2023-01-06
Ecco chi fa terrorismo sulle varianti Covid
Nel riquadro, Ryan Gregory
L’ultimo nome partorito dal professor Ryan Gregory è Kraken: un mostro. Ma non corrisponde alla realtà.«No, lo scopo non è certo spaventare la gente». Dice così, alla Verità, l’uomo che inventa i nomi pop-horror delle varianti del Covid. Ryan Gregory, professore di biologia integrativa all’università canadese di Guelph, è lo scienziato creativo che battezza i nuovi ceppi di coronavirus. Vive in Ontario e non sa che, dall’altra parte del mondo, abitano le virostar che si aggrappano alle sue trovate, per continuare a intimidire la gente: «Con la variante Kraken», ammonisce ad esempio Fabrizio Pregliasco, «ci sono segnali dagli Usa che indicano una maggiore capacità di contagio anche rispetto a chi ha l’immunità ibrida». Non c’è scampo dalla seppia gigante. Invero, anche Gregory, che si dichiara contrario sia all’allarmismo sia alla minimizzazione, riversa su Twitter un fiume di ansie: «Non sappiamo se [la variante, ndr] sia meno severa, ma sappiamo che una maggiore trasmissione non è una cosa buona». Pandemia, pandemia canaglia. A partire dalla primavera 2021, per evitare l’effetto «stigmatizzante e discriminatorio» che derivava dall’uso dei luoghi di provenienza per indicare le varianti di Sars-Cov-2, l’Oms ha insistito perché si cominciassero a impiegare le lettere dell’alfabeto greco. Non più «variante inglese», bensì variante Alpha. Non più «variante indiana», bensì variante Delta. Giammai «variante sudafricana»: il lignaggio più infettivo di tutti è passato alla storia come Omicron. Dopo, la storia si è complicata. Come spiegava un paio di mesi fa Time, l’agenzia guidata da Tedros Adhanom scomoderebbe il Pi solo se comparisse una «variant of concern» sostanzialmente diversa da quella che ha iniziato a diffondersi a dicembre 2021. Ecco perché, per qualificare le sottovarianti di Omicron, l’Oms si affida alle sigle: Ba.5, Xbb, eccetera. È il metodo previsto dal Phylogenetic assignment of named global outbreak lineages (Pangolin), un software sviluppato dal laboratorio del biologo evolutivo britannico Andrew Rambaut. Un sistema utile, ma incompatibile con il linguaggio comune. E qui subentrano il professor Gregory e la sua compagnia.In realtà, la prima «evoluzione» di Omicron 5 deve il nome Centaurus ai cinguettii virali (definizione molto calzante) di un perfetto sconosciuto: tale Xabier Ostale, che su Twitter si presenta con una foto a volto coperto da quella che sembra una Ffp2, minacciando «una rivoluzione sociale radicale», assicurando che non avrà «nessuna pietà per gli estremisti» e invitando i follower (quasi 11.400) a «indossare una mascherina adeguata ed evitare gli assembramenti». Rivoluzione sì, ma solo a distanza di sicurezza.«Io», ci spiega il biologo del Canada, «ho aggiunto qualche altro nome basato sulle creature della mitologia greca e, più di recente, una creatura scandinava». Il Kraken, appunto. Gregory non agisce da solo: si consulta «con un gruppo di ricercatori di varianti, che ne scoprono e ne seguono di nuove». Ognuno ha le sue fisse. L’obiettivo, giura comunque l’esperto, non è alimentare il panico: «Gryphon (Xbb) è anche il nome della squadra sportiva della mia università!». Semmai, Gregory spera di «aiutare le persone a riconoscere le differenti varianti». E di impedire - lo sottolinea in un post su Twitter del 3 ottobre - che l’utilizzo di riferimenti geografici «promuova la xenofobia». Adesso, il suo team sta lavorando «a un processo definitorio più chiaro, ma non abbiamo ancora pubblicato niente a riguardo». Fatto sta che il battage sui social funziona: i tweet di Gregory fanno anche 50.000 visualizzazioni. E la sua pagina è un martellamento costante di notizie angoscianti sulla situazione Covid nel mondo. Più che mascherine e vaccini, a qualcuno servirebbero i tranquillanti. Il gergo giornalistico s’è lasciato volentieri irretire dalle ossessioni dei nerd delle varianti. Che non ci vogliono spaventare, eh. Però, guarda caso, dipingono il coronavirus come un’entità tentacolare, o un ibrido metà uomo e metà equino. Quale altra deformità dobbiamo aspettarci, dalla fervida fantasia di questi studiosi? Il repertorio dell’antica Grecia offre ancora tanti spunti idonei: la variante Medusa, la variante Gorgone, la variante Ciclope. Ci sarebbe pure la letteratura contemporanea: suggeriamo il repertorio di Howard Phillips Lovecraft. Immaginate la libido di Matteo Bassetti mentre discetta, in tv, della variante Necronomicon. O di quella più aggressiva, che da giorni attendiamo, invano, dalla Cina: variante Dragone suonerebbe razzista, meglio chiamarla variante Chtulhu.Certo, benché il signor Ostale, su Twitter, gongoli proclamando che «Kraken renderà onore al suo nome», pare che i torvi ceppi siano davvero più simili a una squadra di football universitaria, che a una famelica piovra degli abissi. Eccoli qua, i «segnali dagli Usa», di cui parla Pregliasco: comparando l’andamento dei contagi nel New England (75% di casi di Gryphon) con quello di Chicago (Gryphon al 6%), si ottiene praticamente la stessa curva epidemica, sempre enormemente più contenuta di quella risalente a gennaio 2022, quando comparve Omicron. Intanto, il Kraken sarebbe arrivato al 40% di diffusione Oltreoceano. Ma - citiamo l’approfondimento del Corriere di ieri - «i sintomi sono ancora mal di gola, tosse, stanchezza, dolori articolari e muscolari diffusi, con un maggiore coinvolgimento delle alte vie aeree». E poi, noi abbiamo avuto i vaccini. Quelli buoni. A proposito, glielo vogliamo dare un bel nome da eroi, a loro? Restiamo sul classico? Achille? Ercole? O ci buttiamo sulla Marvel? Capitan American sa di suprematismo bianco. Spiderman può andare?
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?