
Tre senatori passano alla Lega: «Andiamo via, Gigi si crede depositario del vero». Il capo politico sbrocca: «È il mercato delle vacche, ci dicano quanto valgono al chilo». Nel partito gira un numero: «Molleranno in 30».Se non ci fosse, Luigi Di Maio, bisognerebbe inventarlo. Il capo politico del M5s non ne azzecca una che sia una, nemmeno per sbaglio: la fuga dal M5s dei tre senatori che, insieme al grilloverde Gianluigi Paragone, l'altro ieri non hanno votato la risoluzione di maggioranza sul Mes, e soprattutto la sua reazione furibonda, stanno facendo scompisciare dalle risate mezzo Movimento. Il motivo? Semplice: i tre senatori «ribelli», Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi, hanno aderito ufficialmente alla Lega. Quest'ultimo tra l'altro è stato eletto in Senato dopo essere stato bocciato alle parlamentarie e «ripescato» proprio da Di Maio, catapultato in Aula su indicazione diretta del Leader Minimo, che lo ha voluto con tutte le sue forze candidato nel collegio senatoriale di Avellino. Ugo Grassi, «delfino di Giggino», faceva infatti parte di quel «dream team» che Di Maio scelse per i collegi uninominali. Dunque, per Di Maio i guai non finiscono mai: non solo la giravolta sul Mes ha provocato una inevitabile ennesima rivolta interna ai gruppi parlamentari, che ormai sono costretti a votare qualunque cosa, anche provvedimenti completamente opposti al programma del M5s, pur di non rischiare di far cadere il governo e tornare a dedicarsi alle proprie attività; lo statista di Pomigliano d'Arco deve anche fare mea culpa per delle scelte che oggi gli si ritorcono contro.«Il mio dissenso», ha scritto Grassi, «non nasce da un mio cambiamento di opinioni, bensì dalla determinazione dei vertici del M5s di guidare il Paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine». Durante l'esperienza del governo Lega-M5s, ha spiegato Grassi, «ho avuto modo di comprendere che molti dei miei obiettivi politici erano condivisi dal partito partner di governo. Oggi, forte di una reciproca stima costruita nei mesi appena trascorsi, la Lega mi offre, a fronte di un evidente fallimento della mia iniziale esperienza, una seconda opportunità per raggiungere quegli obiettivi».Di Maio ha reagito in maniera furibonda: «La Lega», ha azzannato il ministro degli Esteri, «ha aperto il mercato delle vacche, tiri fuori anche il listino prezzi e ci dica quanto costa un parlamentare al chilo. La storia continua a ripetersi. È il collaudato sistema della vecchia politica. Vi ricordate gli Scilipoti di Berlusconi? L'elenco di politici che si sono venduti al diavolo per pochi spiccioli o per una poltrona più comoda e più sicura potrebbe essere lunghissimo. Il punto è», ha aggiunto Di Maio, «che poi negli anni il potere ti tenta. E qualcuno si fa fagocitare come sta accadendo proprio in queste ore, con presunti 5 stelle che adesso accampano alibi improbabili per trovare la scusa di andarsene nella Lega o in qualche altro partito. Usano il Mes come scusa, visto che nulla è stato autorizzato o ratificato sulla riforma del Mes. E sapete qual è il colmo? Che queste persone si fanno comprare da Matteo Salvini nelle stesse ore in cui il leader della Lega, viene indagato per presunto abuso di ufficio legato all'uso dei voli di Stato quando era ministro. Complimenti per il tempismo».La Verità, ieri, ha sondato gli umori interni al M5s su eventuali altri cambi di casacca: stando a quanto affermano fonti di primo piano, non dovrebbero esserci all'orizzonte altre defezioni. Stefano Lucidi, parlando con i cronisti, aveva detto di essere certo che «usciranno 20 o 30 persone e che stanno valutando di fare un nuovo gruppo ma non credo che avranno la forza per farlo, quindi non li aspetto. Dove andrò? Lega o gruppo misto», ha sottolineato Lucidi, «non ci sono grandi alternative».E Grassi? Il docente di diritto, napoletano residente ad Avellino, era nel team del «governo dei sogni» che Di Maio presentò prima delle elezioni del marzo 2018. Legatissimo a Ciriaco De Mita per motivi familiari, è stato l'estensore (proprio lui!) di un post sul Blog delle stelle nel quale difendeva la penale di 100.000 euro ai danni di chi cambia partito, peculiarità del M5s. Quando si formò il governo Lega-M5s, Grassi fece fuoco e fiamme per diventare ministro della Giustizia. Niente da fare: Grassi tornò alla carica al momento della formazione del governo giallorosso, sperando (invano) di diventare sottosegretario all'Interno. I big del M5s ricordano bene un suo rocambolesco tentativo in extremis di sostituire un altro irpino, Carlo Sibilia, che fece infuriare il presidente della Camera, Roberto Fico. Lo scorso settembre, Grassi si è dimesso da capogruppo grillino in Commissione Affari costituzionali. Intanto, ieri, Matteo Renzi ha annunciato l'adesione a Italia viva del deputato Davide Bendinelli, ex coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto.
Stefano Benni (Ansa)
L’autore di «Bar Sport», poliedrico e ironico come i suoi personaggi, è morto a 78 anni.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
Cristiana Ciacci unica figlia dell’Elvis italiano e la sofferenza per la separazione dei genitori: «Seguire lui ai concerti era il solo modo per stargli vicino. Mamma lo lasciò prima che nascessi. Lei era hostess. E io stavo con le tate».
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.