2025-10-21
Netflix racconta il caso del Mostro di Firenze
True
Con Il Mostro, Stefano Sollima ricostruisce su Netflix la lunga scia di delitti che insanguinò la provincia toscana tra gli anni Sessanta e Ottanta. Una serie rigorosa, priva di finzione, che restituisce l’inquietudine di un Paese senza risposte.Il tempo rallenta, si ferma. Poi, torna indietro, alla provincia toscana di fine anni Sessanta, la sua quiete e la cortesia dei pochi che la abitano. Si conoscono per nome, tutti, legati a doppio filo da qualcosa più di natali comuni. Il campanilismo, in quella provincia come in altre, s'accompagna ad un senso di familiarità. Risuonano i saluti, cortesi, nelle campagne intorno a Firenze, le chiacchiere di gente che sa appartenere ad una stessa comunità. Ma, in quelle stesse campagne, risuona altro: un allarme, l'urlo della paura e il serpeggiare, sottile e inarrestabile, del sospetto. L'anno è il 1968, Antonio Lo Bianco e Barbara Locci le prime vittime.I loro corpi sono riversi all'interno di una Giulietta, vicino al cimitero di Signa. A renderli freddi, diversi colpi, sparati tutti con una Beretta calibro 22, i proiettili dei Winchester serie H. Gli stessi, la stessa arma che sarebbe poi stata attribuita al Mostro di Firenze, primo, in Italia, ad essere riconosciuto come serial killer di giovani amanti. Chi sia non è mai stato stabilito con certezza. Negli anni, mentre otto coppie venivano trucidate, i genitali femminili mutilati e il seno sinistro asportato, decine di persone sono state accusate. C'erano farmacisti, gruppi di amici, contadini e guardoni. C'era Pietro Pacciani, morto prima che potesse cominciare il processo di secondo grado. C'era il sospetto, ma non la verità giudiziaria. E di come questa storia surreale, relegata nella provincia di Firenze, all'interno di un'epoca in cui la tecnologia forense era pressoché nulla, racconta, un'altra volta, Il Mostro, le cui prime quattro puntate saranno disponibili su Netflix da mercoledì 22 ottobre.La serie tv, con Stefano Sollima a curarne la regia, non ha alcuna mira risolutiva, solo quella di ripercorrere - attenendosi scrupolosamente agli atti giudiziari - uno dei casi di nera che più ha segnato la storia dell'Italia criminale. Quelli, dunque, sono i fatti. Quelli i dialoghi.Il Mostro non inventa nulla. Nemmeno gli scambi tra gli attori, che spesso suonano lenti, un filo strani. Ma non è una scelta autoriale a renderli tali. Al contrario. I dialoghi, laddove possibile, sono estrapolati dalle carte del processo, e sulla base di quelle ricostruiti. Come ricostruito è il filo sottile che separa il sospetto dal depistaggio.Lo show di Sollima, dominato dal tentativo di fotografare l'inquietudine di un Paese che, ancora oggi, cerca senza trovarle le proprie risposte, parte dal duplice omicidio del 1968 per arrivare al 1982, all'anno, cioè, in cui i Carabinieri hanno effettuato un collegamento tra quelle morti e il Mostro di Firenze. Sarebbe stato il primo omicidio, avrebbe escluso la pista sarda. Ma non c'era certezza, solo la logica e un'unica arma, stessi proiettili ad unire le vittime. Se quello del 1968 fosse il primo omicidio del Mostro o se, invece, fosse stato collegato ex post alla sua scia di morte, non è stato mai dimostrato. E, a sessant'anni, quasi, dai fatti, trovare delle risposte sembra impossibile. Resta ancora il mistero, restano il sospetto, la paura, tutta la diffidenza cui la serie Netflix cerca di dare forma.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)