2025-10-07
Amazon ha tolto la pistola a James Bond
La piattaforma americana, nella promozione dei titoli su 007, si macchia dell’ennesimo sfregio politicamente corretto: locandine ritoccate per far sparire dalle mani della spia la leggendaria Walther. L’effetto è grottesco: l’agente segreto sembra un indossatore.L’agente segreto più famoso del mondo questa volta ha perso la licenza di uccidere. Anzi, ha perso anche la licenza di sparare e persino di portare armi. Accade perché dal primo ottobre Amazon detiene i diritti della serie cinematografica di James Bond, e ha deciso di festeggiare organizzando un Bond Day promosso con una robusta campagna promozionale. Peccato che dai manifesti pubblicitari con le immagini dei vari agenti 007 della storia siano state rimosse le pistole. Tutte quante, forse con Photoshop. Il risultato è abbastanza grottesco: un mito del cinema come Sean Connery sembra un modello di abbigliamento e non un letale membro dell’intelligence. In altri manifesti gli arti risultano semplicemente mozzati. Tutto ciò senza neppure una spiegazione ufficiale: se ne sono accorti i fan guardando sul Web le varie immagini, e il loro borbottio indignato ha scatenato la stampa britannica (e non solo). «Sebbene possa essere allettante avere un look unificato per la serie in streaming, la rimozione delle Walther ha lasciato Bond in pose un po’ imbarazzanti», scrive ad esempio il sito di appassionati bondiani chiamato Mi6. Per fortuna sembra che Amazon abbia comunque mantenuto qualche titubanza una volta deciso di incamminarsi sul sentiero woke. Sulle prime infatti erano state rimosse dal materiale promozionale anche le varie Bond Girl, forse perché il loro ruolo di gradevoli comprimarie è stato considerato un retaggio sessista e patriarcale. Poi però le belle fanciulle sono state ripristinate. Per quanto riguarda le armi, sono ancora visibili in alcune delle locandine dei film che appaiono sulla piattaforma Prime, probabilmente perché eliminarle del tutto sarebbe stato impossibile. In ogni caso, questo esordio di 007 su Amazon solleva più di una preoccupazione. Nel corso degli anni abbiamo sentito più volte voci sulla sottomissione di James Bond alla retorica delle minoranze. Si è parlato di uno 007 nero interpretato da Idris Elba, di una donna come nuova incarnazione del mito di celluloide e via dicendo. Negli ultimi episodi della saga, quelli con Daniel Craig, qualche modifica politicamente corretta è stata in effetti inserita, ma sempre con toni blandi. Ora però che il colosso americano ha voce in capitolo sulle sorti del franchise non è detto che le ossessioni woke siano facilmente scongiurabili. Comunque sia, questa storia del James Bond disarmato offre alcuni spunti di riflessione piuttosto importanti. Il primo riguarda ovviamente la penetrazione dell’ideologia dei «risvegliati» nella cultura occidentale: è molto più profonda e dura a morire di quanto si potesse immaginare, e nonostante le varie reazioni che ha suscitato in giro per il mondo evidentemente essa continua a mietere vittime e a promuovere censure. Le guerre culturali, insomma, sono bel lungi dal concludersi. C’è poi un ulteriore tema, ancora più rilevante. Di fronte a manifestazioni grottesche di wokismo tipo quella che ha investito James Bond, viene facile notare la contraddizione sinistrorsa. Da una parte, infatti, la cultura progressista ha abbracciato negli anni prima il politicamente corretto e poi il woke, che pretendono sostanzialmente di cancellare il male sulla terra tramite la modifica del linguaggio e la rieducazione dei singoli. Queste ideologie appaiono ossessionate dalla violenza, cercano di eliminarne anche le minime tracce. Si cancellano le pistole dai poster dei film, si cancellano dai romanzi le parole che potrebbero offendere o ferire qualcuno. Le sinistre occidentali, anche se ora cercano in qualche caso di prenderne le distanze, hanno sostenuto ogni forma di limitazione linguistica e di riscrittura della realtà, sempre con la scusa di eliminare il male, l’odio e la brutalità umana. Tutto ciò potrebbe anche apparire un nobile obiettivo, se non fosse che le misure restrittive sono destinate a fallire miseramente. Non solo non eliminano il male, ma limitano il pensiero e la libertà di espressione. Soprattutto, però, emerge un profondo cortocircuito nel momento in cui la sinistra così attenta alla violenza delle parole e delle immagini si confronta con la violenza vera. La sinistra istituzionale europea, per dire, in questi anni non ha fatto altro che invocare il riarmo e invitare alla mobilitazione totale contro i nemici dell’Occidente a partire dalla Russia. Non solo. È interessante notare anche l’atteggiamento che i progressisti mantengono nei riguardi delle manifestazioni di piazza. Quando queste hanno derive violente - che si tratti delle sfilate italiane pro Flotilla o delle sommosse americane contro l’Ice e gli arresti degli stranieri irregolari - i politici sinistrorsi si mostrano sempre molto tolleranti, pronti ad accampare giustificazioni e a inoltrarsi nel tortuoso sentiero dei distinguo. La sensazione è dunque che la violenza dia fastidio soltanto quando è agita dai nemici politici o comunque quando non porta acqua al mulino progressista. Approvare la censura a un capolavoro del cinema o della letteratura costa poca fatica e consente talvolta di fare bella figura in società. Condannare che organizza scontri con la polizia o prendere le distanze dall’attivismo bellicista, invece, pone più problemi sul piano politico e si rivela controproducente. Il povero James Bond, dopo tutto, non va a votare.
«Petra Delicato» (Sky)
La terza stagione della serie con Paola Cortellesi (Sky, 8 e 15 ottobre) racconta una Petra inedita: accanto alla sua solitudine scelta, trovano spazio l’amore e una famiglia allargata, senza rinunciare al piglio ironico e disincantato.