2020-03-18
Dietmar Hopp, l'uomo che ha detto no a Trump
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Da personaggio più odiato di Germania, per ragioni sportive legate al controverso acquisto della maggioranza dell'Hoffenheim, il magnate tedesco può finalmente trovare riscatto tra i suoi connazionali grazie alla possibile scoperta del vaccino contro il coronavirus al quale sta lavorando da settimane la casa farmaceutica CureVac di cui è proprietario. E alla presunta offerta di acquisto in esclusiva per gli Usa da parte del presidente americano ha risposto picche: «La proposta di Trump è fuori discussione».Calcio, coronavirus e... Donald Trump. Sono i tre elementi di una storia che, se andrà a buon fine come tutti ci auguriamo, potrà in futuro essere degna di una sceneggiatura da cinema. La storia di Dietmar Hopp, uno degli uomini più odiati da tutti i tifosi di calcio in Germania, trasformatosi in eroe per aver realizzato, grazie alla azienda farmaceutica CureVac di cui ne è il proprietario, il vaccino in grado di combattere il Covid-19 e arrestarne la diffusione. Non solo in Germania, ma in tutto il mondo. Già, in tutto il mondo. Perché è questo particolare che rende la vicenda più intrigante e che fa entrare in scena il presidente degli Stati Uniti. Secondo i media tedeschi, in particolare il Welt am Sonntag, appena avuto notizia dei progressi portati avanti dalla casa farmaceutica tedesca, Trump si sarebbe posto come obiettivo quello di acquistarla per avere poi l'utilizzo esclusivo del vaccino negli Usa, avanzando un'offerta monstre di un miliardo di dollari. Condizione alla quale Hopp ha risposto così: «Che il vaccino venga utilizzato esclusivamente negli Stati Uniti, per me non è un'opzione. Ho parlato con la compagnia e ho subito detto loro cosa pensavo e hanno capito subito che la proposta di Trump è fuori discussione». Dall'America non è emersa alcuna conferma, anzi attraverso il New York Times è arrivata pure la smentita dell'ambasciatore americano in Germania, ma che un'offerta ci sia stata lo ha fatto capire perfino il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer.Ma facciamo due passi indietro. Di Dietmar Hopp e dell'odio che ogni domenica i tedeschi gli riversano contro dalle gradinate degli stadi se n'è parlato in Italia, così come in tutto il resto d'Europa e del mondo, non più tardi di 20 giorni fa, quando ancora il coronavirus non aveva bloccato i campionati di calcio e alla PreZero Arena di Sinsheim, stadio dell'Hoffenheim, si giocava la partita tra i padroni di casa e il Bayern Monaco (vinta 6-0 dai bavaresi). Match che non solo veniva interrotto per ben due volte dall'arbitro a causa degli insulti pesanti rivolti dai tifosi ospiti al patron dell'Hoffenheim, ma vedeva anche la protesta plateale contro i propri sostenitori da parte degli stessi giocatori del Bayern che, al rientro in campo, avevano deciso insieme agli avversari di rimanere immobili senza giocare per gli ultimi 12 minuti. Nel post partita perfino l'allenatore del Bayern, Hansi Flick, spese parole di solidarietà nei suoi confronti: «Voi non avete idea di chi state offendendo, Dietmar Hopp investe milioni nella ricerca medica».L'altro flashback riguarda i motivi per i quali Hopp è così odiato in Germania. La sua storia imprenditoriale comincia nel 1972, anno in cui insieme a quattro amici decide di fondare a Weinheim, cittadina situata a Sud Ovest della Germania nel Land del Baden-Württemberg, la Sap, società di software gestionali, diventata poi con il tempo il terzo gruppo IT più grande al mondo dopo Microsoft e Oracle. Nel 1995 ha poi creato la Dietmar Hopp Foundation, una sorta di onlus che ha messo insieme negli anni milioni e milioni di euro da devolvere in beneficienza in diversi settori, dallo sport alla medicina passando per l'istruzione e altre attività sociali. Il calcio e l'Hoffenheim avevano già fatto parte della sua vita ancor prima che decidesse, nel 1989, di investirci denaro per portare il club in cui aveva giocato e per il quale faceva il tifo ai massimi livelli del calcio nazionale. Gli ci vogliono 19 anni per compiere la scalata dalla Kriesliga, il punto più basso del pallone tedesco, alla Bundesliga. Si calcola che al 2018 abbia investito nel club più di 350 milioni di euro, compresi i 100 necessari per la costruzione di un nuovo impianto da 30.000 posti, la Rhein-Neckar Arena, rinominata poi PreZero Arena. In poche parole ha preso una piccola squadra di un sobborgo rurale di 3.000 abitanti e l'ha trasformata in un club che da 11 anni consecutivi a questa parte partecipa alla Bundesliga e che nella passata stagione ha disputato addirittura la Uefa Champions league. Per farlo gli ci sono voluti moltissimi soldi e l'aggiramento di una norma che impedisce a un unico soggetto di impossessarsi delle quote di maggioranza di un club calcistico. Sembrerà poco, ma tanto basta per far odiare ai tedeschi il mecenate settantanovenne al pari dell'altra squadra costruita dal nulla, il RasenBallsport Leipzig, più comunemente conosciuto come il RedBull Lipsia. Perché in Germania il calcio è ancora un mondo ovattato dove, solo il ricco Bayern Monaco, con qualche eccezione tipo Borussia Dortmund (che sì spende ma adotta comunque la politica del «far crescere i giovani, valorizzarli, venderli e reinvestire»), possono permettersi grosse spese e dove vige ancora un certo rigore finanziario. L'accusa è quella di aver ammazzato a suon di milioni la logica dell'equilibrio finanziario della lega tedesca. In Germania scrivono che «Hopp è la commercializzazione personificata del calcio e che l'Hoffenheim occupa un posto in Bundesliga togliendolo ad altre squadre con più tradizione».Il calcio, così come lo sport in generale, offre spesso occasioni di riscatto sociale e umano. In questo caso però, Dietmar Hopp, dal calcio ha avuto sì tanti successi con la sua squadra, ma si è conquistato anche una brutta fama, in Germania e all'estero. Ora, l'occasione di riscatto gliela offre la CureVac, la sua casa farmaceutica che dalla fine del mese di gennaio si è messa seriamente al lavoro per studiare un vaccino contro il coronavirus e che potrebbe essere pronto entro l'autunno. «Sarei felicissimo se questo risultato potesse essere raggiunto attraverso i miei investimenti a lungo termine in Germania. Speriamo di essere in grado di sviluppare presto un vaccino efficace contro il coronavirus e questo non dovrebbe raggiungere una sola persona ma dovrebbe proteggere quanta più gente possibile in tutto il mondo» ha dichiarato qualche giorno fa Hopp all'agenzia Reuters. Dalla CureVac, il vice Ceo Franz-Werner Haas ha fatto però sapere «di non essere al corrente di nessuna offerta da parte di Trump o da qualsiasi organizzazione governativa per rilevare la società o avere produzioni riservate di vaccini in esclusiva per il mercato statunitense». Sta di fatto però, che non solo Hopp, ma anche il governo tedesco, ha parlato pubblicamente di questa presunta offerta.