2019-04-22
Nella classifica delle banche meno efficienti, le tedesche sono al primo posto
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Quando si parla di banche, i tedeschi non hanno da insegnare niente a nessuno. I pasdaran dell'austerity hanno, infatti, un sistema bancario disastrato da scandali, crisi di redditività e interferenze politiche che minano la solidità dell'intero sistema. D'altra parte la fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank di cui si parla da mesi, a questo serve: unire due debolezze e, dopo una furiosa riduzione dei costi (30.000 persone), rilanciare il sistema tedesco.I cui problemi sono anche altri. Sembra paradossale, considerato il famigerato rigore che precede i tedeschi qualunque cosa tocchino, eppure il rapporto "cost/income" delle banche di Frau Angela Merkel parla chiaro. Il rapporto cost/income è la relazione tra i costi di gestione di un istituto finanziario e il suo margine di intermediazione, ovvero quanto guadagna attraverso la propria attività (interessi, commissioni, dividendi). Insomma, è una sorta di indice di efficienza con cui si valutano le banche. Qual è la peggiore in assoluto? Proprio Deutsche Bank, quella banca «così grande da non poter fallire». I suoi costi, infatti, sono così alti da raggiungere il 91,6% di tutti i guadagni. Insomma, per Deutsche Bank mantenere tutto il carrozzone di personale, filiali e affitto dei locali sparsi per il mondo e spese fisse è praticamente insostenibile. Non solo: nella classifica delle 10 banche meno efficienti d'Europa, ben 4 sono tedesche. Al sesto e settimo posto ci sono infatti la "promessa sposa" Commerzbank e Helada, i cui costi ammontano rispettivamente al 77,4% e al 75,4% dei guadagni, mentre chiude la top ten Lbbw (74,5%). Non se la passano bene nemmeno gli svizzeri di Credit Suisse e i francesi di La Banque postale (in questo caso a gestione pubblica). Ma ce n'è davvero per tutti: la peggiore banca italiana per efficienza, ad esempio, è Monte dei Paschi di Siena. Un giudizio tutto sommato prevedibile, visti i disastri del management degli ultimi anni e l'ingresso nel capitale dello Stato, nel 2017.Eppure ci sono istituti di credito che riescono a gestire meglio le proprie spese. Per esempio le italiane Intesa e Unicredit, che sono rispettivamente in diciottesima e diciannovesima posizione. Oppure gruppi finanziari più piccoli come la svedese Swedbank che ha un rapporto cost/income del 39,3%. In effetti nel valutare l'efficienza di una banca bisogna guardare anche alle sue dimensioni. Ma anche così il giudizio su Deutsche Bank rimane disastroso. È la tra le pochissime, infatti, che rientrano sia tra le prime dieci banche europee per cost/income sia tra le prime dieci per asset (i crediti concessi, i titoli posseduti, la liquidità, gli immobili). Di quanto si parla? Di 1.474,7 miliardi di euro nel 2018, una cifra stellare che la rende il quarto istituto di credito europeo per dimensioni. Nella pancia di questa grande balena, però, c'è anche tanta spazzatura. Basti pensare che nel 2016 il 13% di tutti i derivati mondiali era posseduto dalla sola Deutsche Bank dei quali, ad oggi, non è ancora riuscita a liberarsi. La situazione è talmente preoccupante che per agevolare la fusione con Commerzbank, lo Stato è disposto a violare qualsiasi fair play finanziario e a immettere capitale nell'ipotetica nuova banca che nascerebbe dalla fusione con Commerzbank. La quale, a sua volta, è stata salvata con soldi pubblici (come Mps) ed oggi è posseduta dallo Stato (come Mps). Perciò a questo punto siamo autorizzati a porci la domanda: dove sono ora quei "falchi" che negli anni della crisi economica facevano le pulci al sistema bancario italiano?