2025-09-15
Caro Friedman, lei è meglio come ballerino...
Alan Friedman (Getty Images)
Caro Alan Friedman, le scrivo questa cartolina per farle i complimenti: sono ancora una volta ammirato per la sua agilità. Agilità esibita prima come ballerino in tv e ora come ballista sui social. In pochi secondi, infatti, è riuscito a pubblicare un post sulla morte di Charlie Kirk, pieno di falsità e vergogne, e a cancellarlo subito dopo con un balzo felino, dimostrando ancora una volta che lei sa usare il suo corpo assai meglio che il suo cervello.Per questo pensavamo che il suo posto fosse a Ballando con le stelle. Purtroppo, però, quest’anno nel cast non l’hanno confermata, preferendole Barbara D’Urso. Ma dico io: non era meglio fare il contrario? Lei a ballare e Barbarella a commentare? La danza forse non ne avrebbe guadagnato. Ma la decenza del dibattito sì.Nonostante il rapido ritiro dell’infame post, infatti, lei non ha cambiato idea. Ed è tornato a ribadire il suo concetto sull’omicidio Kirk, riassumibile in due parole: quel fascista trumpiano se l’è cercata. Lo ha espresso più o meno con la stessa delicatezza con cui in una trasmissione Rai aveva dato della «escort» a Melania Trump: «Mai più Friedman in tv», dissero allora i dirigenti di viale Mazzini, che poi però subito dopo le offrirono un contratto d’oro forse scambiandola per il suo gemello Ollio. Del resto non potremmo vivere senza i suoi commenti, sempre eleganti e raffinati. Meloni? «Una pescivendola». Trump? «Un deficiente». Anzi, «come Al Capone». Orban? «Radioattivo». L’euro? «Vi ha resi più ricchi». Gli immigrati? «Vi pagano le pensioni». Il vaccino? «Chi lo rifiuta va licenziato in tronco». Da trent’anni la ospitiamo in Italia, ricoprendola d’oro, per averne in cambio questi preziosi contributi intellettuali. E nessuno ha mai capito perché.Nato a New York, 69 anni compiuti, è «famoso in Italia per essere americano» come dice il New York Times. Sebbene sia trapiantato in Toscana ormai da decenni, non ha ancora imparato l’italiano e continua a parlare come il suo punto di riferimento culturale: don Lurio. Da sempre tira palate di fango e supponenza addosso al Paese che la ospita, cioè l’Italia, e l’Italia continua ostinata a ricambiarla con riverenze e tribune tv. Come se fosse davvero credibile, nonostante i suoi numerosi peccatucci. La Bbc, per esempio, l’accusò di aver violato le regole editoriali perché pubblicava reportage dalla Malesia prendendo soldi dalla medesima Malesia con la sua società di consulenza. Mentre New York Times e Guardian l’hanno accusato di fare il lobbysta per sostenere i filo russi in Ucraina, con tanto di pagamento off shore alle Seychelles. Pare che lei si lamentasse pure perché i pagamenti non erano puntuali.Si capisce, la correttezza (nei pagamenti, almeno) prima di tutto. Poi dicono che non bisogna fidarsi di lei, caro Alan. Ma come si permettono? È così capace di leggere e capire la realtà che un giorno, avendo deciso di vendere la villa in Toscana, si affidò all’«impostore» Alessandro Proto, noto truffatore, finito in carcere dopo averne combinate più di Bertoldo. Pare che il tipo le abbia portato via 43.000 euro tirandole una bella sòla. E se ripenso a tutte le sòle che lei ha tirato a noi in questi anni mi verrebbe da dire: caro Alan, se l’è cercata. Ma io non sono mica come lei.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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