2023-07-01
Due anni fa l’avvento del green pass. Ha stravolto l’idea stessa di libertà
Il 1° luglio 2021, con la scusa di fermare i contagi, agli italiani è stato imposto il vaccino. E chi ha osato dire di no è stato discriminato. Un modello di controllo che le istituzioni stanno allargando ad altri settori.Esattamente due anni fa, 1 luglio 2021, l’Italia scivolava quasi senza accorgersi nell’incubo del green pass. La (sorprendentemente scarsa) resistenza dei cittadini era stata già adeguatamente fiaccata da una serie di provvedimenti cervellotici quanto inauditi: lockdown, coprifuoco, zone rosse, autocertificazioni, mascherine all’aperto, didattica a distanza, stupidi divieti di ogni genere conditi da delazioni, sospetti, anche rabbia, però scaricata verso il vicino, il compagno di sventura, anziché contro le autorità. Le quali quindi, con il terreno così ben preparato, diedero l’ulteriore giro di vite, camuffandolo però da «apertura». Con l’ormai acquisita complicità di quasi tutti gli organi di informazione, un dispositivo ideato dall’Unione europea apparentemente per facilitare i viaggi fu trasformato in uno strumento di controllo in stile cinese. In pratica veniva istituito un obbligo di vaccinazione senza neppure prendersi la responsabilità di stabilirlo, se non per particolari categorie di cittadini: personale medico, forze dell’ordine, insegnanti e, in seguito, ultracinquantenni. Tutti gli altri erano teoricamente liberi di scegliere se farsi l’iniezione oppure no. In pratica, fu subito chiaro che senza il green pass (rilasciato in seguito appunto alla puntura oppure, per un certo periodo, a tamponi un giorno sì e l’altro no) la vita quotidiana sarebbe diventata un percorso a ostacoli. E presto si scoprì anche che il governo aveva in serbo stadi successivi sempre più dittatoriali.«Il green pass è una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose», mentì soavemente a reti tv unificate l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi. «È una misura che dà serenità, non che toglie serenità: il green pass non è un arbitrio, ma una condizione per tenere aperte le attività economiche. Invito tutti gli italiani a vaccinarsi e a farlo subito. L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore». Un’impressionante sequela di bugie insufflate dal leggendario Comitato tecnico scientifico (senza neppure, si scoprirà poi, l’attenuante della inconsapevolezza) che furono accettate come Vangelo dalla stampa compatta, con l’unica eccezione del giornale che tenete tra le mani. Volenti o nolenti, gli italiani corsero in massa nei centri vaccinali, a firmare una sbalorditiva liberatoria in cui si facevano carico di tutte le conseguenze di un farmaco sperimentale, che il produttore stesso dichiarava essere ignote, e a farsi iniettare il suddetto farmaco anche se nel frattempo si cominciava a capire che mancava clamorosamente il primo scopo per il quale si fanno i vaccini: impedire il contagio. Ho scritto «si cominciava a capire» ma è meglio dire «intuire», empiricamente, venendo a sapere di casi specifici, perché in realtà il sistema mediatico e le virostar da esso create continuavano imperterriti a cantare le lodi del Pfizer salvatore. Certezze e cori che non si incrinarono neppure quando si scoprì che, ooops, la seconda dose non bastava. E neppure la terza, perché anche con tre ci si poteva beccare il Covid e persino ricorrere alle «inesistenti» cure alternative pur di salvarsi la pelle (vero professor Galli?). Eppure lo spartito non cambiava. Anzi: le lodi per la medicina miracolosa si facevano sempre più sperticate e il biasimo per chi osava anche solo dubitare sempre più aspro, fino a sfociare nell’insulto e nella minaccia. Malgrado tutto ciò, c’erano tuttavia delle sacche di resistenza. Dei cittadini che non ne volevano sapere di fare le cavie gratis per un esperimento scientifico. Per Speranza & C., per i quali le percentuali di persone vaccinate erano diventate una specie di droga, era inaccettabile: come si permettevano questi ingrati di rovinare la loro esaltante progressione? Come era possibile che dopo la cavalcata trionfale («60%, no 70, superato l’80!») non ci si potesse più bullare in tv annunciando nuovi record: 90, 100, 110% di popolazione vaccinata? Che ne penseranno gli altri Paesi della Terra, per i quali siamo «un esempio», secondo le ispirate parole di bisConte? Intollerabile. Ma, oplà, ecco il rimedio: il super green pass! Uno strumento infernale senza il quale diventava impossibile persino lavorare nella «Repubblica fondata sul lavoro» come recita la «Costituzione più bella del mondo». Era troppo persino per una parte dei mitissimi cittadini italiani e qualcuno scendeva in piazza a protestare? Niente paura: polizia in assetto anti sommossa, manganelli e idranti e vi facciamo passare la voglia. E ringraziate che non abbiamo raccolto la proposta dell’illuminato ex sindacalista Giuliano Cazzola e non abbiamo sparato sui manifestanti alla Bava Beccaris come invocava lui. E del resto, con il clima che l’informazione del terrore aveva creato non ci sarebbe stato neppure da meravigliarsi: probabilmente la carneficina dei «no vax» sarebbe stata applaudita dal 70% della popolazione. E temo sia una stima prudente.Seguirono vessazioni sempre più raffinate e sempre meno giustificabili dal punto di vista scientifico - in ironico contrappunto con le continue ciance «seguiamo la scienza», «ce lo dicono gli scienziati», «le evidenze scientifiche» - soprattutto alla luce di quanto stava avvenendo ovunque (Cina esclusa a causa della folle politica zero Covid): la variante Omicron, molto contagiosa ma poco letale, si stava rivelando il vero vaccino, permettendo alla popolazione di avvicinarsi a quella immunità di gregge disastrosamente mancata con i farmaci sperimentali. Alla fine persino Pechino si convinse e da un giorno all’altro fece saltare tutte le severissime misure di prevenzione a base di tracciamenti capillari e lockdown feroci, permettendo a Omicron di circolare tra il suo miliardo e mezzo di abitanti. Le nostre virostar profetizzarono subito una spaventosa ecatombe, con decine di milioni di vittime. Ancora una volta le loro previsioni si rivelarono totalmente sbagliate. Ma ancora una volta ciò non scalfì la narrazione: l’Italia si era salvata grazie alla vaccinazione di massa e il green pass era stato uno strumento indispensabile per raggiungerla. Decine e decine di nazioni con percentuali di vaccinati bassissime (anche meno del 30%) avevano avuto in proporzione meno morti di noi? Irrilevante. Gli italiani dovevano accendere un cero a San Draghi e adorare la salvifica tessera verde come una reliquia, chi non lo faceva era un «no vax» e come tale non degno di interlocuzione. Un subumano. Intanto in effetti il mondo guardava all’Italia. Non per i motivi di cui blaterava Roberto Speranza nel salottino compiacente di Fabio Fazio, ma con un misto di perplessità e interessata curiosità per quello che Washington Post e New York Times definirono «un esperimento sociale senza precedenti in un Paese occidentale». Se fosse riuscito, questo sì era un esempio che si poteva seguire nell’obiettivo dei governanti di tenere sotto controllo i governati. E difatti il green pass è appena diventato eterno nell’Unione europea, primo laboratorio planetario per la privazione di libertà individuali senza abdicare allo status formale di democrazia: doveva scadere ieri e invece non solo è stato prorogato ma è stata firmata un’intesa con l’Onu per estenderlo a tutto il pianeta. A quanti e quali vaccini dovremo sottoporci in futuro per avere il passaporto verde in regola e poter quindi avere il diritto di spostarci a piacimento? Lo scopriremo presto. Così come scopriremo quante altre «materie» confluiranno nel tesserino elettronico che ci trasforma da cittadini in identità digitali. Sicuramente - è stato detto in chiaro - la questione ambientale, ma si sta discutendo anche di quella fiscale, con all’orizzonte l’euro digitale. Insomma, grazie al green pass si ribaltano i concetti: tu non sei più un uomo libero fino a quando intervengono limitazioni straordinarie, ma la tua libertà è condizionata all’adempimento di una serie di doveri che di volta in volta ti verranno imposti. Nel nome del bene comune, ovviamente. Proprio come con il Covid. Esperimento riuscito perfettamente: agli italiani chi muove le leve del potere dovrebbe fare un monumento. Alla loro arrendevolezza. Con menzione speciale per i giornalisti trombettieri e i medici che in gran parte sapevano e rimasero muti. Prosit.
Laura Boldrini e Nancy Pelosi (Ansa)
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