2018-04-13
Salvini fa il leader e apre ai grillini, ma Berlusconi li insulta. Di Maio non si sposta: «Mai con Forza Italia»
Anche il leader 5 stelle dice no all'intervento in Siria. Chiude al Pd, parla di «sinergie» con Matteo Salvini ma si attacca alla «battutaccia» del Cav: «Senza un suo passo di lato niente governo». E affida al professore vicino al Quirinale e a Sabino Cassese il compito di vagliare i programmi.Silvio Berlusconi intanto si riprende la scena. E il centrodestra rilancia lo spirito di Pratica di Mare sull'asse Stati Uniti e Russia.Lo speciale contiene due articoliLuigi Di Maio, a furia di insistere con la politica dei due forni, rischia di finire cotto. È questa la sensazione che si avverte, al termine di una giornata di consultazioni densissima di elementi interessanti. Il M5s si ritrova alle prese con la solitudine dei numeri primi: il 32% ottenuto lo scorso 4 marzo non basta a realizzare il sogno di Giggino da Pomigliano d'Arco, ovvero quello di diventare premier. Il centrodestra, seppure alle prese con divisioni interne tutt'altro che ricomposte, regge: Matteo Salvini non intende derogare dal principio di un presidente del consiglio della Lega e non vuole rompere la coalizione di centrodestra. L'opposizione ai «governisti a tutti i costi», ovvero al cerchio magico di Luigi Di Maio, monta all'interno del M5s.Il leader dell'ala ortodossa, Roberto Fico, è stato tutt'altro che ingabbiato: nella nuova veste di presidente della Camera continua a rappresentare un punto di riferimento importante per chi, all'interno del M5s, non ha nessuna intenzione di sacrificare la propria credibilità politica (e il relativo consenso elettorale) sull'altare delle ambizioni personali di Di Maio e dei suoi fedelissimi. L'attacco di due giorni fa a Silvio Berlusconi da parte di Alessandro Di Battista è stata una stilettata diretta verso Di Maio, accusato dai suoi oppositori interni di essere disposto a qualunque compromesso pur di diventare presidente del Consiglio.La battuta di Silvio Berlusconi ai giornalisti è stata interpretata come un vero e proprio sberleffo da una parte del M5s: «Mi raccomando», ha detto Berlusconi, «fate i bravi e sappiate distinguere i veri democratici da chi non conosce l'abc della democrazia». Di Maio e i capigruppo del M5s, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, hanno aspettato mezz'ora, terminato il colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, prima di presentarsi davanti ai giornalisti. Non sapevano, semplicemente, cosa dire. Come reagire alle porte sbattute in faccia da Silvio Berlusconi e anche da Maurizio Martina, il segretario reggente del Pd, che due ore prima, dopo l'incontro con Mattarella, aveva a sua volta confermato il «no» dei dem a un'alleanza con il M5s.Concluso il lunghissimo conciliabolo post consultazione, Di Maio si è presentato davanti alle telecamere dimostrando la debolezza della sua posizione: ha parlato più di Salvini e Berlusconi che del M5s. «Abbiamo proposto a Lega e Pd», ha detto Di Maio, «una soluzione basata su un contratto alla tedesca. Devo dire che ho apprezzato l'apertura da parte di autorevoli esponenti del Pd ma è chiaro che in questo momento il Pd è fermo su posizioni che non aiutano». Spento il primo forno, Di Maio ha cercato di rinfocolare l'altro: «È inutile dire», ha proseguito Di Maio, «che con la Lega c'è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere operativo il parlamento immediatamente, eleggendo i presidenti delle camere e quelli delle commissioni speciali. C'è sinergia anche tra i nostri gruppi. Ma è chiaro», ha proseguito, «che prendiamo atto ancora una volta che la Lega ci sta proponendo lo schema del centrodestra che è un ostacolo a un governo di rinnovamento del Paese. Noi non riteniamo assolutamente possibile un governo con il M5s e Forza Italia. Berlusconi dovrebbe fare un passo di lato, oggi ci ha rivolto una battutaccia che dimostra che il centrodestra non è compatto e che lui pensa al Pd». «La Lega», ha aggiunto Di Maio, «sta dicendo due cose: o che vuole fare un governissimo che non ci vede assolutamente d'accordo o che vuole tornare al voto».Le speranze di Di Maio di diventare premier sono dunque legate a una sola formula: Salvini molla Berlusconi, diventa il capo di un partito del 17% e non più di una coalizione del 37%, e quindi accetta di fare la stampella del M5s al governo. Il problema è che Di Maio si sta muovendo come un elefante in una cristalleria. Con i suoi interventi continui, destinati secondo lui a spaccare il centrodestra, in realtà lo rafforza. Non solo: Di Maio ieri ha annunciato di aver conferito a Giacinto Della Cananea l'incarico di mettere a confronto i programmi di M5s, Lega e Pd, per trovare convergenze. Della Cananea, gradito a Sergio Mattarella, docente di diritto amministrativo europeo presso I'Università di Roma Tor Vergata, componente del consiglio di presidenza della Corte dei Conti, allievo di Sabino Cassese, già consulente di enti locali, regioni, e dello stesso Cassese quando era ministro, è il simbolo di quelle élite che con il rinnovamento non hanno nulla a che fare. Fan dell'asse franco-tedesco, lo ritroviamo anche nel comitato scientifico centro studi dell'Istituto affari internazionali. Insomma, Di Maio si è affidato a un emblema dell'establishment internazionale. Quell'establishment che il M5s ha sempre sostenuto di voler combattere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/di-maio-non-si-sposta-mai-con-forza-italia-2559397263.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="berlusconi-show-incalza-salvini-e-insulta-i-grillini" data-post-id="2559397263" data-published-at="1757902115" data-use-pagination="False"> Berlusconi show, incalza Salvini e insulta i grillini Con la bonaria solennità del nonno che siede a capotavola al pranzo di Natale, Silvio Berlusconi ha riconquistato il centro. Non è ancora chiaro di cosa, probabilmente non della coalizione, certamente della scena. Dopo tre settimane trascorse in difesa, il Cavaliere torna ad essere protagonista assoluto e attira su di sé tutte le attenzioni nella seconda visita al Quirinale del centrodestra. Parla prima, parla a gesti durante, parla dopo con una frase caustica («Fate i bravi, sappiate distinguere chi è democratico da chi non conosce l'abc della democrazia», sibila a Luigi Di Maio), destinata a creare sconquassi. Il centrodestra si conferma unito, almeno davanti alle istituzioni, e l'accordo Lega-5 stelle segna il passo. Doveva essere la giornata di Matteo Salvini, unico deputato ad avere voce in nome di tutti dopo il colloquio con Sergio Mattarella, invece il fondatore di Forza Italia gli ruba il palcoscenico da consumato attore. Lo fa come portavoce, annunciando: «Adesso parlerà Salvini e darà attenta lettura alle parole del comunicato congiunto, perché su queste parole abbiamo discusso abbastanza». È un Berlusconi in gran forma, con il capello color asfalto, quello che si piazza a fianco del leader leghista e, come un direttore d'orchestra, sottolinea con una mimica facciale e un gesticolare da fuoriclasse della comunicazione il detto e il non detto. «Abbiamo fiducia nella saggezza e nell'equilibrio del presidente della Repubblica a cui abbiamo rappresentato una serie provvedimenti che gli italiani aspettano», spiega Salvini. «Sono provvedimenti che gli italiani ci chiedono e su cui abbiamo voglia di cominciare a lavorare: la riduzione delle tasse, il lavoro per i giovani, la lotta alla povertà, la riforma delle pensioni, il sostegno alle popolazioni terremotate, il contrasto alla criminalità, una ferma opposizione all'immigrazione clandestina, la riforma della giustizia, la liberazione dall'oppressione burocratica; la pace e la sicurezza nel Mediterraneo, tema particolarmente delicato per quello che sta accadendo in queste ore». Berlusconi resta impassibile sulla riforma della giustizia, che ha sempre contrastato.Il leader della Lega prosegue con due sottolineature importanti. La prima sulla premiership, che apre la porta a Giancarlo Giorgetti: «Siamo disponibili alla nascita di un governo di alto profilo e di lunga durata e con una personalità indicata dalla Lega». La seconda sulla crisi in Siria e la voglia di una parte dell'Occidente di menare le mani: «Pur ribadendo la nostra lealtà alla Nato siamo fermamente contrari a ogni iniziativa unilaterale». Il centrodestra rilancia lo spirito di Pratica di Mare, quel capolavoro di diplomazia berlusconiana che portò dalla stessa parte del tavolo l'amministrazione americana e Vladimir Putin. Salvini è contrario alle fughe in avanti, non si fida dei dossier sbandierati da Emmanuel Macron e non intende cadere nella trappola di un suo predecessore all'Eliseo, Nicolas Sarkozy, che fece il gioco delle tre carte in Libia. Più tardi andrà oltre, sostenendo che «senza il pieno mandato dell'Onu nessuna operazione militare può essere intrapresa, neppure la concessione dell'utilizzo di basi aeree».Quanto al governo, il centrodestra chiede al presidente della Repubblica che il mandato sia rapido e pieno per un esecutivo di lunga durata. Prosegue Salvini: «È necessario formare un governo che non sia minato dai veti e dall'arroganza dei singoli. Un governo concreto che possa ispirare credibilità in Europa e nel mondo». Lui si aspetta responsabilità da parte di Di Maio, gli getta l'ennesimo ponte nella speranza che il leader pentastellato cambi idea su Berlusconi. Ma è proprio il Cavaliere a complicare le cose. Quando Salvini e Giorgia Meloni se ne sono già andati, proprio non ce la fa a non avvicinarsi al microfono e a lanciare l'accusa che di nuovo innalza un muro: «Sappiate distinguere chi è democratico da chi non conosce l'abc della democrazia». Parole che rimangono nell'aria e diventano palpabili. Berlusconi in politica non ha mai sbagliato un'uscita e anche questa volta c'è la sensazione che stia perpetrando il delitto perfetto: incunearsi fra Salvini e Di Maio per rompere l'intesa fra i due cosiddetti consoli. Uscito dal Quirinale, il Cavaliere si rilassa da un antiquario della capitale dove è intercettato dai giornalisti e spiega: «L'Italia ha bisogno di un governo e perciò bisogna che si cerchi di non perdere troppo tempo e di metterlo in campo». E quando parla di governo non intende quello che piace a Salvini, ma quello che sogna dal 5 marzo mattina: il governissimo istituzionale con il Pd e con la benedizione di Mattarella. Quel «tutti dentro» unica alternativa possibile al nefasto ritorno alle urne.La sindrome siriana potrebbe accelerare le decisioni del capo dello Stato, imporgli una road map rapida, un incarico già all'inizio della prossima settimana. La palla passa a lui e questo per Berlusconi rappresenta una garanzia. Per il Cavaliere, con i grillini non c'è possibilità di accordo perché manca la precondizione fondamentale: il riconoscimento formale. O come spiega Mariastella Gelmini: «Una legittimazione del nostro leader piena, pubblica, formale e imprescindibile da parte dei 5 stelle». Cosa al momento non solo improbabile, ma impossibile. Il nonno a capotavola ha deciso il menù e solo un riabbassarsi della tensione in Medio Oriente potrebbe cambiare gli scenari. Allora, senza più pressioni internazionali e con l'unica scadenza del 30 aprile per la presentazione del Def a Bruxelles, Salvini e Di Maio potrebbero riprendere il centro della partita. Convincere Mattarella a chiudere dopo la tornata elettorale in Molise e in Friuli Venezia Giulia, dove Lega e 5 stelle hanno serie possibilità di stravincere. E di far capire agli altri che gli italiani non accettano escamotage, né vie traverse. Solo nel tardo pomeriggio, il capogruppo della Lega al Senato, Gianmarco Centinaio, ha diramato una nota in cui ha detto che le parole del Cav «non rispecchiano la posizione della Lega, né quella del centrodestra». Giorgio Gandola
Jose Mourinho (Getty Images)