2024-11-12
Adesso che bisogna andare a votare i lavori sui fiumi non sono più un tabù
A disastro avvenuto la sinistra, che governa l’Emilia-Romagna da sempre, sdogana le casse di espansione. Annuncia un piano con tutto ciò che non ha fatto e parla di «ritardi del governo». Fdi: «Senza vergogna».Come spesso accade, la farlocca «emergenza fascismo» si rivela molto utile per coprire altre emergenze ben più concrete e impegnative. In Emilia-Romagna alla vigilia delle elezioni si discute di camicie nere che il governo avrebbe inviato per causare subbuglio a Bologna, e i titoli sulla manifestazione di CasaPound e Patrioti affollano le prime pagine. Molto più nascoste sono le notizie riguardanti le conseguenze delle alluvioni che hanno funestato la regione (soprattutto la Romagna) ed è piuttosto comprensibile.La Regione e le altre istituzioni locali, a riguardo, hanno parecchi motivi per essere particolarmente imbarazzate. Nel corso degli anni non hanno portato a termine i lavori necessari a mettere in sicurezza i fiumi, in alcuni casi hanno deviato soldi già stanziati su altre opere: nel febbraio 2023 è stato definanziato un intervento sul fiume Lamone, nella località di Traversara, che poi è stata sommersa dalle acque. Non solo: la Regione non ha speso che il 10% dei denari messi a disposizione da Roma dopo l’alluvione dello scorso anno. E negli ultimi dieci anni non è andata molto diversamente. Dal 2015 al 2024 sono state finanziate 23 casse di espansione in Emilia-Romagna. In Romagna, cioè nei territori più colpiti dalle alluvioni ne sono state approntate sette, di cui una collaudata da poco, due eseguite parzialmente, due parzialmente funzionanti e solo due funzionanti. Sulla mancata realizzazione delle casse di espansione nella zona di Faenza è stato presentato di recente un esposto in Procura. Insomma, la situazione dei lavori non è esattamente delle più rosee.Ora, tuttavia, la Regione sostiene di avere un piano per mettere in sicurezza i fiumi, annunciato in grande stile dalla governatrice facente funzioni, Irene Priolo. Come informa il Resto del Carlino, «la Regione ha già presentato al commissario un piano stralcio da 877 milioni, 280 dei quali destinati al bacino del Reno, distillato da un più ampio progetto da 4,6 miliardi». Già appare curioso che di casse di espansione si parli adesso che i disastri sono già avvenuti, e mentre ce ne sono altre che attendono di essere completate o rese funzionanti. La Priolo, tuttavia, appare determinata, forse perché manca pochissimo alle elezioni. «Il piano stralcio prevede interventi specifici su quei bacini che sono andati in difficoltà sia nel 2023 che nel 2024», dichiara. «Ci sono alcuni interventi forti sull’Idice, per il quale stiamo chiedendo di agire anche a monte, quindi sullo Zena e sul Savena, che sono un problema». Per questi ultimi due la Regione prevede «anche di fare della laminazione controllata. Ma anche sul nostro Samoggia, che è un bacino molto significativo e importante. Per quanto riguarda il Reno noi stiamo chiedendo di intervenire per il Cavo Napoleonico, che come noto è un’opera molto importante per il nostro territorio perché è uno scolmatore del Reno, mentre per il suo bacino abbiamo delle opere significative che vanno a insistere sul Santerno e sul Sillaro: in questo caso abbiamo previsto due casse di espansione per ognuno dei due fiumi».Apprendiamo dunque che gli interventi di manutenzione dei fiumi non solo si possono, ma si debbono anche fare con la massima urgenza. Tanto che la Priolo sembra lamentare la latitanza del governo. «Aspettiamo che il commissario Figliuolo approvi il piano speciale, che abbiamo già presentato al governo», dice. «Speravo che lo facesse due settimane fa, ma diciamo che ancora il percorso non l’ha concluso. Sono stata personalmente a Roma, ma evidentemente sta avendo qualche rallentamento da parte di qualche ministero, speriamo che non sia un fermo elettorale perché il territorio attende moltissimo che questi piani speciali siano approvati. Noi non abbiamo solo le idee ma anche i progetti e abbiamo bisogno che vengono finanziati: dopo l’emergenza in Spagna il governo ha stanziato immediatamente 10 miliardi, noi siamo ancora in attesa del secondo stanziamento dei 50 milioni che abbiamo chiesto per mettere in campo interventi di riparazione. Noi non abbiamo tempo da perdere». Alla facente funzioni risponde piccata Alice Buonguerrieri di Fratelli d’Italia, che infila le dita nelle numerose piaghe locali. «La sinistra è veramente senza vergogna», attacca. «Governa da oltre 50 anni ininterrottamente la Regione Emilia-Romagna e in tutto questo tempo non ha fatto la pulizia dei fiumi di sua esclusiva competenza che sono, per questo, ripetutamente esondati. Non ha costruito le casse di espansione necessarie. Ha prima definanziato interventi sui fiumi - un esempio fra tutti il fiume Lamone nella zona di Traversara finita completamente sott'acqua - e poi ha speso meno del 10% delle risorse stanziate dal governo Meloni per la messa in sicurezza idraulica e viaria, come confermato dalla stessa Corte dei conti. E ora, guarda caso in piena campagna elettorale, ci viene a raccontare che ha idee e progetti chiedendo al governo ulteriori risorse».In effetti è difficile darle torto. Ed è difficile non notare che le casse di espansione di cui si propone la realizzazione celere verrebbero realizzate in Emilia e non in Romagna dove ve ne sarebbe più bisogno. «I piani speciali di cui parla la Priolo, per i quali la Regione chiede ulteriori risorse mentre non ha ancora speso quelle stanziate, nulla c’entrano con la ricostruzione e ben potevano essere predisposti nei decenni precedenti», sostiene Alice Buonguerrieri. «Siamo di fronte a una sinistra incapace che tenta ormai esclusivamente di scaricare le proprie responsabilità sul governo e che fa campagna elettorale sulla pelle dei cittadini alluvionati». Che in campagna elettorale si giochi un po’ sporco è persino comprensibile. Ma ci vuole parecchio fegato ad accapigliarsi sul fascismo inesistente mentre sull’alluvione si fa il gioco delle tre carte.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)