2023-06-01
«La mia devozione per lui è più forte della vita»: Ungaretti e Mussolini
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Il 1° giugno 1970 moriva a Milano il grande poeta. Pochi ricordano che, durante il fascismo, egli fu fervente sostenitore del Regime e che con il capo delle camicie nere ebbe un rapporto duraturo.La notte tra il 1º e il 2 giugno del 1970, all'età di 82 anni, moriva a Milano per una broncopolmonite il poeta Giuseppe Ungaretti. Era reduce da un viaggio a New York, negli Stati Uniti, durante il quale gli era stato assegnato un prestigioso premio internazionale dall'Università dell'Oklahoma, ma dal quale era tornato particolarmente debilitato. Considerato tra i massimi poeti italiani ed europei di ogni tempo, Ungaretti è presenza stabile nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, non di rado finendo anche nelle tracce degli esami di maturità, come accaduto anche pochi anni fa. Pochi si ricordano, tuttavia, del fatto che Ungaretti fu anche un fascista.Il poeta aveva stretto rapporti con Benito Mussolini risalgono all'espulsione di quest'ultimo dal Partito socialista a causa della scelta interventista. Subito dopo, Mussolini fondò il quotidiano Il Popolo d'Italia. Ungaretti ne fu corrispondente da Parigi nel 1919. Nell'appunto autobiografico Le mie prime poesie del 1933, il poeta ricorderà con fierezza quella collaborazione: «Era l'immediato dopoguerra. Come cittadino facevo il mio dovere scrivendo degli articoli di politica, sul Popolo d'Italia. Come poeta, cioè cittadino ancora e di più, precisamente per ritrovare in quell'ora di smarrimento una fermezza d'italiano sentivo la necessità di tutto un lavoro che avesse fatto prendere radici nel patrimonio tradizionale alla mia espressione». Il 30 agosto 1924, inoltre, si era iscritto al Partito nazionale fascista.Dicevamo, prima, di Ungaretti alla maturità. Nel 2019, nella traccia di letteratura, fu scelta la poesia Risvegli, tratta dalla raccolta Il porto sepolto, uscita nel 1916. Del libro, tuttavia, fu stampata un’edizione anche nel 1923, arricchita da una prefazione d’eccellenza: quella del presidente del Consiglio Benito Mussolini. Qualche anno fa, infatti, è stato scoperto da Francesca Petrocchi, ordinario di letterature moderne comparate all’università di Viterbo, un documento autografo, conservato all’Archivio Centrale dello Stato, con il quale Ungaretti chiedeva a Mussolini (ottenendola) la prefazione alla sua raccolta poetica. La lettera porta la data del 5 novembre 1922: Ungaretti ricordava il suo «valore di poeta» universalmente riconosciuto, aggiungendo: «Meriterei di essere da un pubblico più vasto conosciuto ed amato. Finora non conosco bene che la fame. L’Italia nuova deve sapere dare di più al valore. Vuole Vostra Eccellenza che la rinnovata italianità sta consacrando, innalzare anche la mia fede? Riccorro a V. E. come a un signore della Rinascenza. Quando l’Italia è stata grandissima nel mondo, i potenti non sdegnarono di coronarla di bellezza (ch’è la sola cosa non peritura)». Appena insediatosi al governo, quindi, Mussolini appariva al poeta un signore del Rinascimento.Nel 1927, Ungaretti scrive un breve saggio, Originalità del fascismo, in cui scrive: «Se una cosa è originale nel fascismo, se una cosa è intesa male fuori d'Italia, o appena sospettata, o non voluta capire, è la magnificentia, proprio come l'intendeva San Tomaso, è la magnificenza che lievita in questo nostro movimento. Venuto dal popolo, educato per il popolo, in un paese dove i problemi ardui sono di masse, senza misconoscere le classi, che sono una naturale distinzione, senza nulla guastare, Mussolini s'è costantemente appoggiato al popolo e il suo edifizio ha le fondamenta nel popolo, cioè nell'anima; e quando, presto, la "Carta del Lavoro" sarà un fatto compiuto, vedremo che, finalmente, dopo tanti secoli, anima e mente avranno ritrovato il loro libero gioco, e la loro equilibrata coesistenza. Il punto di partenza, indubbiamente, di tutti i rivolgimenti che si succedono dal 1760, si trova nella riunione di alcuni datori di parole d'ordine. Da Montesquieu a Karl Marx, da Babeuf a Mussolini, da Robespierre a Lenin è la medesima tecnica. Ma per la prima volta dopo tanti secoli, dando un'armonia militare e religiosa alla comunità italiana, un capo sente il carattere soprannaturale dell'impeto che la Provvidenza gli ha dettato di imprimere alla storia. E ricomparso nella storia il torrente, il popolo».In un profilo autobiografico inviato nel 1933 a Giovanni Ansaldo e pubblicato solo nel 1986, si legge, a proposito di Benito Mussolini: «La mia devozione per quell’uomo è più forte della mia vita stessa. È tanta che ho voluto che, insieme al nome di mio padre, il mio bimbo portasse anche il suo» (si tratta di Antonio Benito Antonietto, nato tre anni prima).Nel 1935, Ungaretti scrive addirittura una poesia per uno squadrista morto. Si chiama Epigrafe per un caduto della rivoluzione: «Ho sognato, ho creduto, ho tanto amato Che non sono più di quaggiù. Ma la bella mano che pronta Mi sorregge il passo già inerme, Mentre disanimandosi Mi pesa il braccio che ebbe volontà Per mille, È la mano materna della Patria. Forte, in ansia, ispirata, Fremendosi al mio petto, Il mio giovane cuore in sé immortala».Nel 1936 viene invitato come professore di Letteratura italiana presso l’Università di San Paolo, in Brasile, dove resterà fino al 1942. Al suo rientro a Roma è nominato – senza concorso, ma per chiara fama – professore di Storia della letteratura moderna e contemporanea all’Università di Roma dal ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai. Nello stesso anno gli si aprono le porte dell'Accademia d’Italia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.