2024-05-23
Quando Venner mise a «studiare» i nazionalisti europei
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Dominique Venner (Getty Images)
Nel 1963, il pensatore francese pubblicava Che cos’è il nazionalismo?, un pamphlet che intendeva dare una dottrina organica e un metodo al mondo identitario transalpino.Due giorni fa, il mondo identitario europeo ha celebrato l’undicesimo anniversario del sacrificio di Dominique Venner, l’intellettuale francese che il 21 maggio 2013 si è dato la morte a Notre-Dame per protestare contro la decadenza della civiltà europea. Da quel giorno Venner, fino ad allora poco noto in Italia, è stato riscoperto, con un consistente aumento di traduzioni di sue opere. Tra queste, è passata abbastanza inosservata Che cos’è il nazionalismo?, un pamphlet del 1963 recentemente pubblicato in italiano da Passaggio al bosco. Il saggio uscì in allegato alla rivista Europe-Action, organo dell’omonimo movimento che era guidato proprio da Venner e che si può considerare in qualche modo all’origine di quella che poi sarà la Nouvelle Droite, fondata nel 1968. In questa fase, Venner, che passerà tutta la seconda parte della sua vita da storico e studioso, è ancora un capo militante, impegnato a dare una prospettiva e un respiro non più occasionale alla chiassosa e disorganizzata estrema destra francese. In questo senso, Che cos’è il nazionalismo? può essere letto in parallelo con Per una critica positiva, libretto pubblicato l’anno precedente e anch’esso tradotto da Passaggio al bosco. Entrambi i testi intendono rappresentare il Che fare? leninista applicato al mondo nazionalista. Di questo ambiente, Venner denuncia in modo spietato i velleitarismi, le illusioni, le fanfaronate, i tic, le manie, le mitomanie. Non è un caso se Venner proponga di usare il termine «nazionalista» al posto di «nazionale», come all’epoca andava di moda (la causa «nazionale», l’ambiente «nazionale» etc). La scelta esplicita e consapevole di un «ismo» serviva a politicizzare la battaglia, ad affidarsi a una visione del mondo organica anziché a una suggestione emotiva. Per Venner, la rivoluzione, anche quella nazionalista, non si improvvisa: servono una dottrina e un metodo. Bisogna sapere cosa si vuole, chi sono gli amici, chi sono i nemici, e come fare per arrivare all’obbiettivo. Venner, insomma, si proponeva di «curare» l’inguaribile romanticismo della destra, attingendo a piene mani alle elaborazioni degli scienziati della politica.Che cos’è il nazionalismo? espone anche uno dei cavalli di battaglia del Venner di questo periodo, ovvero il cosiddetto «realismo biologico», ovvero una visione del mondo fortemente ancorata alle diversità naturali e alle costanti etologiche che innervano la vita sociale dell’uomo. Si trattava di un atteggiamento fortemente tecnopositivo, volto a decostruire tutte le utopie egualitarie basate su una immagine astratta dell’uomo, ovvero i marxismi e le varie ideologie derivate da Rousseau. Questo tipo di suggestioni passeranno in blocco alla Nouvelle Droite, dove verranno approfondite alla luce degli studi di Konrad Lorenz, di Arnold Gehlen, di Hans Eysenck, di Alexis Carrel. Il realismo biologico (o l’ideologia «realitaria», come scrive Venner con un neologismo) costituisce per il pensatore francese il cuore di un «pensiero occidentale» che dai greci arriverebbe alla modernità. Qui Venner è visibilmente debitore di Louis Rougier e delle idee che confluiranno poi in Le Génie de l'Occident. Da notare come, in questa frase, i termini «occidentale» ed «europeo» non siano ancora pensati in opposizione, come accadrà nel medesimo ambiente qualche anno dopo, grazie soprattutto all’influenza dell’italiano Giorgio Locchi, che identificherà l’Occidente con l’alienazione della vera Europa. Negli anni Sessanta, invece, il mondo non conformista francese usa ancora riferirsi al mondo bianco nella sua generalità, senza distinguere tra le due sponde dell’Atlantico. Il valore di un testo come Che cos’è il nazionalismo? è del resto soprattutto documentale. Si tratta, cioè, di aprire uno squarcio su una particolare fase dell’evoluzione della destra francese, in modo da rischiarare la genealogia di idee che poi hanno avuto un lunga e spesso sorprendente evoluzione. Essendo la Francia il laboratorio delle idee per l’intera Europa, questo significa rintracciare la preistoria di slogan, programmi, illuminazioni, errori che hanno caratterizzato la storia della destra militante italiana.