino a battere i pugni a Bruxelles per impedire che la Slovacchia usasse incentivi per accaparrarsi lo stabilimento e lasciare all’Italia operai senza lavoro. Esplose anche la polemica sui precedenti fondi pubblici utilizzati dal gruppo, tanto che Calenda arrivò persino a dire: «Non tratto con questa gentaglia». Tante parole rimaste e lì a marcire, perché si arriva al 2019 e si assiste all’ennesimo cambio di proprietà con la promessa di avviare la produzione di robot per la pulizia dei pannelli solari. Lo stabilimento passa ai sino-israeliani di Ventures, ma non succede nulla. L’azienda rimane in tilt e al ministero dello Sviluppo economico nemmeno monitorano né controllano lo stato di avanzamento degli investimenti. Arriva il governo Draghi e al Mise cambia ministro. Il numero complessivo dei tavoli si restringe e la pandemia mette tutto nel frigorifero. I licenziamenti collettivi vengono sostanzialmente bloccati per l’intero 2020 e 2021. Fino a ieri quando, il tribunale di Torino riapre la procedura per i 377 addetti rimasti a Riva di Chieri. Il prossimo 23 gennaio resteranno a casa e andranno in Naspi. Prima dell’estate in sede di governo si è consumato lo scontro sul decreto anti delocalizzazioni. Andrea Orlando avrebbe voluto mettere a terra una legge liberticida basata sulle sanzioni. Anche noi siamo insorti. Servono meno tasse, meno burocrazia e meno sussidi. In poche parole meno statalismo. Non si è fatto né l’uno né l’altro. Si è parlato solo di Covid ignorando la vita vera e la doppia crisi che investe l’Italia: quella economica e quella sociale. Con il risultato che ogni giorno che passa lo Stato è sempre più mastodontico e ingombrante, le aziende che vorrebbero veramente investire scappano e quelle che vogliono approfittare dei sussidi sanno come solleticare la pancia della politica. Sanno che i partiti per due voti venderebbero anche i parenti. Così pure oggi vale il detto dei Promessi Sposi. Perpetua diceva a don Abbondio: «È un peccato rubare, ma è un peccato non rubare a lei».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.
Ecco #DimmiLaVerità del 14 ottobre 2025. Ospite Alessandro Rico. L'argomento di oggi è: " Il successo di Donald Trump in Medio Oriente".