2021-09-03
Draghi alza il tiro: «Green pass esteso e poi arriveremo all’obbligo vaccinale»
Il governo insiste: la carta verde sarà estesa ai luoghi di lavoro. Iniezione coatta dopo l'approvazione definitiva del farmaco.In conferenza stampa, ieri pomeriggio, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, a fargli da spalla, ha dato tre notizie agli italiani: la prima è che si arriverà all'obbligo vaccinale. La seconda è che a fine settembre si partirà con la somministrazione della terza dose per i soggetti fragili. La terza è che l'obbligatorietà del green pass verrà estesa. Come e quando, verrà deciso dalla cabina di regia.Prima Draghi ha espresso solidarietà «piena a tutti coloro che sono stati oggetto di violenza da parte dei no vax» e fatto il punto sui numeri: «Verso la fine di settembre sarà vaccinata l'80% della popolazione», «il 91,5% degli insegnanti ha ricevuto almeno una dose di vaccino». E ha anche sottolineato l'«adesione massiccia dei giovani» che «ci permette di affrontare con maggiore tranquillità l'apertura delle scuole». Insomma, ha aggiunto con una battuta, «qualcosa andrà sicuramente storto ma ce l'abbiamo messa tutta». Poi, dopo gli interventi dei ministri seduti accanto a lui (Salute, Istruzione, Infrastrutture e Affari regionali), il premier ha cominciato a rispondere alle domande dei giornalisti. «L'orientamento è quello di estendere l'utilizzo del green pass, dovremo decidere esattamente quali sono i settori e quali passi, ci sarà una cabina di regia come è stato chiesto dal senatore Salvini, ma la direzione è questa». Il punto, insomma, non è decidere se estenderlo, piuttosto «a chi e quanto svelti». Poi ecco le altre due notizie. Una volta ottenute le autorizzazioni definitive da Ema e Aifa, «pensa che l'obbligo vaccinale possa essere introdotto? Si va verso la terza dose?», ha chiesto un giornalista a Draghi. Che ha risposto: «Sì, a entrambe le domande». Pronto l'assist di Speranza, che ha subito ricordato come l'obbligo vaccinale nel nostro Paese sia «già disposto per il personale sanitario», quindi l'estensione ad altre categorie «è una possibilità che resta potenzialmente a disposizione delle istituzioni, del governo e del Parlamento». Quanto alla terza dose, «c'è un confronto in queste ore. Si inizierà nel mese di settembre e si partirà con le persone con una risposta immunitaria fragile», ha aggiunto Speranza. A parlare ieri è stato anche il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ricordando che entro ieri sera le Regioni e le province autonome dovevano inviare i loro piani per il potenziamento dei servizi» del trasporto pubblico locale. «Si tratta di un potenziamento che avviene sulle scelte dei tavoli prefettizi, ha spiegato Giovannini, «nel primo semestre, sulla base dei 250 milioni euro che sono stati utilizzati dalle Regioni, c'è stato un potenziamento nelle ore di punta del 15-20% dei servizi, per il secondo semestre il governo ha messo a disposizione 618 milioni di euro, oltre il doppio. Valuteremo naturalmente questi piani», ha aggiunto, sottolineando che il nuovo dl Infrastrutture approvato ieri dal Consiglio dei ministri chiarisce che i fondi per i servizi aggiuntivi possono essere anche utilizzati per il potenziamento dei controlli. «Nei prossimi giorni ci confronteremo con le Regioni su piani inviati per valutare eventuali necessità ulteriori». Intanto, Giovannini ha anche annunciato che, secondo i dati ricevuti da Trenitalia, il numero di persone che mercoledì scorso (giorno del debutto dell'obbligatorietà anche su treni, navi e aerei, nonché del flop delle manifestazioni no vax) sprovviste di green pass sui treni a lunga percorrenza «è stato dello 0,2% dei passeggeri, ovvero poco più di 70 persone». In conferenza stampa non si è però parlato solo di Covid e vaccini; Il presidente del Consiglio ha affrontato anche il tema della politica estera, con un focus sull'Afghanistan e qualche stoccata a Bruxelles («La Ue indubbiamente è stata abbastanza assente, su certi piani perché non organizzata. C'è molto da fare» in un periodo in cui si «ripensano tutte le relazioni internazionali internazionale», ha detto Draghi). E una parte dell'intervento è stato dedicato anche all'andamento dell'economia. «Va bene, meglio delle previsioni, così come il lavoro. Se non sbaglio c'è circa mezzo milione di occupati in più, l'occupazione in generale non mostra cenni di cedimento», ha rilevato il presidente del Consiglio. Il governo si concentrerà ora sulle riforme per consolidare la ripresa. «Nelle prossime settimane c'è un'agenda fitta. Verranno presentate le riforme del fisco e della concorrenza. Affronteremo il tema delle politiche attive del lavoro. Poi pensioni e quota 100». Nonostante i numeri superiori alle aspettative, Draghi ha però avvertito che non bisogna «compiacersi troppo di queste cifre». «Sono alte», ha detto, «ma è anche vero che siamo caduti in una maniera che non si vedeva da decenni, in Italia nel 2020. È in parte un grande rimbalzo che sta accadendo in tutti i Paesi». Per il premier, quindi, «la vera sfida sarà riuscire a mantenere il tasso di crescita considerevolmente più elevato di quanto fosse prima della pandemia: è lì che si vede la capacità dell'economia italiana di diventare strutturalmente più solida. Intanto vediamo buone notizie». Il punto di svolta sarà «nei primi due trimestri del 2022, lì capiremo se l'economia italiana è stata capace di trasformarsi e di diventare strutturalmente più solida». Il presidente del Consiglio ha infine accennato al provvedimento sulle delocalizzazioni, definendola «una norma complessa» che va «condivisa dal governo con Confindustria e le altre parti sociali».
Donald Trump (Ansa). Nel riquadro il suo post pubblicato su Truth con cui ha annunciato il raggiungimento dell'intesa tra Israele e Hamas
Nella notte raggiunto l'accordo tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco e la liberazione dei prigionieri. Il presidente americano: «Giornata storica». Le truppe israeliane lasceranno la Striscia, tranne Rafah. Guterres: «Tutti rispettino l’intesa».
È stato Donald Trump, poco prima dell’una italiana, ad annunciare il raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas per una tregua nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi ancora in mano al gruppo islamista. «Sono molto orgoglioso di comunicare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace», ha scritto il presidente americano su Truth, definendo quella di oggi «una giornata storica».
Secondo le prime ricostruzioni dei media israeliani, la firma ufficiale dell’intesa è prevista alle 11 italiane. L’accordo prevede il ritiro dell’Idf, l’esercito israeliano, da gran parte della Striscia di Gaza, con l’eccezione di Rafah, e il rilascio degli ostaggi sopravvissuti entro la fine del fine settimana, probabilmente tra sabato e domenica. Il piano, frutto di settimane di mediazione tra Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia, stabilisce anche la liberazione di circa duemila detenuti palestinesi in cambio del rilascio dei prigionieri israeliani. Lo scambio dovrà avvenire entro 72 ore dall’attuazione dell’accordo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato la notizia in un comunicato del suo ufficio, parlando di «una conversazione molto emozionante e calorosa» avuta con Trump subito dopo l’annuncio. «I due leader si sono congratulati per lo storico risultato ottenuto con la firma dell’accordo per la liberazione di tutti gli ostaggi», si legge nella nota. Netanyahu ha ringraziato Trump «per la sua leadership e per gli sforzi a livello globale», ricevendo a sua volta le lodi del presidente americano per «la sua guida determinata». Trump, parlando poi con Axios, ha rivelato di aver ricevuto un invito ufficiale a recarsi in Israele. «Probabilmente nei prossimi giorni visiterò il Paese e potrei rivolgermi alla Knesset. Vogliono che tenga un discorso, e se lo desiderano, lo farò sicuramente», ha detto. E ha aggiunto: «Per raggiungere questo accordo si sono uniti gli sforzi di tutto il mondo, compresi Paesi ostili. È un grande risultato. La mia chiamata con Netanyahu è stata fantastica, lui è molto contento, e dovrebbe esserlo». In un altro messaggio pubblicato sui social, il presidente americano ha voluto ringraziare i mediatori regionali: «Tutte le parti saranno trattate equamente. Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America. Benedetti gli operatori di pace!».
Da Gaza, Hamas ha confermato la propria adesione, sottolineando che l’accordo «prevede la fine della guerra, il ritiro dell’occupazione, l’ingresso di aiuti e uno scambio di prigionieri». Il movimento islamista ha ringraziato «i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia» e «gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che mira a porre fine definitivamente alla guerra». Hamas ha poi chiesto ai mediatori internazionali di «costringere Israele ad attuare pienamente i requisiti dell’accordo e a non permettergli di eludere o ritardare quanto concordato». Secondo la Bbc, resta invece fuori dall’intesa la richiesta di Hamas di includere nel piano lo storico leader palestinese Marwan Barghouti, la cui scarcerazione è stata respinta da Israele.
La notizia dell’accordo ha provocato scene di entusiasmo nella Striscia: i media israeliani riferiscono che migliaia di palestinesi sono scesi in strada a Gaza, tra clacson, canti e fuochi d’artificio, dopo l’annuncio del presidente americano. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha accolto con favore la svolta: «Accolgo con favore l’annuncio di un accordo per garantire un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza, sulla base della proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti. Elogio gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia nel mediare questa svolta disperatamente necessaria». Guterres ha poi invitato «tutti gli interessati a rispettare pienamente i termini dell’accordo», sottolineando che «tutti gli ostaggi devono essere rilasciati in modo dignitoso» e che «deve essere garantito un cessate il fuoco permanente».
Intanto, sui social, i familiari degli ostaggi hanno diffuso un video di ringraziamento rivolto a Trump: «Il presidente ce l’ha fatta, i nostri cari stanno tornando a casa», affermano alcuni di loro. «Non smetteremo di combattere finché non tornerà l’ultimo dei 48 ostaggi». Se i tempi saranno rispettati, la giornata di oggi potrebbe segnare la fine di una guerra durata quasi un anno, costata decine di migliaia di vittime e un drammatico esodo di civili. Un accordo che, nelle parole dello stesso Trump, «è solo il primo passo verso una pace forte e duratura».
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Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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