2019-01-07
Alberto Brambilla: «Dico no alla pensione di cittadinanza. Aiuta evasori e mafiosi»
L'esperto: «Considero finito il ruolo di consigliere del governo. Il reddito di cittadinanza? Escluso che possa partire ad aprile».«Il reddito di cittadinanza ad aprile non partirà. È matematicamente impossibile». Alberto Brambilla è uno dei massimi esperti italiani di welfare. Brianzolo di Merate, è presidente del centro studi Itinerari previdenziali, estensore del programma della Lega sulle pensioni e consulente economico di Palazzo Chigi. Prima di Natale ha scritto una lettera alla Presidenza del Consiglio, per denunciare gli eccessi di assistenzialismo contenuti nelle misure bandiera del governo in materia economica. Cosa ha sentito il bisogno di scrivere ai vertici del governo?Sì alla flessibilità sulle pensioni. Qualche ipotesi utile sul reddito di cittadinanza. Assolutamente no alla pensione di cittadinanza. Occorre incentivare occupazione e innovazione, senza dimenticarsi dell'equità. Le hanno dato retta?Non ho avuto riscontri. Per quanto mi riguarda, considero risolto il mio ruolo di consigliere economico. Stiamo trasferendo troppe risorse dal lavoro all'assistenza?Nel 2008 lo Stato centrale trasferiva 60 miliardi per assistenza sociale attraverso l'Inps. Oggi siamo a 115 miliardi. A questa cifra dobbiamo aggiungere, sulla base delle indicazioni della Ragioneria di Stato, la spesa assistenziale degli enti locali e lo 0,8% del Pil per il sostegno alla casa. Alla fine il monte spesa totale per l'assistenza sociale sfiora i 130 miliardi, quando la spesa per le pensioni autentiche, cioè quelle sostenute dai contributi, è di 160. Così il sistema non regge.Eppure l'Istat certifica che 5 milioni di famiglie vivono in condizioni di povertà. Ma già dieci milioni di italiani stanno ricevendo integrazioni sul reddito. Oggi abbiamo persone che ricevono 480 euro dall'Inps, godono di affitto calmierato, sussidi regionali, aiuti in denaro o beni dal servizio sanitario, e magari la tesserina del sindaco per avere i mezzi pubblici gratuiti. Ovviamente non diventano milionari, ma possono arrivare a 900 euro al mese di benefici complessivi. E, quel che è peggio, lo Stato non lo sa. Perché non lo sa?Perché i dati della periferia non sono collegati con il centro. Nel 2012 come presidente del Nucleo valutazione della spesa previdenziale ho collegato tra loro tutte le casse previdenziali privatizzate: bisognava andare oltre agganciando al sistema i numeri degli enti locali, ma non si è mai proceduto. Per dire: nelle province autonome di Trento e Bolzano piovono supplementi pensionistici, benefit, case. A Milano i soldi per l'assistenza vanno a bilancio nelle spese per il personale, quelle per il cibo nel paragrafo dei materiali di consumo. Ci sono almeno 40 forme di assistenza che andrebbero censite, razionalizzate e verificate. Il reddito di cittadinanza è a rischio brogli?Il reddito di cittadinanza si può fare, a condizione di avere un'anagrafe dell'assistenza che ci indichi chi davvero ne ha bisogno. E che ci consenta di fare effettivi controlli incrociati con regioni e comuni per evitare separazioni fittizie. La dichiarazione Isee non fornisce garanzie?La guardia di finanza ha verificato che le dichiarazioni Isee al fine di ottenere l'esenzione del ticket o per accedere agli alloggi popolari sono fasulle in 6 casi su 10. È un criterio che potrà funzionare in Germania, non certo da noi, che abbiamo un livello di evasione e sommerso fuori controllo. Guarda caso, le zone in cui viene registrata più povertà sono quelle dove domina la criminalità organizzata e il lavoro nero. E allora quale criterio dovremmo adottare?Semplifichiamo le regole. Controlliamo le persone giuste. Quando un soggetto arriva a 35 anni e non ha ancora fatto nessuna dichiarazione dei redditi, l'Agenzia delle Entrate potrebbe occuparsi di lui anziché rompere le scatole a chi ha dichiarato cento anziché centodue. Invece il 90% del lavoro dell'Agenzia delle Entrate consiste in ritorsioni contro coloro che fanno il loro dovere. Magari non del tutto, ma lo fanno. Torniamo al reddito di cittadinanza. L'idea è quella di assumere 4 mila «tutor» per orientare il percettore di reddito tra le offerte di lavoro e velocizzare le procedure. Qui spalanco le braccia dallo sconforto. Li ha visti Di Maio i centri per l'impiego? Spesso non dispongono neanche di connessione internet. Mancano i mezzi, i locali, le professionalità. Si va verso un meccanismo di incentivi alle imprese che assumeranno i beneficiari del reddito. Questa è un'ipotesi che ha una certa logica. Però per rafforzare gli incentivi e creare la banca dati ci vorranno comunque almeno dieci mesi. E poi l'importante è rivolgersi alle aziende sane e dinamiche, senza farsi ammaliare dalle decontribuzioni, che nel passato non hanno fatto salire l'occupazione neanche di mezzo punto. Anche la pensione di cittadinanza rischia di finire a chi non se la merita? Con quella andremmo a premiare gli evasori. E i mafiosi. È chiaro che gli appartenenti alle quattro principali organizzazioni malavitose non danno il foglio paga ai loro picciotti. Teniamo presente che al Sud il 60% delle pensioni di vecchiaia sono integrate dallo Stato. I maggiori beneficiari delle pensioni basse e assistenziali sono i furbi che sfruttano il lavoro nero e l'economia illegale. Dunque chiediamoci chi stiamo aiutando. Sta descrivendo un paese di furbi…I numeri dicono che siamo ultimi per occupazione e sviluppo, ma primi per incidenza della malavita, debito pubblico, sommerso, gioco d'azzardo, maghi e fattucchiere. Una parte della povertà, poi, dipende anche da carenze educative. Il 70% della spesa sanitaria è destinata a curare malattie croniche, per metà dovute a mancanza di educazione alimentare e salutistica. Corsa contro il tempo anche per quota 100. Dopo il decreto, l'Inps dovrà mettere a punto le modalità di erogazione. Partiremo nei tempi previsti?L'Inps eroga 1 milione di nuove prestazioni all'anno, tra previdenza e assistenza. Dopo il decreto arriveranno circa 300 mila domande per accedere a quota 100. Chi conosce la macchina sa che è impossibile accontentare subito tutti. Ci sarà un tale ingorgo che bisognerà fare delle scelte.Quali?Abbiamo una grande quantità di ingabbiati a quota 106-107-108. Gente con 66 anni di età e 42 di contributi. Nel primo quadrimestre la precedenza spetta a loro. Nella seconda parte dell'anno possiamo occuparci dei pensionati fino a quota 103, e l'anno prossimo passeremo agli altri. La quota 100 non può avere un trattamento privilegiato rispetto a situazioni più sfortunate. Il governo prevede di risparmiare più di 2 miliardi con il taglio delle indicizzazioni: la rivalutazione sarà completa solo per i trattamenti fino a 3 volte il minimo.Gli ultimi esecutivi hanno trattato i pensionati come un bancomat. Auspicavo che il governo del cambiamento potesse comportarsi diversamente. Si va a colpire la classe dirigente, quella che versa tasse e contributi, per avvantaggiare categorie che non hanno così tanto contribuito. Anziché premiare il senso del dovere e il merito, assistiamo a un trasferimento forzoso di risorse dal lavoro all'assistenza, e dal Nord al Sud.Anche il taglio delle pensioni d'oro non la convince?Taglio? Chiamiamolo furto. Chiunque abbia una pensione alta se la vedrà decurtata, senza andare a vedere quanto ha versato, senza considerare l'aspettativa di vita e una giusta proporzionalità. E aggiungo che questo taglio, durando cinque anni, contravviene ai parametri fissati dalla Corte Costituzionale. Insomma, prestiamo attenzione alla caccia alle streghe.Sarebbe a dire?Individuo in queste misure retroattive un certo odio sociale, indirizzato verso le pensioni e i redditi alti. Domani mi immagino Di Battista che scende in piazza contro chi possiede tre case: perché non regalarne una a chi vive sui marciapiedi? Dopodomani arriveranno ai conti correnti. Non alimentiamo lotte sociali, in un paese già fragile. Che rischi intravede?In Italia il 60% di tutta l'Irpef viene pagata da un 12% di cittadini. Silenziosi, non protestano mai. Se iniziano loro a farsi girare le scatole seriamente, mi chiedo dove troveremo i soldi per andare avanti. Del resto, ogni campagna elettorale è fatta di promesse economiche. Da 20 anni facciamo promesse di spesa creando debito. Persino Giuseppe Mazzini nel 1860 diceva che quando un politico inizia a parlare di povertà senza sacrifici, quello è il momento di drizzare le antenne. Vale anche per le prossime europee. Sarà lei il prossimo presidente dell'Inps?No grazie. Ho altro da fare che mi regala grandi soddisfazioni.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)