2024-04-04
Nelle file di Kiev c’è un guru neonazi
Il miliziano russo Denis Kapustin, noto per la sua fede hitleriana, si è arruolato con gli ucraini nella lotta a Putin: «Siamo i cattivi che combattono contro il male».«Noi siamo i cattivi, ma combattiamo coloro che sono veramente cattivi». Parola di Denis Kapustin. Il leader della milizia russa Rvc, l’acronimo che indica il Corpo dei volontari russi, formato in gran parte da oppositori politici appartenenti all’estrema destra neonazista che dall’agosto del 2022 combatte in Ucraina e per l’Ucraina, è stato intervistato dall’edizione europea del portale americano Politico. Un dialogo che riapre il dibattito su quello che è sempre stato, fin dal giorno in cui Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, un tema controverso e sensibile, in particolar modo per l’opinione pubblica occidentale: poter affermare liberamente quello che è evidente, per stessa ammissione e degli ucraini e dei russi anti Putin, ovvero la presenza sul territorio ucraino di formazioni paramilitari composte da neonazisti russi. Un argomento tabù perché chi ha sostenuto questa tesi è stato tacciato di «filoputiniano» o comunque favorevole all’invasione russa, in quanto «l’operazione speciale» lanciata dal presidente russo il 24 febbraio 2022 era stata giustificata proprio con l’obiettivo di denazificare l’Ucraina. «Siamo una componente ufficiale dell’esercito ucraino, ma abbiamo serie ambizioni e un’agenda politica: sbarazzarci di Putin»: le «confessioni» di Kapustin, conosciuto anche come Denis Nikitin, rappresentano per Kiev un’arma a doppio taglio. Perché se da un lato l’attivista neonazista si schiera apertamente contro Putin, dall’altro alimenta la propaganda dello zar. Lui stesso nell’intervista dichiara di essere compiaciuto del disagio che provano i giornalisti occidentali durante le conversazioni: «Sono divisi tra la disapprovazione per la mia ideologia di estrema destra e la loro simpatia per l’Ucraina e non vogliono mettere il Paese in cattiva luce per il pubblico liberale occidentale».White Rex, nome in codice usato da Kapustin in battaglia, è stato definito in Germania come uno degli attivisti neonazisti più influenti in tutta Europa. Il quarantenne, nato a Mosca e trasferitosi a Colonia all’età di 17 anni, si è guadagnato nel tempo una reputazione che lo ha portato nel 2019 a vedersi cancellare il permesso di residenza in Germania e a osservare un divieto di ingresso nell’area Schengen. Personaggio di spicco nella scena degli hooligan a livello europeo, ha partecipato agli scontri che si verificarono a Marsiglia il 12 giugno 2016 in occasione degli Europei di calcio, quando una rissa tra tifosi inglesi, russi e francesi sfociò in una vera e propria rivolta. Kapustin, che gestisce una linea di abbigliamento di estrema destra dove si possono trovare facilmente magliette e cappellini con svastiche, «88», il numero che viene usato dai gruppi neonazisti per simboleggiare il saluto nazista «Heil Hitler», e altre immagini nazionaliste e xenofobe, avrebbe legami con gruppi neonazisti americani. Nell’intervista si paragona a Clint Eastwood nel film diretto da Sergio Leone, Il buono, il brutto e il cattivo: «Prima, nei film sui cowboy c’erano solo buoni e cattivi vestiti di nero, poi arriva Clint Eastwood ed è vestito di nero e combatte per il bene». Il capo di quella che è la più grande delle tre milizie russe che combattono per l’Ucraina (oltre a Rvc, ci sono la Legione della libertà della Russia e il Battaglione siberiano) non si definisce un «neonazista», piuttosto «un conservatore, tradizionalista, decisamente di destra». Spiega così la sua posizione: «Sono un nazionalista russo, combatto per l’Ucraina perché i nazionalisti russi dovrebbero essere contro Putin», si legge su Politico, «essere un patriota significa augurare il meglio per la propria gente, per i propri figli, per il proprio Paese. Ma so esattamente che Putin è la cosa peggiore che potrebbe capitare alla Russia. Ecco perché i miei ex compagni che combattono per lui e si considerano nazionalisti sono per me il peggior nemico. Mi considerano un traditore? Io considero loro traditori».
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)