2020-03-18
Digitalizzazione senza gara: «Può essere un regalo per la società di Casaleggio»
Gli articoli 72 e 73 del decreto Cura Italia che il governo intende varare per arginare l'emergenza Covid-19 rischiano di creare non poche polemiche nel settore digitale. È la parte delle misure che riguarda l'incremento del lavoro agile da casa e in particolare l'aumento della digitalizzazione delle imprese. Il ministro Paola Pisano (foto Ansa) aveva già annunciato nei giorni scorsi che l'emergenza coronavirus sarebbe stata «una grandissima opportunità per il digitale», ma a distanza di quasi tre settimane da quella dichiarazione c'è il rischio che l'epidemia sia una possibilità soprattutto per le aziende vicine al Movimento 5 stelle. Va ricordato, infatti, che lo scorso anno, quando fu presentato il piano del governo per l'innovazione tecnologica e digitale del Paese, proprio il ministro Pisano ringraziò Davide Casaleggio nel documento ufficiale pubblicato sul sito del ministero. La vicenda creò malumori, tanto che proprio lo staff del ministero corse a spiegare che si trattava di un semplice ringraziamento e che non erano state stipulate consulenze con la Casaleggio associati, l'azienda del guru 5 stelle punta di diamante della galassia pentastellata. Nel decreto le maglie sono molto larghe su quali aziende potranno occuparsi della digitalizzazione del Paese. Innanzitutto non è prevista una gara pubblica («Mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando» c'è scritto nella bozza), ma soprattutto saranno selezionate «tra almeno quattro operatori economici», di cui almeno una «start up innovativa» o un «piccola e media impresa innovativa». Certo, al momento sono solo preoccupazioni che arrivano dai partiti di opposizione, perché bisognerà aspettare l'affidamento della gara. Di sicuro il decreto sarà esteso a tutte le amministrazioni pubbliche in tutta Italia che potranno affidare all'azienda prescelta appalti da qui alla fine dell'anno. In questo caso le lungaggini burocratiche, per acquisto di computer o materiale utile alla digitalizzazione, sono state diluite, ma a rischio di favorire aziende private magari troppo vicine a una fetta di maggioranza fallimentare. Il secondo articolo del decreto, invece, il 73, tende a sanare una situazione che il ministro Pisano non era riuscita ancora nemmeno a risolvere tramite gli ultimi provvedimenti fiscali prima dell'inizio dell'emergenza Covid-19. Dalla fine dell'anno, infatti, doveva andare in soffitta il team di trasformazione digitale gestito dai tempi del governo Renzi prima da Diego Piacentini e poi da Luca Attias. Il gruppo però è ancora operativo sotto l'ala della presidenza del Consiglio. Ci sono almeno 30 persone che da due mesi continuano a lavorare senza stipendio. Si aspettava una regolarizzazione a breve che però non era mai arrivata. Ora, in piena emergenz, arriva in decreto, ma potrebbe non bastare. Perché i 30 dovranno comunque essere valutati dalla Corte dei conti. E potrebbero dover aspettare mesi prima di vedere un primo stipendio, anche se compreso di arretrati.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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