2021-07-29
Dostoevskij indagatore dell’anima. Nessuno più di lui ha amato la libertà
Nel bicentenario della sua nascita è utile riscoprire il grande scrittore russo, capace nei suoi romanzi di confrontarsi con l'assoluto e il destino, senza mai cedere ad alcun messianismo politico o clericale.Ricorre quest'anno il bicentenario della nascita di Fëdor Mikhajlovic Dostoevskij, essendo nato a Mosca l'11 novembre del 1821. Fra i grandi scrittori russi dell'Ottocento, Fëdor riassume, in una esistenza relativamente breve (sessanta anni), numerose grandi problematiche umane che ancora, o forse soprattutto oggi, sono di particolare attualità. Viviamo questa epoca ponendoci interrogativi di vitale importanza come la libertà, i modelli imposti dall'alto, l'interpretazione di sé stessi con la difesa della propria soggettività e della propria libertà individuale. Come non mai, in questi giorni di confusione relativamente alla pandemia e su come affrontarla, la lezione del grande scrittore russo viene alla luce, potente come lo fu allora. Sì, naturalmente, possiamo elencare opere di musicisti che si sono ispirati ad alcuni suoi lavori, come Il Giocatore, musicato da Sergej Prokofiev, oppure Memorie dalla casa dei morti con musiche di Léos Janacek. Vari suoi lavori hanno ispirato diversi compositori fra cui Dmitrij Šostakóvič.Grandi registi cinematografici si sono ispirati alle opere letterarie dello scrittore: da Luchino Visconti ad Akira Kurosawa. Celebre l'interpretazione di Giorgio Albertazzi nella versione teatrale de L'Idiota.Non credo che altri scrittori abbiano scrutato nell'anima e nei sentimenti dell'uomo, più acutamente di Dostoevskij. Le sue idee sull'esistenza hanno una intensità che penetra nel profondo e lasciano il segno. Non ci sono mezze misure per lui. Ogni personaggio è scolpito in maniera totale con tutte le sue contraddizioni. Nikolaj Berdjaev, filosofo russo, vissuto nella prima metà del Novecento, dice che Dostoevskij è molto più di uno scrittore. Egli scopre sé stesso attraverso i suoi personaggi. I loro dubbi sono i suoi dubbi e le loro speranze sono le sue speranze. Credo che per la capacità di penetrazione drammatica, possa essere paragonato a Shakespeare: in entrambi sentiamo una passione ed una tensione che sfociano in tragedia. Il problema del destino dell'uomo è innanzitutto il problema della libertà. L'uomo è disposto ad ogni sofferenza e follia pur di sentirsi libero. È estraneo ad ogni violenza o costrizione. Persino il bene, quando è costrizione, non è più tale e deve essere raggiunto per libera scelta. Dostoevskij pensa che tanto l'autorità della Chiesa cattolica quanto il socialismo, soffochino la libertà di spirito. Intuisce però che una rivoluzione possa portare non alla libertà ma ad una maggiore oppressione dello spirito.Lo scrittore ha un concetto non comune del male. Vuole conoscere il male. Per lui l'uomo, in quanto essere libero, risponde delle proprie scelte ed è responsabile del male. Il male va condannato e punito, ma è anche una via, benché tragica, per arrivare al bene attraverso l'espiazione. I turbamenti della coscienza sono ben più insopportabili delle pene inflitte dalle leggi. L'uomo che soffre nella coscienza, attende il castigo come un sollievo. Per lui il modello socialista è un messianismo che vuole sostituire il cristianesimo, pretendendo di salvare l'umanità. Una delle pagine più profonde e realistiche, che si trova nel capitolo La Leggenda del Grande Inquisitore da I Fratelli Karamazov, narra del funerale di una bambina nella piazza di Siviglia. In mezzo alla folla turbata e commossa, si leva una figura solenne che si avvicina ad essa e la resuscita. Tutti riconoscono in lui il Cristo e cadono in ginocchio implorando la sua benedizione. In quel momento dalla chiesa esce un vecchio che è il Grande Inquisitore e dice a Cristo queste parole: «Tu non sei disceso dalla croce quando ti gridavano: scendi dalla croce e crederemo che sei tu. Non sei disceso perché non volevi convincere l'uomo con il miracolo, perché preferivi una fede libera e non una vincolata al miracolo stesso».Il Grande Inquisitore rimprovera Cristo di aver voluto portare la libertà ad un popolo che è incapace di usufruirne. È proprio la Chiesa a farsi carico dell'unica possibilità di rendere gli uomini felici e la venuta di Cristo danneggia il monopolio che la Chiesa stessa pretende di esercitare.Secondo Dostoevskij, quando c'è costrizione non c'è merito. Le religioni organizzate sbagliano a spaventare con il castigo. Anche il socialismo è coercitivo come tutte le organizzazioni di massa, promettendo la felicità e la sicurezza in questo mondo, in cambio del rinnegamento della vita spirituale. L'umanità viene ridotta in schiavitù per un pezzo di pane terreno.Al giorno d'oggi emerge un nuovo sistema per governare le masse attraverso un pensiero unico e globalizzante basato sul materialismo che cancella ogni modello passato ed ogni individualità ed originalità soggettiva.Dostoevskij parla profeticamente di: mediocrità aurea, insensibilità, passione per l'ignoranza, pigrizia, incapacità al lavoro e aspirazione a trovar tutto già bell'e pronto. Auspichiamo che ci sia invece una ripresa di valori assoluti dove l'individuo torni ad essere il motore del proprio destino, respingendo la dittatura di un relativismo che sta dominando l'umanità.