Il «Nyt» ha provato a confutare il recente rapporto del dipartimento dell’Energia americano, che ha cancellato decenni di frottole ecologiste. Ma il tentativo è naufragato perché, tra altre bugie e imprecisioni, il contestato documento ne esce addirittura rafforzato.Con questo articolo faremo un’esercitazione di applicazione del metodo scientifico. Il Rapporto del dipartimento dell’Energia americano (Doe) che con un colpo di spugna ha cancellato la trentennale balla ecologista del cambiamento climatico d’origine antropica (rapporto di cui abbiamo qui riferito lo scorso 3 agosto) ha, com’era da attendersi, sollevato varie critiche da parte di chi quella balla ha, per trent’anni, sostenuto. Il che è un bene perché è così che funziona la scienza, intesa come metodo scientifico (unico senso che io do alla parola). E cioè: io, scienziato, avanzo una congettura e gli altri miei colleghi, con mia gioia, si prodigano per sconfessarla. Se la sconfessano, la congettura è cestinata. Se non la sconfessano, la congettura non diventa verità acquisita. Epperò, quanto più una congettura resiste agli attacchi, tanto più essa acquisisce «pezze d’appoggio» per qualificarsi come «teoria scientifica».Orbene, lo scorso 31 luglio, a firma di Maxine Joselow e Brad Plumer, il New York Times pubblicava un articolo di refutazione del Rapporto-Doe. Come ora vedremo, tutti gli argomenti avanzati falliscono l’obiettivo di refutazione e, di conseguenza, rafforzano la validità del Rapporto-Doe. Virgoletto le citazioni dalla «refutazione» del Nyt. 1 «Gli argomenti del Doe sono tipici di quelli che respingono il consenso scientifico»: qui abbiamo una duplice fallacia. Innanzitutto, siccome sugli argomenti del Doe v’è un consenso abbastanza vasto (si pensi ai 2.000 climatologi, geologi, geofisici, astrofisici affiliati alla Fondazione Clintel), si potrebbe parimenti dire che sono i detrattori del Rapporto-Doe a respingere un consenso scientifico. Inoltre, l’argomento del consenso scientifico è a priori fallace, giacché non è sul consenso che si decide tra due diverse congetture. 2 «Il Rapporto-Doe ha lo scopo di dar sostegno politico all’amministrazione Trump»: questa è una calunnia sconfessata dal fatto che gli autori del Rapporto-Doe sostengono le proprie convinzioni da decenni, prima ancora che Donald Trump «nascesse». Inoltre, uno degli autori era stato vice-ministro nell’amministrazione Obama.3 «Nel Rapporto si fa una scelta selettiva delle conoscenze»: a parte il fatto che il Rapporto-Doe è accompagnato da quasi 300 riferimenti bibliografici, l’accusa è formulata ma non è sostenuta da esempi sulle presunte omissioni e, come vedremo a breve, ove le omissioni sono denunciate, esse sono omissioni inventate.4 «Il rapporto-Doe è un attacco alla scienza»: un’altra accusa non sostenuta da esempi. Non si capisce dove sarebbe «l’attacco alla scienza». L’articolo del Nyt non chiarisce la propria affermazione. Avrebbero potuto ben scrivere: «Il Rapporto-Doe è pieno di bugie», senza però citarne neanche una.5 «La grande maggioranza dei climatologi concorda che la CO2 si sta accumulando in atmosfera, facendola riscaldare e facendo aumentare il rischio di uragani e onde di calore»: in realtà, anche il Rapporto-Doe concorda che si sta accumulando maggiore CO2 in atmosfera. Solo conclude che non si osserva, negli ultimi 50 anni, un aumentato rischio di uragani e onde di calore. E qui la parola «osserva» è cruciale, perché attiene ai «fatti» per come sono registrati e non ai timori ipotizzati. In particolare, si sono registrati negli ultimi decenni uragani che, per intensità e per numero, sono inferiori a quelli registrati nei decenni precedenti; e negli anni 1920-1940 si è registrato un indice di ondate di calore molto superiore a quello registrato negli anni 2000-2025. Insomma, ammesso e non concesso che quel rischio sia aumentato, la verità è che quei temuti eventi non sono aumentati né in numero né in intensità.6 «Uno degli autori del Rapporto-Doe ha ammesso che “il rapporto non è perfetto”»: qui il Nyt vuol veicolare il dubbio che gli autori non siano sicuri di quel che hanno scritto. Ma questo è l’atteggiamento dell’onesto uomo di scienza, aperto a ogni miglioramento e a ogni aggiustamento, se emergessero nuove evidenze. Al contrario, proprio i sostenitori della narrazione mainstream rifiutano ogni confronto e, come dicono spesso, «il dibattito è chiuso». 7 «Il Rapporto-Doe non nega che la CO2 riscaldi il pianeta e che tra gli effetti del riscaldamento v’è l’innalzamento del livello dei mari»: qui il Nyt vorrebbe veicolare un’altra «debolezza» del Rapporto-Doe, ove esso dà ragione alla narrazione tenuta per 30 anni. Il fatto è che non c’è alcun dubbio che la CO2 sia un gas-serra e che, senza la CO2, il pianeta sarebbe più freddo. Quel che il Rapporto-Doe contesta è che la CO2 antropica, che si aggiunge a quella naturalmente presente, sia di rilevanza sul clima ma è di gran beneficio per la vegetazione e per la resa dei raccolti. Naturalmente il Rapporto-Doe riconosce che v’è uno scioglimento dei ghiacci: ogni aumento delle temperature globali (qualunque sia l’origine, naturale o antropica) comporta un maggiore scioglimento dei ghiacci e, quindi, un aumento del livello dei mari.8 «Il Rapporto-Doe non accenna al fatto che il global warming può avere effetti negativi sulle rese di riso, soia e grano»: come nel punto 5 precedente (ove abbiamo confrontato il rischio con la realtà fattuale), anche qui si noti l’affermazione ipotetica che si evince da quel «può». La realtà fattuale è che se si confrontano i volumi dei raccolti di riso, soia e grano del 1950 e del 2000, questi ultimi sono stati da doppi a tripli rispetto ai primi.9 «Il Rapporto-Doe è stato messo insieme in due mesi (in realtà tre, ndr), invece quelli che esso contraddice sono stati prodotti in anni, da centinaia di scienziati»: la critica è molto debole, gli autori del Rapporto-Doe sono professionisti esperti del campo e conoscono da decenni le cose che hanno scritto nel Rapporto-Doe.: «Roger Pielke Jr. è un politologo che nel passato ha criticato i climatologi. Egli è ora un dirigente di un think-tank di conservatori»: questo Pielke non è tra gli autori del Rapporto-Doe e non si capisce perché è nominato. Il suo duplice peccato sarebbe l’aver manifestato apprezzamento per il Rapporto-Doe e di essere di posizione politica conservatrice. Chissà, forse il Nyt potrebbe incalzare: Franco Battaglia ha apprezzato il Rapporto-Doe, ma la sua opinione non conta perché scrive per La Verità.In conclusione, il tentativo di confutare il Rapporto-Doe è senz’altro un apprezzabile impegno ma, in questo caso, è miseramente fallito: il Rapporto-Doe ne esce rafforzato. È così che funziona il metodo scientifico.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 19 novembre con Flaminia Camilletti
Roberto Calderoli e Luca Zaia (Ansa)
Attilio Fontana e Luca Zaia siglano le pre-intese su Protezione civile, professioni, previdenza integrativa e sanità. Il Doge: «Subito 300 milioni agli ospedali». Roberto Calderoli: «Federalismo fiscale entro marzo o saltano 32 miliardi di Pnrr».
Diciotto novembre. Data storica. Un anno dopo l’intervento della Corte costituzionale che ha fermato, di fatto, l’entrata in vigore della legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, sono arrivate le prime storiche pre-intese tra i governatori di Veneto e Lombardia con il ministro degli Affari regionali su quattro materie: Protezione civile, professioni, previdenza complementare e gestione finanziaria della sanità. Nella Costituzione c’è scritto che sono 23 le materie che possono essere affidate in gestione alle Regioni, ma 15 sono «protette» dai Lep, ovvero bisogna fissare i Livelli essenziali di prestazione prima di procedere alla devoluzione. «Entro la legislatura», saranno fissati i criteri per i Lep ha annunciato Roberto Calderoli ieri mattina a Palazzo Balbi, la sede della Regione Veneto, durante la firma dell’accordo con Luca Zaia.
Imagoeconomica
Il nuovo ad dei francesi, Olivier Gavalda: «Seguiamo con grande attenzione le possibili opzioni di fusione». La Bce potrebbe concedere l’autorizzazione a salire oltre il 20% e arrivare al 29%. Il governo preferisce un’operazione Banco-Monte dei Paschi.
Crédit Agricole guarda al mercato italiano come elemento chiave della propria strategia di crescita. Il nuovo amministratore delegato Olivier Gavalda arrivato a maggio ha dichiarato di seguire «con grande attenzione» le possibili opzioni di fusione tra la controllata Crédit Agricole Italia e il gruppo Banco Bpm. La banca francese, che ha poco meno del 20% del capitale di Banco Bpm e potrebbe essere autorizzato dalla Bce a superare la soglia sensibile e arrivare fino al 29%, sta infatti collaborando con advisor come Deutsche Bank e Rothschild per esplorare una possibile fusione con il gruppo guidato da Giuseppe Castagna.
Sergio Mattarella e Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Garofani, consigliere di Mattarella, davanti a politici, funzionari e sportivi ha parlato della necessità di dare «provvidenziali scossoni» per evitare la vittoria del centrodestra. Bignami gliene ha chiesto conto ma invece della giustificazione dell’ex pd è arrivato un comunicato del Quirinale che vaneggia: «Attacco ridicolo». Ma qui di ridicolo c’è solo il tentativo di mettere il bavaglio al nostro giornale.






