2025-09-20
Altro autogol: 19° giro di sanzioni a Putin
Ursula von der Leyen (Ansa)
Bruxelles propone di anticipare a gennaio 2027 lo stop all’import di Gnl di Mosca, con il rischio di prezzi del gas maggiori e di usare beni congelati agli oligarchi per finanziare Kiev. Giancarlo Giorgetti prudente: «Valutare bene i limiti legali e reputazionali».Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni alla Russia è pronto per essere varato dall’Unione europea. Mancava, in effetti, un’altra serie di provvedimenti che dovrebbero colpire sulla carta l’economia di Mosca ma che in realtà si sono rivelati un boomerang in certi casi. Prendiamo ad esempio il petrolio: quello degli Urali dovrebbe essere venduto al massimo a 60 dollari al barile. Ecco, il prezzo di ieri è attorno a quota 63, un po’ sotto il Brent. Ciò ha portato i Paesi asiatici a diminuire l’acquisto di greggio russo, ma non per le sanzioni europee, semmai perché proprio grazie al forte aumento della produzione deciso dall’Opec le quotazioni dell’oro nero sono scese e alla fine, ad esempio all’India, conviene comprare quello americano con buona pace di Donald Trump. Tuttavia, non contenta, Ursula von der Leyen vuol portare il limite di prezzo a 47,6 dollari per il petrolio di Vladimir Putin. In più Rosneft e Gazprom Neft saranno «soggette al divieto totale di transazioni», mentre saranno congelati i beni sul territorio europeo a «raffinerie, commercianti di petrolio e società petrolchimiche nei Paesi terzi, compresa la Cina». Nella lista nera dell’Ue finiscono infine altre 118 navi della flotta fantasma con cui il Cremlino aggira le sanzioni sul greggio. Altro autogol dai precedenti pacchetti sanzioni: il gas. Andiamo a guardare il prezzo del metano, un tempo la materia prima più fornita da Mosca all’Europa: da settimane il valore del Ttf ad Amsterdam è tra i 30 e 35 euro per Megawattora. Molto più basso rispetto ai picchi di giugno quando scoppiò la guerra lampo Israele-Iran, ma pur sempre il doppio nei confronti dei prezzi pre guerra in Ucraina. La Ue però tira dritto. Nuovo giro di sanzioni. Energia, banche e criptovalute. Nel 19° pacchetto alla Russia c’è tutto quello che la Von der Leyen aveva anticipato pochi giorni fa al presidente Trump, a partire dal cambio di marcia verso l’abbandono del gas naturale liquefatto di Mosca. «Negli ultimi mesi la Russia ha dimostrato tutto il suo disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale», ha affermato la leader Ue. Ha però dimostrato anche di non andare in recessione. Nel 2023 il Pil russo è cresciuto del 3,6%, sostenuto dalla spesa militare e dall’export energetico. Nel 2024 abbiamo assistito anche a performance analoghe. Solo ultimamente la crescita è calata a +1,1% tra aprile e giugno. Sempre meglio dell’Eurozona, scivolata a +0,2% se prendiamo lo stesso periodo di rifermento. Ha senso proseguire sulle sanzioni dunque? Se «le minacce alla nostra Unione aumentano, noi rispondiamo aumentando la pressione», ha proseguito Von der Leyen. Alla fine, la stretta sugli import energetici dalla Russia arriva: «È ora di chiudere il rubinetto. Siamo pronti a farlo. Abbiamo risparmiato energia, diversificato le forniture e investito in fonti a basse emissioni di carbonio come mai prima d’ora», ha assicurato la leader rivelando il divieto di importazione di Gnl russo a partire dal primo gennaio 2027. Un anno prima dunque, rispetto al calendario previsto da RePowerEu. Sono otto i Paesi membri dell’Unione europea che ancora importano gas russo: Belgio, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovacchia e Ungheria. A questi ultimi tre Paesi arriva attraverso il gasdotto Turkstream. E per ammorbidire Budapest, scrive il Financial Times, Bruxelles starebbe valutando di sbloccare 560 milioni di fondi comunitari. Insomma, per il via libera alle sanzioni si prova a convincere Viktor Orbán in tutti i modi anche se non è tanto volenteroso.Non è finita. Vengono prese di mira le criptovalute per la prima volta e le banche che permettono pagamenti alternativi russi. In tema soldi sempre la Von der Leyen ha annunciato che «presto» la Commissione europea presenterà una proposta per l’utilizzo dei profitti generati dagli asset russi congelati in Ue per finanziare la spesa militare dell’Ucraina. E ha lanciato una sorta di appello ai governi nazionali: «Conto ora su di voi per un’adozione rapida del pacchetto». Ecco, non tutti però sono d’accordo. «Valutiamo con attenzione la proposta europea, ben coscienti dei limiti legali. Siamo stati protagonisti degli Era Loans e dunque conosciamo bene quali sono i limiti legali e reputazionali della vicenda», ha puntualizzato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Come dire: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mar… Nero.
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
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