2025-08-26
L’Europa in crisi riscopra le radici
Mario Draghi al Meeting di Rimini 2025 (Imagoeconomica)
Verso lo scetticismo diffuso denunciato pure da Draghi non basta la retorica dei valori. Occorre ritrovare l’unità d’azione tornando a credere nel dualismo tra il Bene e il Male.«Non sorprende che il livello di scetticismo nei confronti dell’Europa abbia raggiunto nuovi picchi». Così ha affermato l’economista ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi all’interno dell’arena del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini, che riunisce esponenti del mondo politico culturale e sociale. Occorre però solerti ricordare che l’Europa vive di una memoria storica. Stando alla riflessione del pensatore francese Rémi Brague, l’identità europea si individua nella secondarietà della sua cultura rispetto a quella greca ed ebraica. Ciò che fa l’unità dell’Europa, per Brague, è il dinamismo di entrambe le tradizioni ebraico-cristiano e del paganesimo antico. L’Europa di oggi, l’Europa romana, appare così come la sintesi di queste due componenti. Draghi, pur trovando consolatorio sapere che «l’Unione europea è stata capace di evolversi in passato», non osa far cenno a memoria alcuna, al contrario evidenzia come «i traguardi raggiunti nei decenni precedenti furono risposte a sfide specifiche di quell’epoca e offrono scarsissimi elementi per affrontare le nuove problematiche». La chiave logica del suo discorso giace in un sentire scettico comune che dovrebbe portare in qualche modo a guardare avanti, a «ritrovare un’unità dell’azione». Ma su quale base? Lo scetticismo, quanto meno nella sua accezione più radicale, parte dall’idea che «nulla esiste» e che, anche se qualcosa esistesse, non sarebbe conoscibile; e, se pure fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile. Si tratta di una posizione che mettendo in discussione la conoscenza, l’essere e il linguaggio, non può costituire il punto di partenza per un’azione. Certamente non può aiutare a «guardare oltre la retorica», come auspica Draghi, poiché immobilizza creando uno stato permanente di indecisione. E lasciare un popolo nell’indecisione significa renderlo vulnerabile e facilmente manipolabile.Lo scetticismo di cui parla Draghi riguarda la capacità dell’Unione europea di difendere i valori di democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità. Ma ancora: in virtù di che cosa è possibile parlare e condividere tali valori? Una risposta risuona proprio nei Cori da La Rocca di T.S. Eliot, opera dalla quale è tratto il titolo del Meeting che ispira tante menti che in questi giorni si trovano a riflettere a Rimini. «Il mondo rotea e il mondo cambia, una cosa non cambia. […] Comunque la mascheriate, questa cosa non cambia: la lotta perpetua del Bene e del Male. Dimentichi, voi trascurate gli altari e le chiese. […] C’è un lavoro comune, una Chiesa per tutti, e un impiego per ciascuno, ognuno al suo lavoro». L’invito di Eliot pertanto a costruire con mattoni nuovi è l’invito al cristiano ad attingere dalle mura della sua chiesa. Sono mattoni ben precisi. Il mondo cambia, ma non dimenticate altari e chiese! Non è lo scetticismo che permette di costruire, occorre la conoscenza quale via che conduce ai mattoni di pace. Come notava con acume Dietrich von Hildebrand, che mise a rischio la propria vita per combattere il nazionalsocialismo, al punto da essere inserito dalle SS al primo posto nella lista nera quale nemico numero uno del Führer: «La pace è un elemento indispensabile della vera felicità - ogni ideale di felicità assoluta include la pace; il desiderio di pace è uno dei temi essenziali della vita umana» (Nachlass, Pace, testo inedito del 1943). La pace non è un elemento marginale, una meta a cui ambire in casi eccezionali, ma è l’essenza di una vita felice. La pace non è qualcosa di extra alla vita, ma costituente la vera vita. É per questo che il padre ispiratore del Meeting di Rimini, il Servo di Dio Luigi Giussani, ribadiva con forza che la questione di Dio non può restare marginale per un popolo. In particolare, la questione che un Dio si è fatto carne, «che Egli sia o non sia esistito; meglio, constatare o non constatare che Egli sia, o sia esistito, questa è la decisione più grande dell’esistenza. Nessun’altra scelta che la società può proporre o l’uomo immaginare come importante ha questo valore. E ciò suona come un’imposizione; affermare il contenuto cristiano sembra dispotismo. Ma è dispotismo dare notizia di una cosa accaduta, per quanto grande possa essere?» (L. Giussani, All’origine della pretesa cristiana, Rizzoli, Milano, 1999, 2011, pp. 40-41).Risuona allora l’interrogativo di Dostoevskij: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?» (I demoni; Taccuini per i demoni, a cura di E. Lo Gatto, Sansoni, Firenze 1958, p. 1.011). È qui che, secondo Giussani, si gioca la questione religiosa. Ed è qui che si gioca la possibilità di un’Europa costruita con mattoni di pace. Non può darsi proposta per l’Unione europea, per quanto nobile e in difesa dei popoli, che non tenga conto dell’unità oggettiva a partire dalla quale nella storia è possibile darsi pace e riconciliazione. Diversamente, qualsiasi nuova teoria si presterà sempre ad essere facile preda di prossimi umori geopolitici, quanto di nuove credenze etiche puramente soggettivistiche.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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