
Il probabile ritorno di Trump (contrario al conflitto) alla Casa Bianca spinge il presidente ucraino a cambiare strategia. Teme di perdere l’appoggio degli Usa?A volte Volodymyr Zelensky si dimostra più ragionevole della classe politica occidentale. Probabilmente è un realismo necessario, dettato dal numero delle vittime ucraine, che dopo due anni di guerra è diventato insostenibile e ha cancellato, come ha certificato l’istituto statistico di Kiev, un’intera generazione. Forse è la pressione dell’opinione pubblica interna, che ormai non nasconde più la voglia di tregua, anche a costo di lasciare ai russi una parte del Paese. Oppure sono quei ragazzi che pur di non finire al fronte scappano rischiando la vita, nel tentativo di guadare il fiume o di non farsi arrestare dalle guardie di frontiera. O magari sono tutte queste ragioni insieme. Sta di fatto che ieri il presidente ucraino ha annunciato che al prossimo vertice per la pace vorrebbe che ci fossero anche i rappresentanti di Mosca. Fino a ieri la partecipazione degli uomini di Vladimir Putin era esclusa, al punto che l’incontro in Svizzera per discutere del cessate il fuoco era avvenuto in un clima surreale, con l’assenza di una delle due parti in lotta, ma con la richiesta di un ritiro unilaterale delle truppe russe. Il vertice si era infatti concluso con un nulla di fatto, trasformandosi in un palcoscenico per alcuni leader e per la ripetizione delle richieste ucraine di restituzione dei territori occupati. Ma all’improvviso, mentre i governi alleati ancora parlano di armi da inviare per sostenere la resistenza ucraina, Zelensky apre la porta alla trattativa. Succede nel giorno in cui le guardie di frontiera hanno sparato a un renitente alla chiamata alle armi, uccidendolo. Ogni giorno c’è qualcuno che fugge, perché la prospettiva di finire al fronte equivale alla prospettiva di finire sottoterra. Domenica, nella regione di Odessa, quattro militari sono stati arrestati mentre cercavano di fuggire in Moldavia. Uno ha cercato di reagire e un poliziotto gli ha sparato, ufficialmente per difendersi da un’aggressione. Le frasi di Zelensky però cascano anche nel giorno in cui un sondaggio certifica che il 44 per cento degli ucraini ritiene che sia giunto il momento di avviare colloqui di pace con la Russia. La maggioranza degli intervistati ovviamente non vorrebbe darla vinta a Putin, cedendo alle sue richieste. E però molti di loro si rendono conto che per ottenere la fine del conflitto, qualche cosa bisognerà dare in cambio. Magari non si tratterà di tutte le quattro regioni su cui lo zar del Cremlino ha messo gli occhi e soprattutto le armi, però alcune concessioni saranno necessarie, tanto più che, mentre si dice che l’offensiva russa nella regione di Kharkiv è fallita, non risulta che le truppe ucraine siano riuscite a conquistare qualche chilometro nel Donbas. I due eserciti sono in una fase di stallo e non saranno certo le armi che l’Occidente promette di inviare a cambiare la situazione, anche perché per poter usare le nuove munizioni servono i soldati, possibilmente non logorati da due anni e mezzo di guerra. Sebbene ai vertici internazionali si parli di rifornimenti dell’arsenale ucraino, sono le trincee a essere sguarnite e questa, ossia la carenza di militari per resistere all’offensiva di Mosca, è forse la principale ragione dell’apertura di Zelensky a un incontro con i mediatori russi, seppur non per un bilaterale ma soltanto per un vertice aperto a molti Paesi, gran parte dei quali occidentali.Ma forse la pronuncia del presidente ucraino è dovuta anche ad altro e cioè alla situazione americana. Più il tempo passa e più la possibilità di una vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni per la Casa Bianca si fa concreta. Non c’è soltanto la debolezza di Joe Biden, candidato che dopo il disastroso confronto con il rivale e i dubbi dei sostenitori sulle sue condizioni di salute appare sempre più in bilico. C’è che dopo l’attentato di Butler, l’ex presidente sembra ancor più lanciato verso la rivincita. Se ciò avvenisse, se cioè Trump tornasse alla guida degli Stati Uniti, Zelensky dovrebbe probabilmente fare i conti con un’inversione di rotta della politica americana verso l’Ucraina. Che cosa pensi il candidato repubblicano del conflitto in corso è noto: fosse per lui chiuderebbe i rubinetti, interrompendo le forniture di denaro e armi, per raggiungere nel più breve tempo possibile un cessate il fuoco. Sarà per questo che l’ex attore prestato alla politica e alla guerra inizia a dire che vorrebbe i russi alla conferenza di pace? Oppure è la paura di perdere l’appoggio degli Usa che lo ha costretto a dichiarare di non essere preoccupato da una presidenza Trump?
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