Grazie alla nostra elevata capacità di raffinazione, il blocco potrebbe persino favorire alcune aziende, come la sarda Saras. Rischia Lukoil nel Siracusano: è di proprietà russa. Il vero pericolo riguarda i prezzi, mentre la Federazione ha sbocchi alternativi per i barili.
Grazie alla nostra elevata capacità di raffinazione, il blocco potrebbe persino favorire alcune aziende, come la sarda Saras. Rischia Lukoil nel Siracusano: è di proprietà russa. Il vero pericolo riguarda i prezzi, mentre la Federazione ha sbocchi alternativi per i barili.Ieri la Commissione europea ha consegnato agli Stati membri dell’Unione la nuova proposta di sanzioni economiche alla Russia. «L’embargo sul petrolio sarà completato entro sei mesi e quello sui prodotti raffinati entro la fine dell’anno», ha spiegato Ursula von der Leyen al Parlamento europeo. Difficilmente però la proposta sarà approvata così com’è, visto che permangono alcune differenze rilevanti tra Stati. Ungheria e Slovacchia sono infatti i Paesi più svantaggiati dall’embargo, essendo dipendenti quasi integralmente dagli oleodotti russi, che esattamente come i gasdotti non si possono riempire con la materia prima di qualcun altro. Le due nazioni, quindi, potrebbero ottenere un’esenzione temporanea che dia loro tempo fino alla fine del 2023. Sembra però che, nel caso in cui tale deroga fosse concessa, altri stati, come Bulgaria e Repubblica Ceca, chiederebbero di ricevere il medesimo trattamento. La trattativa, insomma, è tutt’altro che conclusa e proseguirà oggi alla ricerca dell’unanimità, su un pacchetto che al proprio interno sarà tutt’altro che uniforme. All’annuncio dell’embargo, ieri mattina, i futures sul petrolio sono saliti del 4% in pochi minuti e altrettanto hanno fatto i prezzi dei futures su gas ed energia elettrica. La differenza tra il prezzo del greggio e quello del gasolio, che rappresenta una sorta di margine indicativo per il raffinatore, chiamato in gergo «Crack spread», ha superato in questi giorni il livello di 40 dollari al barile. Un record storico.A Piazza Affari uno dei pochi titoli petroliferi rimasti, le quotazioni di Saras, già in evidenza da diverse settimane, ha guadagnato oltre il 20% in pochi giorni. Questo perché la raffineria di proprietà della società quotata (situata a Sarroch in Sardegna) ha una capacità di raffinazione di 15 milioni di tonnellate l’anno, che ne fanno il secondo più grande impianto in Italia, e potrebbe quindi beneficiare di un maggiore giro d’affari. L’Italia a fine 2021 disponeva di una capacità di raffinazione di 87 milioni di tonnellate all’anno di benzine e gasoli, utilizzata però solo al 65%. Ciò significa che l’Italia ha ampio margine per riuscire a raffinare nuovi quantitativi di greggio, ulteriori rispetto a quanto viene lavorato oggi, senza particolari difficoltà. A Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, invece, presso la raffineria Isab della compagnia russa Lukoil, i lavoratori siciliani temono che l’embargo possa colpire il polo petrolchimico in modo irrimediabile. Un fermo dell’impianto, la più grande raffineria italiana, con una capacità di raffinazione di 20 milioni di tonnellate all’anno, potrebbe rappresentare un disastro occupazionale che coinvolgerebbe fino a 10.000 persone, affermano i sindacati, chiedendo che il governo si impegni a sostenere l’occupazione.Per una volta l’Italia è messa meglio di altri, mentre per I partner europei potrebbero esserci diversi problemi. Quello della raffinazione è un mercato più concentrato e locale di quello del greggio, con le raffinerie già sotto pressione e le scorte ai minimi da diverso tempo. L’Unione europea, nel suo complesso, importa il 10% del proprio fabbisogno di distillati dalla Russia e potrebbe quindi trovare difficoltà a reperire questi volumi altrove. Si tratta di quantitativi marginali che vanno a coprire l’estremo della curva di domanda e per questo potrebbero far alzare i prezzi e determinare scarsità. Non a caso il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, ha affermato ieri che i prezzi in Germania potrebbero salire come conseguenza dell’embargo e che il governo non può garantire che non ci saranno interruzioni delle forniture a livello locale.La presidente von der Leyen ha concluso il suo discorso al Parlamento europeo di ieri affermando che l’embargo aumenterà la pressione sulla Russia, mantenendo al minimo gli effetti collaterali sull’Europa. La gradualità del blocco lascia però tempo al petrolio russo di trovare altri sbocchi commerciali: considerato che l’embargo è praticato solo da Europa e Nord America, restano ampi spazi di mercato, soprattutto se il prezzo del petrolio Ural rimarrà scontato rispetto al paniere Opec e a Brent e Wti. L’Opec sinora appare prudente e per il momento ha confermato il lieve aumento di produzione già previsto per i prossimi mesi, pur affermando che la capacità produttiva russa, pari a circa 7 milioni di barili al giorno, difficilmente può essere sostituita. Il progressivo venir meno di un cliente importante come l’Europa non sarà una passeggiata per le compagnie petrolifere russe, anche se occorre vedere come reagirà il mercato quando effettivamente il blocco sarà attuato. Non è neppure da sottovalutare quanto accade in Cina, dove i lockdown stanno di nuovo provocando un calo della domanda asiatica che potrebbe peggiorare per la Russia gli effetti dell’embargo.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.