2025-08-22
Sull’asse con gli Usa e la competitività Draghi seppellisce le velleità dell’Ue
Mario Draghi al Meeting di Rimini 2025 (Ansa)
«Evaporata l’illusione di contare». L’ex premier chiede cambio di passo: «Nuova organizzazione politica e debito comune».Imprese, Europa e cultura sono state al centro del primo giorno del Meeting di Rimini, che ha visto la presenza del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dell’ex premier, Mario Draghi, e del ministro della Cultura, Alessandro Giuli.«Le imprese italiane sono quelle che hanno meglio saputo reagire alla crisi internazionale in atto» ha esordito Urso, «La prima caratteristica che ha destato la sorpresa di attori internazionali nelle imprese italiane è la loro resilienza». Che unita a «creatività, e quindi identità e innovazione» costituisce il marchio di fabbrica delle imprese tricolore. Che non si dovrebbero preoccupare troppo dei dazi: «Sicuramente è un ostacolo ma superabile per le nostre imprese che hanno dalla loro la forza della qualità, dell’eccellenza, dell’unicità».Riguardo agli obiettivi raggiunti, Urso ha ricordato: «Abbiamo invertito la tendenza ultra decennale sulla perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni». Ha fatto anche presente che sono stati creati «un milione e 200.000 nuovi posti di lavoro». Il ministro ha poi specificato che l’anno scorso «gli investimenti esteri hanno raggiunto» in Italia «il record storico di 35 miliardi di euro in greenfield, più di quanto ne abbiano ricevuto i colossi come Germania e Francia».«Il fatto stesso che questo Meeting si aprirà ufficialmente tra poco con Mario Draghi e si concluderà con Giorgia Meloni segna il successo dell’Italia in questi tre anni» ha osservato Urso. Si tratta di un triennio con «un bilancio sotto gli occhi di tutti: lo spread è a 80 punti, quando il governo Draghi ci lasciò il testimone era a 250 punti». Draghi però, ha aggiunto Urso, «aveva una zavorra fatta da una coalizione impossibile, dove c’era tutto e il contrario di tutto».E a parlare di Europa e della sua traiettoria è stato proprio l’ex presidente del Consiglio che, intervenendo al Meeting, ha dato una sferzata a Bruxelles: «Per anni l’Unione europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno, in cui questa illusione è evaporata». Ha poi aggiunto: «Abbiamo dovuto rassegnarci ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere, ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l’interesse dell’Europa». Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dato «una sveglia molto brutale». Consapevole che Bruxelles abbia «avuto un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace» in Ucraina, l’ex premier ha sottolineato che «la presenza dei cinque leader di Stati europei e dei presidenti della Commissione (Ursula von der Leyen, ndr) e del Consiglio (António Costa, ndr) europei nell’ultimo incontro alla Casa Bianca è stata una manifestazione di unità che vale agli occhi dei cittadini più di tante riunioni a Bruxelles». Le guerre e Pechino che «usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la dipendenza» europea «sempre più vincolante», «hanno fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico». E quindi ha concluso: «Il prendere atto che la forza economica è condizione necessaria ma non sufficiente per avere forza geopolitica, potrà finalmente avviare una riflessione politica sul futuro dell’Unione». Per Mr Bce l’Europa deve cambiare passo: «Per affrontare le sfide di oggi l’Ue deve trasformarsi da spettatore o al più comprimario in attore protagonista. Deve mutare anche la sua organizzazione politica che è inseparabile dalla sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi economici e strategici. E le riforme in campo economico restano condizione necessaria in questo percorso di consapevolezza». a questo proposito, «soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare». Occhio poi alla competitività e ai freni interni alla crescita: «Il Fondo monetario internazionale calcola che, se le nostre barriere interne fossero ridotte a livello di quelle prevalenti negli Stati Uniti, la produttività del lavoro nell’Ue potrebbe essere di circa 7% più alta dopo sette anni». Spicca un dato: «Abbiamo delle barriere interne che sono equivalenti a una tariffa del 64% su macchinari e del 95% sui metalli».L’ex premier ha poi precisato che «i corpi intermedi sono fondamentali: per loro vocazione avvicinano le istituzioni alle persone». E a tal proposito, il presidente nazionale di Compagnia delle opere, Andrea Dellabianca, ha commentato: «Il cambiamento deve passare anche e soprattutto attraverso i corpi intermedi».Di destatalizzare la cultura ha parlato invece il ministro Giuli: «Che cosa diamo da mangiare dal punto di vista culturale? Il cibo migliore si chiama libertà di scelta» che passa attraverso «una partnership pubblico e privato».
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