2020-06-04
Di nuovo agli arresti De Gregorio. Nel 2008 fece cadere il governo Prodi
Sergio De Gregorio (Ansa)
Le accuse sono di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. Il gip di Roma: «Caratura criminale e scaltrezza eccezionali».Che «Sergione», come lo chiamano gli amici, avesse conoscenze internazionali un po' ovunque era risaputo. Che avesse messo su una lavanderia industriale per ripulire all'estero soldi estorti a baristi e a titolari di attività commerciali, invece, è una scoperta. A leggere le carte dell'accusa sarebbe stato lui a tirare le fila di quello che i magistrati della Procura antimafia di Roma definiscono un «sistema illecito»: Sergio De Gregorio, ex direttore del quotidiano L'Avanti!, ex senatore dell'Italia dei valori poi passato al Pdl, è stato raggiunto ieri mattina da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere insieme ad altre otto persone (una delle quali è latitante all'estero). Estorsione, riciclaggio e auto riciclaggio i reati contestati. Il gip Antonella Minunni, nell'ordinanza con cui lo ha privato della libertà, non usa giri di parole per descrivere l'escalation del giornalista dello scoop più puzzolente degli ultimi 40 anni (fu lui a intervistare Tommaso Buscetta in crociera nel 1995) con una successiva carriera in Parlamento e un'inchiesta sulla compravendita di senatori per far cadere il secondo governo Prodi sulle spalle (una vicenda che è valsa a lui, a Valter Lavitola e a Silvio Berlusconi un processo per corruzione, che si è chiuso con la prescrizione, portato avanti dalla magistratura napoletana). Per la toga, De Gregorio «ha una caratura criminale e una scaltrezza davvero eccezionali». E che fosse scaltro era noto. Come era nota anche una certa esperienza con le accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Roma. Nel 2008 era stata la Procura antimafia di Reggio Calabria a indagare il senatore per riciclaggio (era accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa), perché, si ritenne all'epoca, che in qualità di presidente della commissione Difesa, avesse trattato la svendita di alcune caserme a prestanome della 'ndrangheta. Furono gli stessi pm però a chiedere l'archiviazione qualche mese dopo.L'anno prima era finito nei guai a Napoli, dove era stato iscritto per riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nell'appartamento di un contrabbandiere la Finanza trovò un suo assegno. Si risolse tutto velocemente perché quell'assegno, fu spiegato, era a garanzia di prestiti ottenuti dal contrabbandiere. E, infatti, quando nelle intercettazioni racconta al telefono alcune delle sue peripezie, sembra uno che di esperienza ne ha da vendere: «Io là l'ho fatto e quindi voglio dire... mi carico le responsabilità... Però poi il gioco delle responsabilità ha un limite perché quello, più quello, porta al problema sicuro». Gli interlocutori sono i suoi collaboratori, arrestati pure loro, Antonio Fracella e Vito Frascella (entrambi ex appartenenti alla marina militare). De Gregorio i guai giudiziari li prevedeva: «Io già adesso sono convinto che qualche piccolo problema lo prenderemo per carità.. ce lo andiamo a spicciare... Non voglio fare il pessimista per carità». Ed ecco perché l'accusa lo definisce uno «stratega», sempre pronto «a sistemare le cose»: «È lui che risolve le questioni sorte all'interno della banda e che suggerisce ogni volta le strategie difensive».In una altra conversazione dice: «Io non ho cacarelle o prudenze, ne ho avuti 100 tutti assieme e tu non sai quanto ti entrano fino alle mutande e quante giustificazioni devi dare della tua vita, mi auguro che non capiti mai a nessuno di voi, ma ti assicuro che averne 100 addosso è stata un'esperienza non da poco e quando entrano se ne vanno dopo due anni... È per colpa loro se ho perso un gruppo da 76 milioni di euro, capisci?». Gli investigatori ritengono che per giustificare il flusso di denaro De Gregorio avesse elaborato una articolata strategia difensiva, emersa dalle intercettazioni telefoniche, con Giuseppina De Iudicibus, amministratore unico della società Ittica italiana (arrestata). L'ex senatore teneva già la difesa in tasca quando suggerisce una versione dei fatti che vedeva la commercialista Michela Miorelli (arrestata) interessata all'apertura in Portogallo di un allevamento di pesce attraverso la società Ittica Italiana, per la quale si sarebbe avvalsa della sua consulenza. Le somme di denaro, svelano ora i magistrati, secondo la versione di De Gregorio sarebbero servite per le spese e i viaggi in Portogallo effettuati per verificare la fattibilità dell'affare, che poi sarebbe saltato. Ma a leggere le accuse era riciclaggio. E, per questo, le quote di cinque società sono state sequestrate: la Apron, la Italia Global Service, la Pianeta Italia, la Italia comunicazione (società che gestiva il magazine online Pianeta Italia news, periodico che all'epoca dei fatti era diretto da Maria Palma, moglie di De Gregorio) e la Ittica italiana. Il gip ha disposto il sequestro per equivalente anche di 470.700 euro ritenuti provento dei reati ai quali De Gregorio sembra essersi abbonato: «autoriciclaggio e riciclaggio».
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