Alternative für Deutschland sopra il 30%. Il boom della Cdu impedisce la doppietta.Cucù, il centrosinistra in Germania non c’è più: le elezioni regionali dell’altro ieri in Sassonia e Turingia, due lander ex Ddr, certificano il crollo dell’Spd e dei Verdi e la sostanziale sparizione dei Liberali. I tre partiti che guidano la nazione, con la cosiddetta «coalizione semaforo», vengono spazzati via dal voto popolare, che premia invece l’estrema destra di Alternative für Deutschland che stravince le elezioni, e la novità assoluta rappresentata dalla Bsw, il partito di Sahra Wagenknecht, nato dai dissidenti della sinistra estrema di Linke, dalla quale sono fuoriusciti per dare vita a un movimento politico che qualcuno ha definito «rossobruno», poiché coniuga storici cavalli di battaglia della sinistra, come l’aumento del salario minimo e delle pensioni basse, con posizioni di destra per quel che riguarda l’immigrazione. Tra le forze tradizionali regge solo la Cdu, la Democrazia cristiana tedesca, all’opposizione del governo guidato da Olaf Scholz. Vediamo i risultati, secondo le proiezioni di ieri della tv tedesca Zdf.In Turingia, piccolo land di 2 milioni di abitanti, Afd va oltre ogni più rosea previsione ed è il primo partito per distacco, con il 32,8% e una crescita di ben 10 punti rispetto alle elezioni precedenti. Al secondo posto, molto distante, si piazza la Cdu con il 23,6%, 2 punti in più della scorsa tornata. Esordio stellare per il Bsw della Wagenknecht, che si piazza al terzo posto con il 15,8% surclassando la Linke, che supera di poco l’13,1% e perde la bellezza di 18 punti. Il tonfo della Spd di Scholz è clamoroso: perde 2 punti e si piazza al 6,1%, mentre Verdi e Liberali non superano neanche la soglia di sbarramento del 5% e spariscono dal parlamentino della Turingia. Bjoern Hoecke, tra gli esponenti più radicali di Afd, esulta: «Siamo pronti ad assumere la responsabilità del governo, senza di noi non può esserci stabilità in Turingia. Siamo noi adesso il partito del popolo». Formare una maggioranza senza Afd è aritmeticamente possibile ma politicamente improponibile; immaginare una coalizione che tenga insieme la Cdu, la Spd e il partito della Wagenknecht è francamente difficoltoso. Sia Cdu che Bsw hanno escluso accordi con Afd, la Wagenknchet ha aggiunto che «stabilire che tutto quello che dice l’Afd sia sbagliato per principio, anche quando afferma una cosa giusta, non fa che rafforzarla». La leader di Afd, Alice Weidel, ha sottolineato da parte sua che «senza di noi non sarà possibile formare una maggioranza di governo stabile», e ha aggiunto che «sono possibili solo maggioranze di sinistra che gli elettori non vogliono. Se Cdu e Bsw formassero una coalizione con i partiti di sinistra della Turingia, a lungo termine perderebbero la loro credibilità e non si può ignorare il fatto che Afd detiene il 30 per cento degli elettori'». Un altro big di Afd, Tino Chrupalla, ha avvertito che il voto in Turingia e Sassonia «è un chiaro mandato da parte degli elettori per la partecipazione del nostro partito ai governi regionali».In Sassonia, un land di 4 milioni di abitanti anch’esso ex Ddr, la Cdu con il 31,9% (-0,2% rispetto al 2019) supera di pochissimo Afd, al 30,6% e in crescita di 4 punti rispetto a cinque anni fa. Anche qui, exploit del Bsw con l’11,8%, mentre la Spd si ferma al 7,3% più o meno il risultato del 2019, e i Verdi con il 5,1% superano di un soffio la soglia di sbarramento, impresa che non riesce alla Linke, inchiodata al 4,5% rispetto al quasi 11 di cinque anni fa e fuori dal parlamentino. Anche qui sarà curioso osservare quale sarà la maggioranza. Appare evidente che continuare a tenere Afd lontano da responsabilità di governo vorrà dire far aumentare ancora di più il suo consenso, considerato che ormai gli elettori tedeschi hanno dimostrato con estrema chiarezza che non si fidano più di Spd, Verdi e compagnia perdente. Il 22 settembre si vota in Brandeburgo: se anche in questo land Afd farà il pieno dei voti, il governo di Olaf Scholz potrebbe gettare la spugna.
Bill Gates (Ansa)
Dalla Cop30 in Brasile i prelati lanciano un appello per la «conversione ecologica». Una linea cieca, a scapito dei credenti che cercano in Dio il mistero del sacro.
Ora anche Bill Gates cambia direzione sulla questione green e molti altri statunitensi importanti, anche a causa del crollo del mercato automobilistico, con un ritardo che solo dei testardi hanno potuto accumulare, si accorgono che andare dietro a un’ideologia senza fare di conto porta nel baratro. L’ideologia green produce leggi e regolamenti che non sono sostenibili, così come erano stati pensati, in particolare dell’Unione Europea, né dalle famiglie (vedi norme sulla casa con costi fra i 60 e i 70.000 euro ad abitazione), né dalle imprese (vedi per tutti quella automobilistiche con quella follia dell’auto elettrica). Se è arrivato a dirlo Bill Gates, il capitalista più stucchevolmente ideologizzato ma sempre con la mano sul portafoglio (per verificare se l’ideologia gli conviene o no), vuol dire che siamo al capolinea.
Donald Trump (Ansa)
L’emittente britannica insulta l’intelligenza del pubblico sostenendo che ha taroccato il discorso di Donald «senza malizia». Infatti si scusa ma respinge la richiesta di risarcimento per diffamazione. Nigel Farage: «Ora saremo noi a dover controllare loro».
«Involontariamente». Il numero uno della centenaria Bbc si aggrappa a un avverbio per non precipitare dall’ottavo piano della Broadcasting House di Londra con il peso di un miliardo di dollari sulle spalle, come da richiesta di risarcimento da parte di Donald Trump. «Unintentionally» è la parolina-paracadute consigliata dalla batteria di legali al presidente Samir Shah, 73 anni di origine indiana, nel tentativo di aiutarlo a ritrovare il sonno e a togliersi dall’angolo dopo lo scandalo del «taglia-e-cuce». Un crollo di credibilità per la storica emittente pubblica, piazzata nel quartiere di Westminster per controllare il potere ma finita nella battutaccia di Nigel Farage: «Ora saremo noi a dover controllare loro».
Sanae Takaichi (Ansa)
Scintille per Taiwan. Il premier giapponese rivendica pace e stabilità nell’isola: «In caso di attacco, reagiremo». Ira del governo cinese: convocato l’ambasciatore.
La tensione tra Cina e Giappone è tornata a livelli di allerta dopo una settimana segnata da scambi durissimi, affondi retorici e richiami diplomatici incrociati. Pechino ha infatti avvertito Tokyo del rischio di una «sconfitta militare devastante» qualora il governo giapponese decidesse di intervenire con la forza nella crisi di Taiwan, accompagnando il monito con un invito ufficiale ai cittadini cinesi a evitare viaggi in Giappone «nel prossimo futuro».
Donald Trump (Getty Images)
Washington avvia l’operazione «Lancia del Sud» contro i traffici di droga: portaerei nel mar dei Caraibi. Maduro: «No ad altre guerre». Trump insiste per riaffermare il dominio nella regione scacciando Pechino.
Donald Trump è sempre più intenzionato a rilanciare la Dottrina Monroe: il presidente americano punta infatti ad arginare l’influenza della Cina sull’Emisfero occidentale. È dunque anche in quest’ottica che, l’altro ieri, il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha annunciato un’operazione militare che riguarderà l’America Latina. «Il presidente Trump ha ordinato l’azione e il Dipartimento della Guerra sta dando seguito alle sue richieste. Oggi annuncio l’operazione Lancia del Sud», ha dichiarato.






