
Per il ministro dello Sviluppo economico «le proposte di Arcelor Mittal sono insoddisfacenti». L'obiettivo è ottenere più soldi per le bonifiche e ridurre gli esuberi. E a Paolo Gentiloni dice: «Chi c'era prima non parli».Luigi Di Maio lo aveva annunciato in campagna elettorale e ora che è ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali continua con la linea dura. Ieri, al termine di un tavolo di confronto sull'Ilva durato due ore, che ha visto la partecipazione di 62 tra enti locali, rappresentanti aziendali, sindacati e associazioni ambientaliste, non ha avuto dubbi: sulla proposta di Arcelor Mittal restano molte criticità. Il ministro ha confermato la richiesta di «miglioramenti sul piano ambientale e occupazionale» alla controparte, ribadendo il lavoro in parallelo per valutare la regolarità della gara. Di Maio si è infatti detto pronto a «portare tutte le carte in Procura» se dovessero emergere gravi irregolarità che potrebbero costituire una responsabilità «senza precedenti» per il passato governo. Dal canto suo, Arcelor Mittal ha dichiarato che si impegnerà a raggiungere, entro il 2023, «una riduzione delle emissioni di Co2 per tonnellata di acciaio liquido pari al 15%, rispetto ai dati del 2017». Il piano prevede anche l'impegno, per il periodo successivo alla durata del piano industriale, a mantenere la produzione dell'acciaieria a ciclo integrato a un livello non eccedente il limite degli 8 milioni di tonnellate di acciaio liquido all'anno. «Gli impegni aggiuntivi superano di gran lunga i termini del contratto del 2017 firmato dal gruppo con il governo Italiano per il contratto di affitto e acquisto di Ilva», spiega una nota di Arcelor Mittal. «Questi impegni saranno formalizzati firmando un addendum al contratto, in base a un testo già definito dopo l'accettazione da parte di Arcelor Mittal di tutte le parti sostanziali delle controproposte dei commissari straordinari». Il colosso dell'acciaio dunque si è mostrato disposto a trattare, ma per Di Maio i passi in avanti fatti non sembrano sufficienti. Il vicepremier, continuando a riferirsi all'esecutivo Gentiloni, ha ribadito il suo pensiero su chi l'ha preceduto: «Accettiamo tutti i consigli, ma se qualcuno mi deve fare la morale dopo avermi lasciato una situazione come questa, respingo al mittente questo modo di discutere». Con l'incontro di ieri, ha spiegato il ministro pentastellato, «si passa da un metodo in cui il mio predecessore firmava con Arcelor Mittal senza neanche dirlo ai sindacati, a un metodo che permette a tutti di confrontarsi direttamente», in uno slogan enunciato al termine del tavolo: «un cambio di passo».«Io non aderisco a quell'idea politica», ha proseguito il vicepremier, «per cui bisogna fare tutto per liberarsi dell'Ilva e la regaliamo al primo acquirente che passa. Voglio vederci chiaro fino alla fine. Mi sono letto 23.000 pagine e ho avuto ragione perché ho trovato delle criticità».Una soluzione è quindi ben al di là dall'essere trovata. Da un punto di vista strettamente operativo la questione viene rimandata a un nuovo tavolo tra azienda e sindacati che si potrebbe rimettere all'opera già oggi. Nel frattempo Di Maio ha annunciato una «disclosure (l'intenzione di rivelare qualche informazione, ndr) pubblica dei documenti che sono stati presentati da Arcelor Mittal con le proposte sul piano occupazionale e ambientale, così che tutto il mondo scientifico sia in grado di analizzarle».«Ci aspettiamo che con questo nuovo piano ambientale», ha dichiarato il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, «ci siano anche anticipazioni del piano industriale e soprattutto ci aspettiamo che nel nuovo piano industriale si azzerino gli esuberi».«Nel merito della questione ambientale», spiega il segretario confederale Ugl, Salvatore Muscarella, «dobbiamo ritenerci soddisfatti nel notare che gli ulteriori passaggi richiesti dallo stesso ministero sono stati accolti nel piano illustrato dal responsabile dell'Ancelor Mittal. Non così, purtroppo, per quanto riguarda invece il piano occupazionale, relativamente al quale non è stato fatto alcun cenno, nonostante le richieste delle parti sindacali presenti al tavolo».In realtà, sebbene i sindacati si lamentino e si mostrino molto preoccupati, la strategia di Di Maio è piuttosto chiara. Intimorire Arcelor Mittal affinché riduca il più possibile il numero degli esuberi. Il ministro grillino sa bene che i lavoratori dell'Ilva non possono permettersi di perdere questo treno. Per cui sta tirando la corda più che può, nella speranza di ottenere il massimo possibile.
Friedrich Merz ed Emmanuel Macron (Ansa)
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