2024-10-28
È la più amata da italiani e stranieri. La pasta va oltre i luoghi comuni
Venerdì il mondo intero ha celebrato il nostro piatto per antonomasia. Che ci porta in cima alla classifica dei produttori ma anche di quella dei consumatori. La esportiamo ovunque. E facciamo pure innamorare Hollywood.Si è celebrato venerdì il World pasta day, giunto alla ventiseiesima edizione. La capitale dei festeggiamenti (diffusi in tutto il mondo, Italia in primo luogo) scelta per quest’anno è stata Philadelphia e ciò non deve stupire. La pasta è nostra in quanto italiani, ma è anche di chi, non italiano, la apprezzi. E non sono pochi i pastofili e gli italomani fuori dall’Italia.In occasione della conferenza stampa di presentazione del World pasta day, sono stati presentati alcuni dati assai interessanti. La produzione mondiale di pasta, oggi, sfiora i 17 milioni di tonnellate e l’Italia è ancora prima al mondo nella classifica dei Paesi produttori, con 3,6 milioni di tonnellate (precediamo Turchia e Usa) e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro. Considerato che colossi concorrenziali siano turchi e statunitensi nel commercio alimentare, mantenere il primato produttivo pur da un territorio più piccolo (324.000 km quadrati) della Turchia (783.562 km quadrati) e degli Usa (9.834.000 km quadrati) ci deve rendere orgogliosi. Oltre che i primi produttori siamo anche, ovviamente, i più grandi consumatori di pasta al mondo: ne mangiamo circa 23 chili annui pro-capite, per un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate.Un altro dato di cui dobbiamo essere fieri è che siamo anche i principali produttori di pasta da export: molto più della metà della produzione nazionale di pasta è destinata all’estero, ossia il 61%. I dati Istat gennaio-dicembre 2023 elaborati da Unione italiana food mostrano una situazione di cui andare davvero orgogliosi: più di 2,2 milioni di tonnellate esportate, con leggera contrazione in termini di volumi (-3,7% rispetto al 2022) riguardante la più parte del comparto agroalimentare, per un valore di 3,8 miliardi di euro (+3% rispetto al 2022). 1,5 milioni di tonnellate della pasta esportata vanno ai Paesi dell’Ue, quasi 780.000 tonnellate viaggiano verso Paesi terzi. L’export nei Paesi Ue occupa il 64,8% del totale, poco meno rispetto al 65% registrato nel 2022, mentre il restante 35,2% riguarda i Paesi non Ue: America, Asia, Africa, Oceania. I Paesi più ricettivi sono Germania (425.134 tonnellate), Regno Unito (278.043 tonnellate), Francia (264.269 tonnellate), Stati Uniti (247.088) e Giappone (67.233).Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai italiani Unione italiana food, ha spiegato che «oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportato e se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani». Già, un saper fare italiano apprezzato in tutto il mondo. In un piatto di spaghetti alla carbonara non c’è meno cultura, meno storia, meno geografia, meno scienza e meno arte di quelle che ci sono nei libri. Giuseppe Prezzolini coniò il finto dilemma (finto perché sono entrambi glorie): «Mi domando io, che sono un professore poco professorale, che cos’è la gloria di Dante appresso quella degli spaghetti?». Ed è un finto dilemma non solo per noi italiani, ma anche per i turisti che amano la nostra cultura in senso stretto e la nostra cultura gastronomica. Anche nelle nuove puntate della serie tv Emily in Paris – in cui si parla di cucina perché l’oggetto d’amore di Emily è lo chef francese Gabriel - a un certo punto compare l’italianissima pasta. In trasferta a Roma, Emily mangia la pasta alla carbonara (del ristorante Giggetto al Portico d’Ottavia). Già nel bellissimo film Mangia, prega, ama, dello statunitense Ryan Murphy, nella tappa romana si mangiavano pizza e pasta, capaci di trasformarsi in immediata felicità sul viso di Julia Roberts. E si potrebbero citare molti altri film e telefilm stranieri nei quali il cibo italiano, in particolar modo la pasta, viene letteralmente osannato dalle papille gustative del turista.Il mondo ama la nostra pasta e, quindi, non stupisce la classifica presentata alla conferenza stampa per il World pasta day, una ricerca di Unione italiana food realizzata con Touring club Italia che rivela come la pasta italiana sia consumata dai turisti stranieri nel nostro Paese. A 100 ristoratori delle più importanti città turistiche italiane è stato chiesto quali piatti di pasta attirino di più i visitatori stranieri in vacanza nello Stivale. Che sono oltre 40 milioni l’anno e, dopo il record del 2023, già nei primi cinque mesi del 2024 sono stati il 57,6% del totale. Oltre un ristoratore su due (il 54%) ha dichiarato che, tra i propri clienti, almeno la metà è straniero e secondo 7 ristoratori su 10 (72%), la cultura enogastronomica della clientela straniera è aumentata.La prima cosa che i turisti chiedono è la provenienza degli ingredienti (28%), poi la storia del piatto (25%), poi la modalità d’esecuzione (14%). Il formato più apprezzato è quello della pasta lunga, lo preferisce il 46%. Mentre il 17% preferisce la pasta corta e il 38% non si esprime. Ed ecco la classifica: sul podio gli spaghetti alla carbonara (7,8), poi lasagne alla bolognese (7), pasta al pomodoro (6,9), spaghetti alle vongole (6,8), bucatini all’amatriciana (6,7), spaghetti cacio e pepe (5,3), tortellini in brodo (4,3). Seguono pasta alla norma (3,8), trofie al pesto (3,4) e orecchiette con cime di rapa (2,9). Dall’indagine è nato Pasta journey, il Grand tour della pasta, una raccolta di questa top 10 che contiene anche il racconto storico del piatto e soprattutto la ricetta dettagliata per permettere al turista di preparare i paradisiaci piatti di pasta che ha degustato qui anche al rientro nel suo paese. Il dossier, che i turisti potevano trovare in tutte le città per il World pasta day, si può anche scaricare in italiano e in inglese sul sito www.welovepasta.it.
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)
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