2021-12-07
Dopo i Rafale, Macron fa il tour d’Arabia
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Mohammad bin Salman ed Emmanuel Macron (Ansa)
È stato un tour ricco di incontri (e affari) quello effettuato la settimana scorsa in Medio Oriente da Emmanuel Macron. Il faccia a faccia più significativo si è probabilmente rivelato quello con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman.
È stato un tour ricco di incontri (e affari) quello effettuato la settimana scorsa in Medio Oriente da Emmanuel Macron. Il faccia a faccia più significativo si è probabilmente rivelato quello con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman.Un faccia a faccia che è stato duramente biasimato, visto il notorio coinvolgimento del principe nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto nel 2018. Le critiche non hanno tuttavia granché smosso il presidente francese. «Noto che l'Arabia Saudita aveva organizzato il vertice del G20... non molte potenze hanno boicottato il G20», ha detto l’inquilino dell’Eliseo. «Siamo sempre stati chiari sulla questione dei diritti umani o su questo caso», ha aggiunto. Una spregiudicatezza, quella del presidente francese, che non è affatto nuova: basti pensare alla Legion d’Onore da lui conferita ad Abdel Fattah al-Sisi l’anno scorso. Del resto, Macron ha bisogno della sponda saudita per varie ragioni. Innanzitutto, in occasione della sua visita a Gedda, sono stati siglati svariati accordi tra Parigi e Riad: in particolare, secondo Arab News, la Commissione spaziale saudita e il Centro nazionale francese per gli studi spaziali, «hanno firmato un accordo di cooperazione congiunta nel campo dell'uso pacifico delle spazio». Ulteriori intese sono state sottoscritte nel campo culturale e turistico, senza dimenticare il settore energetico. Saudi Aramco ha infatti siglato cinque accordi con aziende francesi: salta all’occhio, in particolare, quello con Gaussin per lo sviluppo di veicoli ad idrogeno. Un secondo elemento di interesse per Macron risiede nella sua volontà di spingere Riad a ricucire le proprie relazioni con Beirut, soprattutto dopo che, lo scorso ottobre, i sauditi avevano bloccato le importazioni dal Libano, aggravando la già disastrosa situazione economica in cui versa il Paese. Un’azione, quella di Riad, avvenuta come ritorsione alle critiche che un ministro libanese, recentemente dimessosi, aveva mosso ai sauditi per il loro ruolo nella guerra dello Yemen. Ricordiamo che Macron punti a mantenere una considerevole influenza politica su Beirut e che finora i suoi tentativi di risolverne la crisi economico-politica si sono rivelati piuttosto inefficaci: da qui l’esigenza dell’asse con Riad. Un terzo elemento da considerare è che l’ulteriore avvicinamento francese a bin Salman possa avere (anche) un significato antiturco. È bene infatti rammentare che il principe ereditario saudita sia particolarmente ostile ai Fratelli musulmani, i quali sono invece spalleggiati dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: quell’Erdogan che intrattiene a sua volta relazioni significativamente turbolente con lo stesso Macron. Ma il presidente francese ha fatto ricchi affari anche con gli Emirati arabi uniti, vendendo loro 80 aerei da guerra per la cifra di 16 miliardi di euro: secondo Associated Press, si tratta «del più grande contratto di esportazione di armi francese di sempre». Un contratto che è stato criticato da Human Rights Watch, ma –anche in questo caso– Macron non sembra essersi fatto troppi problemi.Si scorge infine un ultimo fattore da sottolineare: il presidente francese sta infatti consolidando i propri legami politici ed economici con due Paesi che intrattengono delle relazioni piuttosto fredde con Roma. Una situazione, questa, dettata principalmente dal fatto che, a gennaio, il governo giallorosso aveva bloccato la vendita di armi a Riad e ad Abu Dhabi, suscitando la loro irritazione. Ecco: sembrerebbe proprio che Macron ne abbia appena approfittato, per giunta soltanto dieci giorni dopo aver siglato a Roma in pompa magna il Trattato del Quirinale. Morale? Forse è meglio che Mario Draghi non si fidi troppo dell’inquilino dell’Eliseo.
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