
Secondo l'Istat in 381.000 l'hanno perso, 533.000 sono in stand by, 880.000 gli inattivi.Il mercato del lavoro continua a essere affossato dalla crisi coronavirus. Nel trimestre nero che va da marzo a maggio di quest'anno, il Covid-19 ha portato ai margini del mercato del lavoro 1,74 milioni di persone. Lo dimostrano i dati Istat diffusi ieri, in cui si spiega che nel trimestre caratterizzato dal lockdown, rispetto al periodo dicembre 2019-febbraio 2020, 381.000 persone hanno perso il lavoro, 533.000 non hanno ancora provato a cercarne uno nuovo (in aumento del 22,3%) e 880.000 sono inattivi (persone che non hanno nemmeno intenzione di cercarlo). Sono numeri che non si possono mettere insieme senza osservare le sfumature ma, con uno sguardo più ampio, possiamo dire che il Covid ha lasciato al palo in Italia circa 1,8 milioni di persone. Come rileva l'Istat, però, il vero dramma in termini occupazionali si è verificato perlopiù a marzo e aprile. A maggio, con la fine del lockdown e la ripresa di alcune attività, la diminuzione dell'occupazione è stata più contenuta. Secondo i dati, la diminuzione dell'occupazione su base mensile (-0,4% pari a -84.000 unità) ha coinvolto soprattutto le donne (-0,7%, pari a -65.000), i dipendenti (-0,5% pari a -90.000) e chi ha meno di 50 anni, mentre aumentano leggermente gli occupati indipendenti e gli ultracinquantenni. Nel complesso il tasso di occupazione è sceso al 57,6% (-0,2 punti percentuali). Generalizzata a maggio anche la diminuzione del numero di inattivi (-1,6%, pari a -229.000 unità): -1,7% tra le donne (pari a -158.000 unitá) e -1,3% tra gli uomini (pari a -71.000), con conseguente calo del tasso di inattività che si attesta al 37,3% (-0,6 punti).A maggio, il tasso di disoccupazione è dunque risalito al 7,8% (+1,2 punti) e, tra i giovani, al 23,5% (+2%). L'aumento delle persone in cerca di lavoro (+18,9% pari a +307.000 unità) si nota maggiormente tra le donne (+31,3%, pari a +227.000 unità) rispetto agli uomini (+8,8%, pari a +80.000) e ha coinvolto tutte le classi di età.Il calo congiunturale dell'occupazione ha determina una flessione rilevante anche rispetto al mese di maggio 2019 (-2,6% pari a -613.000 unità), che ha coinvolto entrambe le componenti di genere, i dipendenti temporanei (-592.000), gli autonomi (-204.000) e tutte le classi d'età; le uniche eccezioni risultano essere gli over 50 e i dipendenti permanenti (+183.000). Il tasso di occupazione scende in un anno di 1,5 punti.Nell'arco dei 12 mesi, inoltre, sono calate in misura consistente le persone in cerca di lavoro (-25,7%, pari a 669.000 unità) e sono saliti gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+8,7%, pari a +1,14 milioni).Viste le difficoltà che molte aziende italiane stanno riscontrando, Unimpresa ha già messo in guardia i lavoratori. «È assai probabile che il 17 agosto, al termine del blocco imposto dal decreto Rilancio, si aprano le condizioni per un vero e proprio boom dei licenziamenti da parte delle aziende», spiega l'unione delle imprese in una nota. Secondo il centro studi dell'associazione, nei prossimi mesi si apriranno due possibili scenari. Il primo è più ottimistico, esclude un ritorno del contagio e prevede un Pil in calo del 9,2% quest'anno e un recupero del 4,8% nel 2021: in tale circostanza il numero degli occupati si ridurrebbe solo del 3,9% nel 2020. Nello scenario più avverso, invece, il Pil potrebbe scendere addirittura del 13%, con una conseguente riduzione degli occupati di oltre il 5%.Intanto, dall'altra parte dell'oceano, i dati sull'occupazione americana fanno ben sperare. A giugno negli Stati Uniti sono aumentati di 4,8 milioni i posti di lavoro, come mostra il rapporto mensile del Dipartimento del lavoro a stelle e strisce. Si tratta dell'aumento più significativo dall'inizio della serie nel 1939. A maggio i posti di lavoro erano rimbalzati a 2,699 milioni.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






