2021-01-10
Il ritorno del corpo della donna. Che è già anima
Il nudo genera la vita: se eliminiamo il miracolo della carne, come pretende la teoria gender, ci trasformiamo in burattini. Pure un nuovo libro celebra «l'ascolto del desiderio, l'abbandono a ciò che si trova oltre sé stessi»Forse è solo un mio desiderio: però ho l'impressione che gli uomini e le donne siano stufi di guardarsi di traverso, e abbiano una gran voglia di tornare ad amarsi. Non solo i pazienti dell'analista, ma anche la gente qualsiasi, gli uomini e la donne della strada non ne possono più di questa ostilità non stop per l'altro genere, del disprezzo reciproco che ti lascia solo, con bocca e anima secca. Soprattutto, però, si riaffaccia il sentimento che è alla base dell'amore: l'incanto per il corpo dell'altro. Non più l'incanto holyiwoodiano del corpo plastificato, né quello delle riprese ad alta definizione dei siti porno su Internet, che naturalmente rimangono come gusci vuoti di perversioni individuali, ma hanno ormai perso ogni significato profondo. No: torna invece l'incanto per la donna come è, con le sue morbidezze e anche i suoi annunci di cellulite. Il corpo femminile come motore eterno di ogni forza vitale, come l'Origine del mondo con cui Gustave Courbet ha intitolato la potente vagina rappresentata nel suo famoso quadro. Da questo incanto dipende tutto: non solo la sessualità, l'affettività, la cultura ma anche la società, la storia, la politica, lo sviluppo. Come del resto ci ricordano (in ogni dialetto) imperituri proverbi sulla maggiore forza trainante dei peli femminili rispetto al famoso carro dei buoi. Una società che abolisce la grandezza del sesso femminile, e quindi la dignità del fallo che la feconda, e appiattisce tutto in ruoli interscambiabili a piacere, purché dotati di carte d'identità con annotate le preferenze di genere, è una società burocratica, isterilita, noiosa. Quindi rancorosa, attaccabrighe e fondamentalmente depressa. Una società di gente femminista a parole, ma che in fondo non ama la donna. Come Judith Butler la fondatrice della «Teoria del genere» e ispiratrice della Lgbt che scrive: «Non c'è la donna, una fa la donna». Cioè il femminile è tutta una finta, una recitazione, una «performance» come si dice nei college americani dove si è formata la Butler. È per questo che tornare invece al corpo di carne della donna è il passo indispensabile per far crollare questo teatrino di burattini, che forse alcuni volevano sostituire ai problematici, creativi, esseri umani, carnali e appassionati. Tramontano le pantere androgine dai corpi duri, di cuoio, torna la fascinazione devota per il corpo di carne, che nulla ha a che fare con la moda, la produzione, il consumo; ma moltissimo con la vita, e naturalmente con l'arte. Un po' di nascosto (come è giusto) torna il corpo che accende l'amore, come anche la creatività e perfino l'esperienza spirituale e religiosa.Sull'irresistibile fascino e potere del corpo della donna ha per esempio scritto un libro sorprendente un attivo protagonista dell'estetica contemporanea: Roberto Peregalli, filosofo, che dagli anni Novanta anima a Milano e in giro per il mondo, assieme con Laura Sartori Rimini, uno degli studi di architettura e decorazione più influenti del mondo. Peregalli crea e realizza le case e gli ambienti di molti protagonisti di buon gusto del nostro tempo, come fece negli ultimi decenni del millennio precedente il suo maestro, Renzo Mongiardino, con le case di Agnelli, Onassis-Kennedy e tanti altri. Il tutto con forti competenze artistiche, e il geniale supporto di ciò che sopravvive dell'altissimo artigianato italiano, con le sue sensibilità e abilità. Ma al centro di tutto, racconta Peregalli, c'è Il corpo incantato della donna, che è anche il titolo del suo ultimo libro, edito in questi giorni da La nave di Teseo. Una sorta di meditazione sul femminile, colto a partire dal suo corpo nudo, con il discreto accompagnamento di decine di minuscole riproduzioni dei suoi più nascosti particolari, scoperti dall'occhio attento di Peregalli in moltissimi capolavori dell'arte di ogni tempo. «Abbiamo davanti a noi un miracolo, e non ce ne rendiamo conto», nota l'autore. «E invece la maggior parte delle persone vive la svestizione come un ennesimo atto della quotidianità della vita». Occorre però recuperarne la sacralità, che restituisce poi sacralità all'intera esistenza, che proprio da lì deriva. Il fatto è che, scrive Peregalli «il silenzioso scendere nell'abisso del corpo, l'ascolto del desiderio, l'abbandono a ciò che si trova oltre sé stessi, nel paradiso della conoscenza» ha una forza metafisica. È un'affermazione forte, che smentisce decenni di debolismo depressivo, annoiato e noioso, proprio perché lontano da ogni eros. Mentre Il corpo incantato ripresenta l'incontro erotico tra i due sessi come il luogo centrale e ineludibile dove nasce la cultura e la vita umana.Il riconoscimento convinto e partecipato di Peregalli alla centralità della donna e del suo Corpo incantato nella vita e nella creatività di ogni essere umano e del suo rapporto con la dimensione trascendente (che è poi l'anima come appare nell'antropologia di Carl Gustav Jung), non è più, però, un'esperienza solitaria. È per esempio interessante (anche se non sorprendente) che una casa editrice molto connotata per le sue posizioni femministe come Iacobellieditore abbia pubblicato un libro scandalo dell'«amour passion» tra donna a uomo come Lei e lui, della scrittrice femminista ante litteram George Sand, nell'ottima cura della poetessa (sempre femminista) Annalisa Comes. È la cronistoria della furibonda storia d'amore e passione tra George Sand, protagonista della cultura e della società parigina dell'Ottocento, e il più giovane poeta Alfred de Musset, e del loro appassionato e doloroso prendersi e lasciarsi in una storia che riflette, come nessun trattato di psicologia saprebbe fare, la diversità abissale tra i due sessi, e insieme la loro condanna-destino di passar tutta la vita ad amarsi appassionatamente. Se lo si facesse leggere nelle scuole invece di tanti pensosi sociologismi, il Me too non ci sarebbe mai stato. Certo quei due, Sand e de Musset, erano anche due pazzi. Però si amavano. È amando e desiderando l'altro e rispecchiandosi nella sua anima, che ognuno può riconoscere sé stesso. Il disastro di oggi, finora, è che l'altro non c'è più. Perché non c'è più la donna che si mostra nella sua bellezza, e l'uomo che la contempla, la ama, e così diventa sé stesso, capace di vivere e generare idee, passioni, progetti, figli. L'esserci tanto appassionati a contare e pesare i nostri diritti ci ha fatto perdere di vista le sensibilità, gli affetti, i piaceri, le bellezze, gli stupori. Lentamente, siamo diventati tristi, antipatici, e anche violenti. Occorre tornare a contemplare la bellezza. A partire dal corpo. Che è già anima.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)