2022-03-25
Draghi sbaglia i conti. Sono già quasi finiti i fondi per i profughi
Stanziamenti sottostimati; arrivate oltre 65.000 persone. Ci sono soldi e ricoveri solo per altre 10.000 da qui a fine anno.Quanti profughi ucraini accoglierà l’Italia nel 2022? Sembra proprio che l’ultimo a saperlo sia il governo di Mario Draghi e dei suoi ministri. Colpa di un braccino sempre corto che dispensa fondi con il contagocce e che rischia di sottovalutare fortemente la guerra e i milioni di ucraini che stanno fuggendo dal loro Paese sparpagliandosi nel resto di Europa. Per accogliere i profughi da qui a fine anno Draghi ha stanziato 348 milioni di euro, ma la cifra quasi sicuramente non basterà e non esattamente di poco. Secondo la relazione tecnica dell’ultimo decreto governativo sulla emergenza ucraina saranno in tutto 60.000 gli ucraini che arriveranno in Italia per ricongiungersi con i loro parenti già residenti, e che quindi non avranno bisogno di un tetto sopra la testa offerto dalle autorità pubbliche. A loro come accade ai terremotati verrà corrisposto solo un «contributo giornaliero per l’autonomaistemazione», che vale 10 euro al giorno per un massimo di 90 giorni. Certo non potranno vivere di quello, e il costo complessivo previsto dal governo sarà di 54 milioni di euro. Ad avere bisogno di un tetto sopra la testa saranno invece gli ucraini in fuga che in Italia non potranno essere sistemati da parenti o amici. La previsione del governo qui appare fortemente sottovalutata: ne sono stati calcolati infatti in tutto 15.000 da ora a fine anno. Dovranno essere accolti nelle strutture ricettive classiche previste per gli immigrati (Cas o strutture ricettive di Comuni, terzo settore, Ong laiche ed enti religiosi), in cambio di un contributo vitto e alloggio di circa 33 euro al giorno. La somma stanziata per questo fino al 31 dicembre 2022 è di 142 milioni di euro. Fra l’una e l’altra categoria (profughi con o senza casa) si prevede quindi un afflusso di 75.000 ucraini in più di nove mesi. La cifra è enormemente sottostimata, visto che alla mattina del 23 marzo erano già entrati nel territorio italiano 63.104 profughi ucraini, di cui 32.361 donne, 5.592 uomini e 25.151 minori, e a questi vanno aggiunti altri 2.246 profughi arrivati al confine italiano con i treni partiti da Polonia o Romania, per un totale complessivo di 65.350 persone. Ci sono soldi e posti di ricovero dunque solo per altri 10.000 profughi da qui in avanti. Secondo la media arrivi dell’ultima settimana fra quattro giorni le strutture di accoglienza saranno già in sofferenza e i soldi previsti da Draghi saranno già tutti impegnati.Solo l’assistenza sanitaria è prevista per un numero più largo di ucraini: il decreto legge del governo ha stanziato per questo 152 milioni di euro in 9 mesi con la previsione di assistere 100.000 ucraini con una spesa pro capite in medicine e cure di circa 170 euro al mese. Anche qui sembra cifra fortemente sottovalutata, tenendo presente il grottesco volantino «Benvenuto in Italia» (in inglese, ucraino e in russo) dato in mano a ciascuno dei poveretti al loro ingresso da un funzionario del ministero dell’Interno. Li si rende edotti della raffica di tamponi e vaccini che devono fare per restare sul territorio nazionale e ottenere per le varie cose da fare un green pass base o uno rafforzato. Entro 5 giorni dall’arrivo ognuno di loro dovrà ricevere dalle autorità sanitarie italiane «la somministrazione dei vaccini anti Covid-19, difterite, tetano, pertosse, poliomielite» e poi via con i vaccini «anti morbillo, parotite, rosolia e del test di screening per la tubercolosi, ed a valutazione delle autorità sanitarie, anche di altre vaccinazioni».Altra somma - 33 milioni di euro - è stata stanziata dal governo per coprire il «costo burocratico» degli ucraini, a cui dovrà essere riconosciuto formalmente lo status di rifugiato con pratiche da fare nei vari uffici a cura di lavoratori a somministrazione messi sotto contratto per l’occasione: 57 negli uffici che si occupano del diritto di asilo, 630 al dipartimento libertà civili e migrazioni del ministero dell’Interno e 408 al dipartimento pubblica sicurezza dello stesso ministero.Sono ad oggi 188,5 milioni di euro invece le spese militari alla luce del sole previste nello stesso decreto Draghi: 86,129 milioni di euro fino al 30 settembre per il potenziamento con soldati italiani del dispositivo Nato rafforzato in Europa, oltre a 88,4 milioni di euro per sorveglianza spazio aereo dell’Alleanza, air policing e presenza Nato in Lettonia. Altri 2 milioni di euro servono per pagare carabinieri da inviare a coprire in consolati e ambasciate il rientro di cittadini italiani ancora in Ucraina, e 12 milioni per la cessione a titolo gratuito di mezzi e materiali di equipaggiamento non letali. Si tratta di 600 metal detector per sottosuolo, altri mille portatili, rilevatori di radiazioni gamma e di esplosivi oltre ad elmetti e giubbotti antiproiettile. Dei 12 milioni però 3 sono il costo della spesa assai delicata per trasferire il materiale «non letale» in Ucraina.Oltre a queste è prevista fra mille polemiche la consegna agli ucraini di armi non letali. Ma su questa partita Draghi non offre informazioni di dettaglio. Non prevede spesa, sostenendo che si tratta di armamenti già in possesso delle forze militari italiane e che quindi sono già state acquistate. Ma il servizio Bilancio del Senato ha chiesto testardamente al governo spiegazioni: se quelle armi poi dovessero essere rimpiazzate da esercito, marina o aeronautica italiana, la spesa ci sarebbe eccome (se no, allora che cianfrusaglia offriamo agli ucraini per la loro difesa?). E soprattutto manca la spesa di trasporto e consegna ai militari ucraini, perché come scrivono con ragione i tecnici del Senato, se costa 3 milioni inviare là qualche metal detector deve costare assai di più portare lassù armi vere per la contraerea. Alla fine potremmo spendere di più per le armi che per l’accoglienza dei poveretti.