2024-05-21
Potenza della rieducazione: Draghi recluse i giovani e adesso loro lo adorano
Secondo un sondaggio, fra i ragazzi va forte l’Ue e anche l’ex premier. Non stupisce: solo chi non ha conosciuto altro ed è martellato dalla propaganda ama Bruxelles.Più sono giovani e più, beati loro, si fidano delle istituzioni europee. Scrive Ilvo Diamanti commentando un sondaggio realizzato per Demos-La Repubblica che la cosiddetta Generazione Z è «la migliore amica dell’Europa». La fiducia degli italiani nell’Unione europea appare piuttosto bassa: siamo intorno al 36%, con un calo di dieci punti percentuali rispetto al 2022. In pochi voterebbero a favore dell’uscita dell’Italia dalla gabbia comunitaria (appena il 30% degli interpellati), ma allo stesso tempo sono tantissimi coloro che fanno professione di euroscetticismo. «Il giudizio varia in modo evidente anche (e soprattutto) in base all’età», spiega Diamanti. «Infatti, la differenza cresce via via che cresce l’età. Raggiunge il massimo livello di confidenza fra i più giovani, con meno di 30 anni. E quindi cala al -42% fra chi ha fra 30 e 44 anni. Al 30% e anche meno - fra gli adulti e gli anziani». In buona sostanza, il 60% dei nostri connazionali che hanno un’età compresa fra i 18 e i 29 anni nutre «molta» o addirittura «moltissima» fiducia nei confronti dell’Ue.Risultati come questi non sono una novità: da qualche anno ormai il tasso di fiducia nelle istituzioni europee si aggira attorno al 60% fra i ragazzi e scende considerevolmente fra gli adulti. In ogni caso, questi dati fanno pensare. Diamanti ne è estasiato: scrive che senza l’Europa il futuro per noi «diventa difficile e complicato», ed è ben felice che i giovani «ne siano consapevoli». Del resto, chiosa, «i giovani sono il futuro». Ed è esattamente qui che sta il problema. Guarda caso, a fidarsi dell’Ue sono coloro che vi sono cresciuti dentro, quelli che non hanno mai fatto esperienza del mondo precedente. E, soprattutto, sono le fasce di età più esposte alla retorica e alla propaganda europeista. Ragazzi e ragazze italiani crescono in un universo valoriale radicalmente diverso da quello in cui sono stati immersi i loro genitori e le generazioni precedenti. Argomenti come la transizione ecologica e la relativa rivoluzione verde, le battaglie per i diritti arcobaleno o a favore dell’immigrazione di massa sono in qualche modo il loro pane quotidiano. Non c’è piattaforma digitale che non aderisca all’agenda globale imponendo i temi di cui sopra. Non c’è cantante o attore famoso o serie televisiva o libro scolastico di educazione civica che non faccia rimbalzare le parole d’ordine sistemiche sull’ecologia, l’inclusione, l’accoglienza eccetera. Non sorprende dunque che le generazioni più giovani, sottoposte con costanza a questo tipo di pressioni, ne subiscano maggiormente le conseguenze. Non è un caso che il mondo progressista insista con una certa foga sulla educazione (più correttamente: la rieducazione). Adattarsi al mondo artificiale è più difficile per soggetti che abbiano potuto saggiare - almeno per un certo periodo - una realtà differente. Ma per chi vi è cresciuto dentro, anche l’artificiale sembra naturale. E l’alienazione impedisce ai più di cogliere gli aspetti profondamente negativi della «nuova normalità». Tra gli altri dati riportati da Diamanti risultano particolarmente interessanti, a questo proposito, quelli riguardanti i leader europei. «Il giudizio sulla presidente Ursula von der Leyen, fra gli italiani, riproduce l’opinione sull’Ue», scrive il sociologo. «Com’era prevedibile. Cosi scende al 37%, dopo avere sfiorato il 60% negli anni del Covid. In particolare, nel 2022. Gli orientamenti politici, in questo caso, riflettono quelli verso l’Ue». Tuttavia, prosegue il nostro, «il clima d’opinione cambia sensibilmente quando lo sguardo si sposta su Mario Draghi. In passato, presidente della Bce. E, attualmente, indicato come possibile successore di von der Leyen alla guida della Commissione europea. Una scelta che otterrebbe un largo sostegno, in Italia, visto che il favore per Draghi, nel sondaggio di Demos, sfiora il 60%, Il consenso nei suoi confronti è prossimo all’80% fra gli elettori vicini al Pd e ad Alleanza Verdi-Sinistra. Ma va oltre, fra chi si schiera con Stati Uniti d’Europa, e Azione. Comunque, si avvicina o supera il 70% nella base del centro-destra. Mentre si ferma la 59% fra chi è vicino al M5s».Che Draghi sia apprezzato dai presunti sovranisti e pure dai sostenitori della sinistra (teoricamente) più radicale dovrebbe fornire la patologica misura di quanto la propaganda europeista sia penetrata in profondità nel tessuto sociale. Ma se è vero, come dice Diamanti, che le opinioni sui leader riflettono quelle verso l’Ue, dovremmo dedurne che anche i più giovani apprezzino Draghi, il che sarebbe inquietante. Super Mario è stato a capo di un governo che i giovani li ha reclusi in casa e obbligati alla didattica a distanza, che li ha penalizzati se non vaccinati e li ha terrorizzati con cinismo, come dimostra l’aumento di problemi psichici fra i ragazzi. Ecco quanto è insidiosa la propaganda: se ben gestita fa sì che le vittime imparino ad amare i propri carnefici. Da una prospettiva europeista, potremmo dire che la Generazione Z ha tra i punti di riferimento Stoccolma: città che dà il nome alla nota sindrome.
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