2020-01-30
Elisa, l’ambiziosa sorella di Napoleone che «strappò» l’Italia all’imperatore
Calcolatrice e predisposta al comando, lo convinse a nominarla principessa ereditaria di Piombino e ad affidarle anche Firenze.Le vicende pubbliche e private di Napoleone Bonaparte, lo straordinario volo compiuto dalla Corsica natia al trono imperiale, non si possono comprendere pienamente se non si prende in esame il clan che lo ha circondato, protetto, assecondato in una prima fase; utilizzato, adulato e ancora assecondato in quella successiva; infine, in alcuni casi, tradito. Non è, Napoleone, un uomo solo: «tiene famiglia», o meglio ha «una grande famiglia dietro le spalle», presente e soffocante, che gioca un ruolo di primo piano nelle scelte, le vittorie e gli errori del futuro imperatore.Il suo è «un destino collettivo», come è stato scritto, perché si fonda su uno spirito di clan, un «sistema familistico» che vari storici hanno definito «un nodo gordiano». La provenienza insulare rende il nodo ancor più stretto. Sarebbe stato impossibile edificare il sistema «multicefalo» che il Corso porterà a compimento, senza contare su sostegni parentali che paiono un retaggio di epoche più lontane. A Napoleone non sfugge né sfuggirà mai l'influenza - a volte positiva, altre nefasta - che esercita su di lui questo nucleo simbiotico, tanto che il giorno del Sacro esclamerà, irritato di fronte alle mille pretese, i mille capricci del parentado: «Finirete per convincervi che tutto questo ci sia stato lasciato da nostro padre!». Pur tuttavia, non riesce a sottrarsi alla loro presa.Benché non manchino gli esponenti di sesso maschile, all'interno della tribù corsa sono le figure femminili a essere più delineate e incisive, dotate di intelligenza, spregiudicatezza, amore per il potere e ambizioni all'altezza di tali caratteristiche. C'è la matriarca, la ferrea Maria Letizia Ramolino Bonaparte detta Madame Mère, colei che negli anni dell'apogeo del figlio ripete simile a una Cassandra la frase: «Pourvu que ça dure», «Purché duri». C'è la bella, leggera, infedele - eppure fedele a Napoleone - Paolina, futura principessa Borghese. C'è l'ambiziosissima Carolina, che finirà per abbandonare e tradire il fratello, pur di conservare il trono. E c'è Elisa, la maggiore e la meno nota delle tre. Diverse sotto vari profili, le sorelle hanno tutte una forte personalità. In definitiva, sono quelle che assomigliano di più a Napoleone. Inoltre, tutte e tre sono promesse a «un destino italiano». L'ascesa progressiva e inarrestabile del congiunto le renderà sempre più forti e sicure, tanto da credersi al di sopra dei comuni mortali e da portarle a commettere alcuni passi falsi, sia sotto un profilo pubblico, sia privato. Fra le ragazze Bonaparte, quella meno compresa e meno studiata è la prima femmina. Nata l'8 gennaio 1777 e battezzata con il nome di Maria Anna - poi sceglierà di chiamarsi Elisa - arriva dopo Giuseppe, Napoleone e Luciano (e dopo due femmine sue omonime, morte subito). Il padre della nidiata è Carlo Maria Buonaparte, cognome trasformato in Bonaparte; la madre, appunto, la nobile Letizia. Pur a costo di grandi sacrifici, i maschi e Maria Anna vengono mandati uno dopo l'altro a studiare in Francia. La bambina approda a sette anni alla famosa scuola di Saint-Cyr, istituto per fanciulle nobili e prive di mezzi, voluto dall'amante del re Sole Madame de Maintenon nel 1686. La frequentazione della scuola, fra l'altro, garantisce alle ragazze una dote, pagata dalla cosiddetta «cassette royale», cioè dalla borsa del sovrano. In seguito, Napoleone criticherà l'inconsistenza dell'educazione impartita a sua sorella, ma quanto meno ella ha appreso le buone maniere e l'arte di stare in società. Nel 1792 il futuro padrone della Francia toglie Maria Anna dall'istituto. L'aria della Rivoluzione soffia già con vigore, dagli Stati generali e dalla presa della Bastiglia del 1789 sembra passato un secolo, tanto sono cambiate le cose in poco tempo, mentre gli eccessi si fanno sempre più eclatanti. I due tornano nella Corsica natia: nel frattempo la famiglia Bonaparte si è allargata con l'arrivo progressivo di Luigi, Maria Paola (nota come Paolina), Maria Annunziata (poi Carolina) e Girolamo. Tutti destinati a divenire futuri re e regine, grazie all'ascesa irresistibile del fratello «Nabulio» (come lo chiama la madre).In quella fase, però, nessuno di loro può immaginare quanta strada faranno. Già provati dalla scomparsa del capofamiglia, Carlo, i Bonaparte vedono la loro situazione aggravarsi a causa delle lacerazioni interne alla Corsica, nonché delle smanie separatiste fomentate dal celebre «eroe nazionale dell'indipendenza corsa», Pasquale Paoli. In tempi precedenti ne avevano sostenuto le mire, ma ora i componenti del clan scelgono di stare dalla parte della Francia e sono costretti a fuggire a Tolone nel settembre 1793. I successi militari di Napoleone consentiranno ben presto alla famiglia di uscire dalle ristrettezze, tuttavia si racconta che nel primo periodo dell'esilio Maria Anna e le sorelle abbiano lavorato come sarte e lavato i panni altrui alle fontane.Fornita di un'intelligenza fredda e calcolatrice, predisposta al comando, non bella come le altre, Maria Anna - la quale oramai si fa chiamare Elisa, secondo il suggerimento del fratello Luciano, che si occupa anche della sua educazione politica e mondana - sposa il 14 giugno 1797 il capitano Felice Baciocchi, appartenente al clan corso omonimo, contro il volere di Napoleone. Alla fine, questi perdona la coppia e conferisce al cognato nomine prestigiose. Oltre a educare la sorella, Luciano è determinante nella riuscita del colpo di Stato di Brumaio, nel novembre 1799, che consente a Napoleone di divenire primo Console e dare l'avvio a una straordinaria stagione di riforme, stabilizzazione e modernizzazione della Francia. I due, però, litigano qualche tempo dopo e Luciano si ritira a Roma. È dunque Elisa a trasferirsi nel castello di Luciano a Plessis-Chamont, dove apre un salotto culturale e anima la vita sociale del Consolato. La giovane donna compra inoltre l'hotel de Maurepas a Parigi, frequentato da René de Chateaubriand. Colta, imperativa e dura, Elisa ha un carattere molto maschile. Non lega con la fascinosa cognata Giuseppina e ha attriti con le sorelle, per cui Napoleone - ormai imperatore - le concede di allontanarsi da Parigi, dandole il principato cui aspira. Con un decreto del 28 marzo 1805 la nomina principessa ereditaria di Piombino, cui aggiunge Lucca, e le consente di fregiarsi del titolo di Altezza imperiale. Finalmente appagata, la dama si rivela abilissima nell'amministrazione e nella gestione del suo stato, attuando grandi riforme e creando una vera e propria corte, sul modello delle Tuileries. Soprattutto a Lucca, lancia grandi interventi urbanistici e infrastrutturali. Si premura di tenere sempre aggiornato il fratello e tesse ottimi rapporti con gli uomini potenti del regime. Lo stesso Napoleone deve ammettere: «Elisa è il migliore dei miei ministri». Si infuria, tuttavia, quando lei travalica i limiti e si immischia nell'attività dei suoi uomini. Nel marzo 1806 il principato si ingrandisce, con l'annessione di Massa, Carrara e la Garfagnana: i celebri marmi vengono spesso trasformati in busti e statue di Napoleone. Sua sorella, del resto, è molto abile nella propaganda e nell'uso del «merchandising». All'ambiziosa non basta più il regno che le è stato donato, vuole anche Firenze e vi si reca spesso, mandando poi lettere su lettere per evidenziare l'incapacità della reggente Maria Luisa di Borbone. Alla fine l'imperatore cede e con il decreto imperiale del 3 marzo 1808 conferisce «a nostra sorella Elisa il governo generale e i dipartimenti della Toscana, con il titolo di granduchessa». A Felice Baciocchi tocca il titolo di Altezza imperiale e generale di divisione, ma non è titolare del principato.Fra varie vicissitudini, gli anni passano e la parabola imperiale si avvia alla discesa. Il 31 gennaio 1814 i napoletani entrano a Firenze, poi gli inglesi sbarcano a Livorno e minacciano Elisa di arresto, se rimane in città. Inizia per la prima delle sorelle Bonaparte un periodo di esilio e vagabondaggio: dopo la fuga di Napoleone dall'Elba, addirittura, viene considerata in parte responsabile e chiusa col marito nello Spielberg. Dopo Waterloo, nel giugno 1815, l'austriaco Klemens von Metternich le consente di stabilirsi a Trieste, dove arrivano anche Girolamo Bonaparte e Joseph Fouchè. Elisa ricrea attorno a sé una piccola corte e conduce vita mondana. «Tutto è perfetto, qui - commenta - nessuno può togliermi i miei privilegi, perché li devo solo a me stessa e alla mia filosofia». Muore il 7 agosto 1820 - un anno prima di Napoleone - a 43 anni, lasciando una figlia, Elisa Napoleona Baciocchi.