2024-09-19
«Lavoro per liberare l’Emilia-Romagna dall’egemonia rossa»
Elena Ugolini (Imagoeconomica)
La candidata del centrodestra Elena Ugolini propone a cittadini e imprese un nuovo patto sociale su sanità, scuola e cura del territorio.Occhio a Elena Ugolini. La candidata del centro destra alla presidenza della regione Emilia Romagna è indipendente - «non ho interessi personali da difendere», sottolinea - e i piccoli, medi e grandi imprenditori che la sostengono sono sempre di più. Ma lavora sottotraccia, perché nella regione più rossa d’Italia il tirannico «sistema Pd» non perdona. Lei spera nel «fiume carsico» della società civile e produttiva che alla fine la voterà, come indicano i sondaggi che la danno sempre più in crescita. Classe 1959, insegnante e poi preside e già sottosegretario all’Istruzione. Una candidata con cui la carta dello spauracchio fascista non funziona. «Direi proprio di no, ho una storia personale liberale. Ma ci hanno provato: il gioco della sinistra in questa regione consiste nel cercare di apparire come unica garante della democrazia».Lei parla spesso di «individuo al centro», un concetto liberale in una regione in cui il collettivismo di sinistra ha sopraffatto il valore dell’individuo. «Valorizzare l’iniziativa dei singoli è visto come un delitto di lesa maestà, come se ci fosse un solo metodo di governo: il loro».Il suo qual è? «Le politiche di governo della regione non possono essere decise nelle stanze di un partito che dice agli imprenditori, agli agricoltori, alle mamme, agli anziani e a tutta la società civile cosa devono fare, come devono farlo e con quali risorse devono farlo. In questa regione, chi alza la testa ha problemi». Si aspetta che gli imprenditori votino ancora il Pd? «La ricchezza dell’Emilia Romagna dipende da chi fa impresa. C’è stato finora un rapporto diretto e privilegiato con quel mondo, ma oggi i grandi imprenditori lamentano eccesso di burocrazia, lentezza nell’approvazione dei progetti e difficoltà a portare avanti iniziative di largo respiro. Quanto alle Pmi, si sentono sempre più escluse: accedere ai bandi regionali per avere fondi europei, ad esempio, è difficilissimo» In che modo la regione può aiutarle? «Semplificandoli, dato che oggi la regione complica quello che arriva già complicato. Non solo: convoca la società civile e le sue rappresentanze chiedendo pareri che confermino ciò che è già stato deciso. La coprogrammazione è soltanto formale. Un sistema dirigistico» Lei in alternativa cosa propone? «Si può fare di più e meglio, mettendo a sistema le migliori esperienze, valorizzando la capacità di iniziativa dei cittadini con una visione capace di competere nel mondo» Gli imprenditori hanno bisogno di un tessuto sociale tranquillo: sicurezza, abitazioni. «Lo garantiremo attraverso due iniziative. La prima è cambiare la legge urbanistica, che in questo momento impedisce di realizzare molti progetti».Lo ha proposto anche De Pascale. «Smargiassate elettorali: nella sua maggioranza ha le stesse persone che hanno vincolato la legge urbanistica». La seconda iniziativa? «I servizi: casa, servizi educativi e per gli anziani, in modo che i lavoratori riescano a vivere in modo dignitoso». Come sburocratizzare? «Nel 2022 è stato firmato un patto tra Regione e parti sociali individuando 70 punti di semplificazione possibile: ne sono stati toccati solo tre. La prima cosa che farò è attuare questo documento». Infrastrutture: il passante Nord? «Va portato avanti. La sfida, più in generale, consiste nell’allineare le politiche regionali a quelle di governo». Negli ultimi dieci anni non è andata così. Perché? «Perché ci sono stati troppi ricatti, a partire da quello dell’ambientalismo più estremo e radicale, presente nella maggioranza» A proposito di ambiente: l’ex presidente Bonaccini ha addebitato l’alluvione di maggio 2023 ai «cambiamenti climatici». Ideologia? «Anche incompetenza: in Emilia-Romagna non è stato fatto un piano di governo delle acque strutturato».Anche De Pascale parlando dell’alluvione ha evocato una «transizione ecologica più ambiziosa». «De Pascale fa parte del sistema di potere che governa l’Emilia Romagna e che è lì da decenni per appartenenza più che per competenza». Il sistema sanitario emiliano-romagnolo è in caduta libera.«Ed è proprio nel sistema sanitario che il governo della regione è totale. Dobbiamo ridisegnarlo, rafforzare la medicina territoriale: la rete dei medici di medicina generale, gli infermieri di comunità, l’ assistenza domiciliare, il supporto della rete delle farmacie e la collaborazione con il terzo settore. Ma c’è un problema di fondo».Quale? «Che il modello di sanità pubblica del Pd è un modello in cui i professionisti sono ridotti a meri esecutori di protocolli. Organizzazione e servizi fanno acqua da tutte le parti. Avere soldi senza avere nuova visione e una migliore organizzazione significa buttarli dalla finestra». Lei viene dal mondo dell’istruzione: quali sono le priorità? «In Emilia Romagna è impossibile concepire modalità diverse di organizzazione dei servizi educativi. C’è un solo modello, quello statale, con l’aggravante che sulla disabilità la regione non aiuta i bambini e i ragazzi iscritti nelle scuole paritarie, come accade, invece, in Veneto».In compenso in Emilia Romagna si finanziano progetti per l’eliminazione degli stereotipi di genere. «Utilizzare risorse per indottrinare è il contrario della democrazia. Ci sono delle priorità : continuare ad aiutare le famiglie con redditi bassi o inesistenti, ma pensare a delle politiche famigliari rivolte a tutti» .I sondaggi parlano di un bacino di indecisi che oscilla tra il 30 e il 50 per cento. «A queste persone dico di provare a pensare che ci può essere un’altra possibilità di governo. Abbiamo bisogno di un governo regionale che ci aiuti a crescere i figli, a fare impresa, a curare i disabili, a dare una buona vita agli anziani e ad essere curati nei tempi e nei modi giusti».Bonaccini, nonostante sia fuori dalla contesa, la attacca spesso: la teme? «Bonaccini e De Pascale si stanno dividendo i ruoli.Bonaccini fa il poliziotto cattivo? «E De Pascale fa la parte del moderato. Ma stiamo attenti perché De Pascale è Bonaccini: dipende esattamente dallo stesso sistema di potere da cui dipende Bonaccini».
Kim Jong-un (Getty Images)
iStock
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)