2022-10-12
Descalzi smonta il mondo fatato di Cingolani
Claudio Descalzi e Roberto Cingolani (Imagoeconomica)
Il responsabile del Mite incensa il governo: «Abbiamo fatto tutto, siamo stati bravi. Purtroppo, non toglieremo la sofferenza a famiglie e imprese». Per l’ad di Eni «Ci sono un sacco di incognite». Sono d’accordo su una cosa: rigassificatori indispensabili.Clima pirandelliano ieri alla quarta edizione dei Green talk di Rcs academy, evento online dal terrificante titolo «Repower Eu verso l’Unione energetica». Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, ha intervistato il ministro della Transizione ecologica. Roberto Cingolani, mentre il vicedirettore Daniele Manca ha chiacchierato con Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. Una sorta di intervista parallela in differita, come usava in un vecchio programma Tv, dalla quale si ricavano elementi contrastanti, o forse ambigui, come nelle opere del grande siciliano.«Abbiamo messo in sicurezza il Paese, dovremmo fare una stagione invernale tranquilla. Gli stoccaggi sono pieni. Avremo problemi sui prezzi, ma se il 20 si conclude bene sul price cap, avremo risolto la situazione. Purtroppo, non toglieremo la sofferenza a famiglie e imprese. Il price cap l’avevamo proposto mesi fa. La Commissione europea è stata lenta, poi ha accelerato. Speriamo anche che la guerra finisca» ha esordito il ministro uscente. Mucho texto, come si usa dire oggi. Il Paese dunque è in sicurezza perché il Governo (cioè lui) è stato bravo, «dovremmo» fare una stagione tranquilla, ma avremo problemi sui prezzi e purtroppo (spiace) non toglieremo la sofferenza a famiglie e imprese. Se però in extremis, il 20 ottobre al Consiglio europeo «si conclude bene» sul price cap (dopo un anno di discussioni, proprio il 20 ottobre), avremo risolto il problema. Quindi va tutto bene, ma allo stesso tempo ci sono piccoli dettagli ancora da sistemare: la guerra, ad esempio.Cingolani non può glissare, più oltre, sulla minuzia più ingombrante, quella che pesa come un macigno sulla primavera 2023: «Sicurezze non ne ho», ha detto il ministro a proposito del rigassificatore di Piombino. «Spero che tutti si rendano conto che la sicurezza nazionale dipende da quello. Se avremo la nave rigassificatrice e non riusciremo a usarla, sarà un suicidio. Qualcuno dovrà prendersi la responsabilità. Io sono stato chiaro: la nave resterà lì 3 anni, poi la sposteremo in un sito non invasivo».Insomma, «io il mio l’ho fatto, scegliete voi se suicidarvi» sembra essere il messaggio, tutt’altro che rassicurante e un po’ in contrasto con l’esordio baldanzoso che racconta di un Paese in sicurezza. «Abbiamo parlato molto del price cap con tutti i Paesi europei», ha poi spiegato il ministro in merito al suo cavallo di battaglia. «Direi che piano piano ci sono venuti dietro. Mesi fa eravamo soli, adesso la stragrande maggioranza dei Paesi vuole un meccanismo di limite al costo. È un anno che martelliamo su questa cosa. La soddisfazione è che alla fine ce li siamo portati tutti quanti dietro, l’insoddisfazione è che un anno è troppo». Parafrasando l’adagio popolare, verrebbe da dire che l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto. A onor del vero, che l’operazione sia riuscita è tutto da vedere, non solo perché i voti sulla proposta sono ancora da contare, ma anche perché è tutto da dimostrare che il tetto-corridoio di cui si sta parlando, se e quando arriverà, servirà davvero a qualcosa. Infine, riguardo alla eventuale prosecuzione della sua esperienza di governo, Cingolani ha affermato che «Per me è sicuramente la fine. Io credo di aver fatto quello che potevo, ce l’ho messa tutta. Probabilmente non sarà stato abbastanza, ma credo che il mio tempo sia finito». Dal tempo speso ad ascoltare il ministro ricaviamo almeno questa certezza. Così è (se vi pare).Di tutt’altro spessore e assai concreto l’intervento di Claudio Descalzi, seguito poco dopo. Secondo l’attuale amministratore delegato di Eni, l'inverno 2023-2024 sarà «un anno più complesso. Sono tante le cose che devono funzionare bene tutte assieme, perché abbiamo diversificato e la complessità è cresciuta. Ora siamo in una situazione diversa perché abbiamo gli stoccaggi pieni e abbiamo colmato il gap da qui a fine anno, perché quest’anno abbiamo avuto 6 mesi di gas russo che ci ha permesso di riempire gli stoccaggi».«Servono però i rigassificatori» ha detto Descalzi, «abbiamo bisogno assolutamente di questo nuovo rigassificatore altrimenti il bilancio non torna». Sui consumi italiani «per stare tranquilli nel 2023 è necessario che i consumi calino di almeno altri 4 miliardi di metri cubi: «Questa diminuzione però dovrebbe essere data dall’efficienza, non dalla recessione. Essere contenti perché consumiamo meno gas perché chiudono le aziende non è una cosa bellissima».Descalzi ha insistito sul tema della ridondanza delle infrastrutture: «Serve un sistema energetico ridondante. Abbiamo smantellato la produzione nazionale di gas pensando di consumarne meno, ma ne consumiamo sempre la stessa quantità. E non abbiamo fatto infrastrutture come rigassificatori e nuovi stoccaggi». Inoltre, l’amministratore delegato di Eni ha evidenziato come l’Iea avesse detto solo nello scorso dicembre che dovevano essere fermati tutti gli investimenti nel gas e nel petrolio, e come si discutesse ancora a gennaio della tassonomia europea, se considerarvi incluso il gas oppure no: «Non si vuole perdere la santità della sostenibilità, ma se nel Fitfor55 si mettono obiettivi ancora più difficili da raggiungere» diventa manifesta «l’incongruenza ideologica europea» ha concluso Descalzi. La sensazione è quella di un ministro (e un governo) uscente in pace con sé stesso per aver dato la scalata alle difficoltà e aver accompagnato il Paese davanti alla discesa. La realtà è invece che le complicazioni non sono affatto superate, hanno solo cambiato nome. Quella che il Paese ha di fronte non assomiglia affatto a una discesa, bensì a una nuova, ripida salita, fatta di razionamenti e bollette stratosferiche, che nel fatato mondo di Cingolani evidentemente non esistono.
Charlie Kirk (Getty Images)