2019-07-05
Dopo Renzi e Carrai pure Lotti nel pallone: «Chiudo l’accordo della Premier League»
Lampadina intercettato parla di diritti tv: «200.000 sterline e vi inc...». Svelò lui il piano di Matteo Renzi per cedere la Roma al Qatar.Danno erariale, condannato il Bullo. A suo carico un altro procedimento. Contestate nomine da presidente di Provincia. E nel mirino due da sindaco di Firenze.Lo speciale comprende due articoli. Chissà se vogliono dare un calcio alla politica o entrare nel calcio grazie alla politica, Luca Lotti e Matteo Renzi. Attivissimi entrambi nel business pallonaro a dar credito alle intercettazioni del virus trojan che ha infettato il cellulare del pm di Roma, Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione. In una conversazione tra quest'ultimo, Lotti e il deputato Pd Cosimo Ferri (pubblicata da Repubblica) emergerebbe infatti un nuovo «lavoro» per Lampadina (com'è chiamato il biondo toscano, braccio destro di Matteo): nientemeno che emissario nel grande affare del calcio inglese. La scena dev'essere contestualizzata a dovere: è la sera del 28 maggio scorso, i tre hanno consumato una lauta cena e discutono della nomina del procuratore di Roma, del Partito democratico e del nuovo segretario Zingaretti. Ferri e Palamara vorrebbero lasciare il ristorante e fare after a casa di Paola Balducci, ex consigliere del Csm. Una prospettiva che spegne gli entusiasmi di Lotti che replica: «Voi siete fuori di testa». E spiega il motivo: «No. Mi fumo un sigaro perché domattina parto alle sei per Londra». Per fare cosa? Il trojan registra le parole di Lampadina. «Chiudo l'accordo della Premier League (i diritti televisivi, ndr)». Palamara è incredulo, e domanda: «Come?». Lotti in perfetto stile british: «200.000 sterline e ve lo metto in culo a tutti». Si aggiunge Ferri che prova il rigore a porta vuota: «Veniamo a lavorare tutti a Infront». Piccola parentesi: Infront è la compagnia che gestisce i diritti di marketing e mediatici di eventi sportivi internazionali di cui è amministratore il renziano Luigi De Siervo, fratello di Lucia, ex dirigente del Comune di Firenze molto vicina al Giglio magico. Lotti spegne gli entusiasmi: «No, vado per conto di chi li trasmette i diritti». Palamara ci tenta: «Vengo pure io». Lotti si smarca: «Vi lascio con Orlando e Zingaretti. Se volete, vi lascio il mio collegio (elettorale, ndr)».Il binomio politica&pallone si era affacciato anche un paio di settimane prima (15 maggio), e sempre in una chiacchierata, pubblicata dal nostro giornale, in cui Lotti aveva spifferato all'amico magistrato le manovre dell'ex Rottamatore per facilitare il passaggio di proprietà della Roma da James Pallotta al Qatar. Ascoltiamo Lampadina: «Matteo era a Doha (capitale dell'Emirato, ndr), ha detto “Oh io la compro la Roma" c'era scritto “Io la compro davvero la Roma, ma lo stadio si fa o no?" e Matteo gli ha risposto: “Guardi, vediamoci a Parigi con Luca la settimana prossima"...». Lotti chiosa con il pubblico ministero: «Oh Luca (Palamara, ndr) lo stadio non gli si può garantire! Non siamo in grado di garantire lo stadio... il problema dello stadio si chiama Franco Caltagirone che è contro questa operazione». Renzi non ha smentito il nostro scoop, e anzi proprio ieri l'agenzia di stampa AdnKronos ha lanciato la notizia che il fondo sovrano «Qatar Investment Authority» vorrebbe acquistare il Milan. Voce, peraltro, già raccolta dalla Verità, che aveva ipotizzato un ruolo di Renzi nelle trattative, e smentita dal presidente rossonero Paolo Scaroni nelle scorse settimane. Ciò che non si può smentire, invece, è che Matteo non sia una presenza fissa (e gradita) a Doha. È stato lì l'anno scorso con Marco Carrai (l'imprenditore che per 34 mesi gli ha pagato l'attico a Firenze quand'era sindaco) interessato a lavorare con la sua Cys4 per i mondiali di calcio del 2022. Pure in quell'occasione, i giornali ipotizzarono una missione calcistica (segreta) di Matteo per l'acquisto della Fiorentina. L'ex premier ha ripetuto la visita a metà aprile 2018 quando, su invito dell'emiro Tamim Bin Hamad Al Thani, suo buon amico, ha partecipato all'inaugurazione della biblioteca nazionale. Renzi visitò poi gli uffici di Qatar Airways, che ha acquistato la compagnia italiana Meridiana, e si intrattenne per più di un'ora con i vertici della Qatar foundation, la stessa con cui nel 2014 aveva firmato un accordo da un miliardo per il rilancio dell'ospedale sardo Mater Olbia che però, nelle ultime ore, sembra essersi impantanato nelle sabbie mobili di una duplice inchiesta di Roma e Tempio Pausania. Indagine sicuramente meno preoccupante per l'emirato di quella che sta conducendo il giudice Renaud Van Ruymbeke su un presunto giro di mazzette nell'Iaaf, la federazione internazionale di atletica per i mondiali 2017. Secondo quanto scoperto dai giornali Mediapart e The Guardian, una tangente da 3 milioni e mezzo di dollari sarebbe finita al figlio dell'ex presidente dell'Iaaf Lamine Diack per comprare il voto del genitore in sede di assegnazione dell'evento. L'indagine, in cui è coinvolto anche il presidente del Psg Nasser Al-Khelaïfi, uomo di fiducia di Al Thani, potrebbe presto arrivare a toccare i membri della famiglia reale. Già sospettata dai servizi segreti di mezzo mondo di foraggiare il terrorismo islamico. E di aver brigato pure per ottenere i mondiali di calcio nel 2022. Accusa costata, a metà giugno, l'arresto a Michel Platini.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dopo-renzi-e-carrai-pure-lotti-nel-pallone-chiudo-laccordo-della-premier-league-2639084874.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="danno-erariale-condannato-il-bullo-a-suo-carico-un-altro-procedimento" data-post-id="2639084874" data-published-at="1758063920" data-use-pagination="False"> Danno erariale, condannato il Bullo. A suo carico un altro procedimento Un aumento di spesa ingiustificato. Che ha portato a una condanna in grado di togliere in pochi attimi il sorriso dal volto dell'ex presidente del Consiglio, ora «senatore semplice» come ama definirsi, Matteo Renzi, che nei giorni scorsi, attraverso i suoi social network, era tornato ad attaccare il governo gialloblù e aveva cercato di mettere il cappello sul record di persone occupate certificato dall'Istat. La Corte dei Conti della Toscana ha giudicato infatti il Bullo colpevole di un presunto danno erariale da 15.000 euro, a seguito della riorganizzazione della direzione generale della Provincia, quando - si era nel 2006 - il fu Rottamatore era presidente dell'ente successivamente (quasi) abolito dalla riforma Delrio. Secondo i giudici contabili venne nominato un intero collegio di direzione provinciale (quattro persone) al posto di un singolo direttore generale. Insieme a Renzi, sono stati condannati anche i quattro direttori generali e l'assessore al Bilancio dell'epoca. Il danno erariale complessivamente ammonterebbe a 125.000 euro (la Procura aveva ipotizzato una cifra ben più sostanziosa: oltre 800.000 euro). Oltre all'ex segretario del Partito democratico sono stati condannati gli ex dirigenti della provincia Lucia Bartoli, Luigi Ulivieri, Liuba Guidotti e Giacomo Parenti e l'ex assessore Tiziano Lepri. Gli avvocati hanno annunciato immediato ricorso. Ma i guai per Renzi non sembrano finire qua. Infatti la Procura contabile, dopo un esposto presentato dall'ex consigliere comunale di Sel Tommaso Grassi, ha aperto un'inchiesta su un secondo presunto danno erariale. Le indagini si riferiscono al 2009 e alla scelta di due collaboratori privi di laurea quando l'ex scout era sindaco dal capoluogo toscano: Marco Agnoletti e Marco Cavini. Una vicenda anticipata cinque anni fa dal vicedirettore della Verità Giacomo Amadori. Il casus belli sarebbe stato lo stipendio di Marco Agnoletti, ex portavoce di Renzi sindaco e poi capo ufficio stampa del successore Dario Nardella. Agnoletti, privo di titolo accademico, con Renzi era dirigente e con Nardella, venne degradato a funzionario (sebbene di categoria D3 e non C, come gli sarebbe toccato); un'altra delusione per il bravo e infaticabile portavoce, già escluso dal dream team che Renzi portò con sé a Palazzo Chigi. Per addolcirgli la pillola venne chiesto ai tecnici di trovare il modo di non abbassargli lo stipendio di 78.000 euro lordi. Un'accusa che Agnoletti ha sempre rigettato. «In Italia se digito su Google portavoce senza laurea, posso fare la lista. Per esempio c'è quello dell'ex sindaco di Torino Piero Fassino, Giovanni Giovannetti. È senza laurea anche quella che c'era prima di me a Firenze, Alessandra Garzanti». Le posizioni della Corte dei Conti sono state immediatamente contestate dal legale di Renzi. «Il presunto danno attribuito a Matteo Renzi è di 69.000 euro. Già in passato la Corte dei Conti in sede di appello ha stabilito come non vi sia necessità della laurea per le posizioni di staff del sindaco, e anche in questo caso è inspiegabile il coinvolgimento dell'organo politico. Questo è tutto», conclude l'avvocato Alberto Bianchi, durante il nostro contatto telefonico, «non ho purtroppo altri elementi da offrire alla Verità per ricamare oltre sulla vicenda».