2025-07-01
I due fronti sulle regole sui migranti
La Meloni prova a blindare a livello europeo la lista dei Paesi sicuri e a cambiare la convenzione sui diritti dell’uomo. Trovando alleati insospettati tra i partner Ue.Il 21 febbraio 2024 veniva ratificato e diventava esecutivo il protocollo tra il governo italiano e il consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, messo a punto a Roma il 6 novembre 2023. Prevedeva il trasferimento dei migranti provenienti principalmente da Paesi considerati sicuri come Bangladesh, Egitto e Tunisia, verso i centri di Shengjin e Gjader, con l’esclusione di minori, donne e uomini considerati vulnerabili.Il 14 ottobre dello scorso anno era partita da Lampedusa, diretta in Albania, la prima nave della Marina militare italiana, la Libra, con 16 migranti a bordo (10 bangladesi e 6 egiziani). Il 18 ottobre, la sezione immigrazione del tribunale di Roma non convalida il trattenimento di 12 stranieri richiedenti asilo nelle strutture e aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane. Secondo i giudici, Egitto e Bangladesh da cui provenivano i migranti non potevano ritenersi Paesi sicuri alla luce della più recente interpretazione che era stata fatta dalla Corte di giustizia europea. Erano «sicuri ma con eccezioni per alcune categorie di persone», come oppositori politici, dissidenti, attivisti e difensori dei diritti umani, Lgbt. «Non sussisteva», il presupposto di applicazione della procedura accelerata in frontiera e i migranti furono fatti rientrare in Italia. Il 20 ottobre, in un comunicato l’Unione delle Camere penali italiane rivendica il ruolo svolto dai giudici. «Non si tratta di questione che possa essere risolta dal governo per decreto e sarebbe invece opportuno che la politica si riappropriasse correttamente del proprio ruolo». Invece, nella serata del 21 ottobre il consiglio dei ministri approva un decreto legge che aggiorna l’elenco dei Paesi di origine ritenuti sicuri, tenendo conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti.Nell’elenco figurano Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Intanto, il ministero dell’Interno presenta ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del tribunale di Roma perché non applica la norma italiana sui Paesi sicuri e «travisa» la sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea. Il 25 ottobre 2024, il Tribunale di Bologna rinvia alla Corte di giustizia europea il caso di un richiedente asilo del Bangladesh per stabilire se vada disapplicato il decreto legge con cui il governo ha riformulato la lista dei Paesi «sicuri». Il 4 novembre 2024, il Tribunale di Catania non convalida cinque trattenimenti disposti dal questore di Ragusa. Altri tribunali prendono decisioni non applicando l’elenco approvato.Il 30 dicembre 2024, la Corte di Cassazione si pronuncia sulla definizione del concetto di Paesi sicuri stabilendo che, nell’attesa della decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea (Curia), tale definizione «spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto». Il giudice convalida caso per caso, ma non si sostituisce nella valutazione che spetta al governo. Lo scorso aprile, Richard de la Tour, avvocato generale di Curia, esponendo le sue conclusioni sulle questioni pregiudiziali legate al protocollo Italia-Albania e alla definizione di Paese d’origine sicuro, dichiarò che le procedure comuni e le direttive Ue non impediscono «che uno Stato membro designi un Paese terzo come Paese di origine sicuro […] identificando nel contempo categorie limitate di persone come potenzialmente esposte a un rischio di persecuzioni o violazioni gravi in detto Paese». Basta precisare quali sono.A fine maggio, una lettera su iniziativa del premier Giorgia Meloni e del ministro danese Mette Frederiksen in tema di procedure per gli irregolari, ha voluto essere un appello a ripensare la Convenzione perché i migranti che commettono reati vengano espulsi più facilmente e si tenga traccia di coloro che non possono essere allontanati. «Vogliamo utilizzare il nostro mandato democratico per avviare un nuovo dibattito aperto», scrivevano i governi di Italia, Danimarca, Austria, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia ed Estonia, prendendo posizione nei confronti della Cedu. «Concordiamo sul fatto che le persone che soggiornano illegalmente nell’Ue e che commettono crimini o rappresentano una minaccia per la sicurezza devono essere rapidamente rimpatriate», era stata la reazione filtrata da Bruxelles.
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.
Ll’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (Ansa). Nel riquadro la copertina del numero di «Panorama» da oggi in edicola