2021-04-27
Dibba e i debiti tolgono il sonno a Giuseppi
Nessuna marcia indietro di Davide Casaleggio sugli arretrati da incassare: la merce di scambio sono i dati degli scritti a Rousseau. L'ex premier cerca spazio attaccando Matteo Salvini sulle riaperture. E il sottosegretario Giancarlo Cancelleri stronca Beppe Grillo: un video indegno.Dalla Transizione alla transazione. Il percorso politico di M5s in questo scorcio di legislatura, che il garante sempre più precario Beppe Grillo è riuscito a inserire a forza nello schema del governissimo, giustificandolo con la nascita del nuovo dicastero per la Transizione ecologica, rischia di impantanarsi mortalmente su una questione di vile denaro.A 48 ore dal proclama del leader in pectore Giuseppe Conte sulla via maestra per rifondare il Movimento a sua immagine e somiglianza, infatti, sta emergendo una serie di problemi politici, organizzativi e giudiziari che, sommati a quello del conquibus da versare a Davide Casaleggio e alla sua Rousseau, compongono un quadro ai limiti del catastrofico. Perché se è vero che per portare a compimento gli Stati generali ci sono voluti, complici lo stallo politico e la lotta fratricida tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e l'irruzione della pandemia, un bel po' di mesi, per far partire l'era pentastellata a trazione contiana si rischia di arrivare alle calende greche. E il malumore per un limbo che dura ormai da quando Di Maio lasciò la carica di capo politico (con l'intenzione di tornarci quando le acque si fossero calmate) a beneficio del gregario Vito Crimi, è sempre più malcelato e rischia di deflagrare.Le questioni all'ordine del giorno sono tante, e si accumulano col passare delle ore: a partire dal fatto che l'Associazione Rousseau sembra avere il coltello dalla parte del manico dal punto di vista economico, agitando la spada di Damocle della mancata consegna dei dati sugli iscritti a M5s (che determinerebbe di fatto la paralisi organizzativa) nel caso le offerte a copertura dei crediti vantati non fossero ritenute soddisfacenti. Ieri la mossa di Casaleggio jr è stata quella di salutare e ringraziare con affetto i vecchi referenti della piattaforma Rousseau targati M5s (tra cui la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano) per annunciare che «i futuri referenti di funzione non saranno individuati all'interno di una determinata e specifica formazione politica, ma saranno cittadini impegnati nel portare avanti progetti di cittadinanza attiva». Ben sapendo che si tratta di una macchina rodata, e che la privazione di una piattaforma operativa, in questo frangente, complica e non di poco l'agibilità politica del Movimento, ma anche che la marcia della nuova piattaforma «laica» procede in parallelo con quella del nuovo manifesto «ControVento», il cui appeal politico per i parlamentari che non hanno gradito il blitz del tandem Conte-Grillo, è in ascesa.I malpancisti (si parla di 30/40 persone), infatti, potrebbero saldarsi con chi le valigie già le ha fatte, come quelli che hanno dato vita alla nuova componente di transfughi grillini che non hanno votato la fiducia a Draghi («L'Alternativa c'è») e incoronare dopo l'estate Dibba come anti Conte. Poi c'è la questione delle elezioni amministrative, col Movimento decisamente isolato e in ritardo sulla questione delle alleanze, a fronte del segretario del Pd Enrico Letta che incalza su governo ed europeismo, acquisendo un vantaggio nella partita della leadership del futuro centrosinistra nei confronti dell'«anatra zoppa» Conte. L'ex Avvocato degli italiani, da parte sua, cerca di uscire dall'impasse insistendo sul profilo istituzionale e attaccando la Lega: con un post su Facebook pubblicato ieri pomeriggio, infatti, ha prima rivendicato l'opzione governista di M5s, per poi criticare l'atteggiamento a suo avviso ambiguo di Matteo Salvini sul Dl riaperture: «Cosa faranno», ha scritto «i ministri leghisti? Si accoderanno ad apporre le proprie firme alla iniziativa propagandistica contro il coprifuoco lanciata ieri dal loro leader di partito, oppure si dissoceranno? Immagino che tutti i cittadini vorrebbero idealmente firmare non solo contro il coprifuoco, ma contro tutte le limitazioni e le sofferenze che questa pandemia ci sta procurando. Ma forse, prima di tutto, i cittadini pretendono dai propri governanti trasparenza e correttezza. Bisogna scegliere da che parte stare:», ha concluso «se da quella di chi soffia sul fuoco o da quella di chi si rimbocca le maniche per spegnere l'incendio».È verosimile, però, che con le incertezze politiche, quelle sulla votazione del nuovo Statuto, l'insoddisfazione degli eletti meridionali per le risorse accordate al Sud nel Recovery (con annessa riunione tumultuosa) e le tossine non ancora assorbite del video di Grillo a difesa del figlio, l'incendio Conte debba spegnerlo in casa sua. Anche perché, sulla vicenda Grillo, stanno uscendo allo scoperto sempre più esponenti, anche di rilievo, del Movimento che manifestano apertamente la propria indignazione: clamorosa, da questo punto di vista, la presa di posizione del sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri: «Beppe Grillo che conosco io», ha detto «non avrebbe mai fatto quel video. Purtroppo ha sbagliato in quel commento sui tempi della denuncia, non si possono contare i minuti quando si tratta di una donna violentata».
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
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