2025-01-11
De Luca va in trincea per il terzo mandato
Vincenzo De Luca (Imagoeconomica)
Il presidente della Campania cita le leggi sullo stesso tema approvate dalle Regioni di centrodestra per spaccare la maggioranza. I provvedimenti di Piemonte e Veneto non sono stati impugnati da Palazzo Chigi. Anche la Lega contro la mossa del premier.Due eventi nello stesso momento. I centristi ubiqui pur di rifare la Dc: il 18 gennaio Pierluigi Castagnetti e Giorgio Tonini interverranno in simultanea a Milano e Orvieto.Lo speciale contiene due articoli.«Andiamo avanti»: Vincenzo De Luca si guarda bene dal dimettersi, come aveva pronosticato qualche addetto ai lavori, ma annuncia battaglia contro la decisione del governo guidato da Giorgia Meloni di impugnare davanti alla Cnsulta la legge regionale approvata in Campania lo scorso novembre che gli consente di correre per il terzo mandato consecutivo. «Ci difenderemo davanti alla Corte costituzionale», annuncia De Luca. Come ampiamente anticipato da questo giornale, De Luca fonda la sua difesa sul fatto che la legge regionale impugnata dal governo ne recepisce una nazionale del 2004, così come accaduto in altre regioni, senza che nessuno si opponesse. «Ci sono state altre Regioni», attacca De Luca, «che hanno adottato leggi sul terzo mandato e il governo nazionale non ha avuto nulla da eccepire. In Veneto, Zaia è già alla fine del terzo mandato e nessuno ha detto niente. Il Piemonte a luglio del 2023 ha approvato una legge che consente al collega Cirio di Forza Italia di candidarsi altre due volte, e il governo non ha impugnato. Il governo non ha impugnato neanche la legge delle Marche, che è esattamente quella approvata dalla Campania. La legge è uguale per tutti», si chiede il governatore, «o è uguale per tutti tranne uno, cioè io?». La scelta del governo di impugnare solo la legge della Campania potrebbe in teoria consentire alle altre Regioni di conservare intatti i loro analoghi provvedimenti anche in caso di bocciatura da parte della Consulta della legge approvata a Napoli, ma le ripercussioni sarebbero inevitabili in termini politici. «Il Consiglio regionale della Campania», insiste De Luca, «ha approvato la legge regionale sulla scia di quello che hanno fatto Veneto e Piemonte senza nessuna impugnativa da parte del governo. Probabilmente se avessero impugnato quella legge il Consiglio regionale della Campania avrebbe fatto altre scelte». Il governatore sottolinea che la decisione del governo di impugnare solo la legge della Campania dipenda «dalla semplice paura degli elettori e di De Luca. Non abbiate paura, aprite il cuore alla speranza», ironizza. L’udienza pubblica alla Consulta sul ricorso del governo, a quanto riporta l’Ansa, potrebbe essere fissata nella seconda metà di aprile o a maggio. De Luca ha intenzione di proporsi come soggetto politico autonomo anche oltre i confini della Campania: «Faremo qui e in tutta Italia», sottolinea De Luca, «una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica». Se riuscite a bloccarmi qui, sembra dire De Luca, vorrà dire che mi dedicherò alla politica nazionale. E qui a preoccuparsi deve essere il Pd, che ha giocato di sponda con Fdi nel tentare di mettere fuori gioco un De Luca che non risparmia stoccate verso i vertici del suo ormai quasi ex partito. «A Roma, quelli che non hanno neanche i voti della madri», sibilail governatore campano, «pensano di decidere la candidature». A chi gli chiede della sua posizione nei confronti del Pd, De Luca risponde citando Parmenide di Elea, uno dei padri della filosofia greca e del pensiero occidentale, fondatore dell’ontologia : «Come diceva Parmenide, l’essere è e il non essere non è». Identica risposta a chi gli chiede di Stefano Bonaccini, che lo ha invitato a collaborare nella ricerca di un candidato, al quale però riserva una stoccata ulteriore: «L’ex presidente dell’Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo», azzanna De Luca, «trasmettendo l’idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa. Una insopportabile ipocrisia». Alla conferenza stampa erano presenti tutti i consiglieri regionali del Pd, nonostante il partito abbia già più volte chiarito di essere contrario al terzo mandato. Se Elly Schlein manterrà la promessa fatta a Giuseppe Conte di candidare in Campania un esponente pentastellato, Sergio Costa o Roberto Fico, i giallorossi si troveranno De Luca come avversario, che sia direttamente in campo o meno. Sul versante del centrodestra, la Lega ha reso esplicito il dissenso sull’impugnativa della legge della Campania, con Roberto Calderoli che in Consiglio dei ministri ha manifestato apertamente la sua contrarietà. Nel centrodestra è braccio di ferro sulle grandi regioni del Nord: non passa giorno che la Lega del Veneto, dove si vota quest’anno, non faccia le barricate contro la prospettiva di una candidatura di un esponente di Fdi per il dopo Luca Zaia, minacciando una clamorosa spaccatura nella coalizione. La vicenda del Veneto è strettamente intrecciata con quella della Lombardia, dove si vota nel 2028 ma le manovre sono già iniziate: Attilio Fontana, al secondo mandato, si è espresso duramente nei giorni scorsi contro la decisione del governo, o meglio di Fdi e Fi, di impugnare la legge sul terzo mandato. C’è chi prevede che Fratelli d’Italia possa tirare la corda fino all’ultimo sul Veneto per poi lasciarlo alla Lega prenotando però la Lombardia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/deluca-trincea-per-terzo-mandato-2670795033.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="due-eventi-nello-stesso-momento-i-centristi-ubiqui-pur-di-rifare-la-dc" data-post-id="2670795033" data-published-at="1736552057" data-use-pagination="False"> Due eventi nello stesso momento. I centristi ubiqui pur di rifare la Dc «Già la chiamano la nuova Balena bianca, ma in realtà è la solita sardina rossa, sottoposta a un candeggio per sembrare presentabile agli occhi dell’elettorato». Con queste parole, lo scorso 31 dicembre, il direttore Maurizio Belpietro commentava il nuovo progetto - promosso dall’ex ministro Graziano Delrio e dall’intramontabile Romano Prodi - di riunire i cattolici dem. La previsione è stata subito confermata: ieri il velo che copriva - si fa per dire - i piani per la nuova Margherita è stato sollevato. Il cuore dei «federatori», ora è ufficiale, batte a sinistra. La nuova associazione si chiama Comunità democratica e, come noto, l’evento di consacrazione è atteso il prossimo 18 gennaio a Milano. Il titolo scelto per l’occasione è «Creare legami, guarire la democrazia». Tra i protagonisti, oltre ai già citati, compaiono anche l’ex dc Pierluigi Castagnetti e il nuovo, annunciato federatore: Ernesto Maria Ruffini, fino a poche settimane fa direttore dell’Agenzia delle entrate. Ebbene, nello stesso giorno in cui, nel capoluogo lombardo, si terrà il battesimo di Comunità democratica, a Orvieto ci sarà un altro convegno di Libertà eguale dal titolo «Idee per una sinistra di governo. Cosa dobbiamo, cosa vogliamo, cosa possiamo fare». Vista la fortunata coincidenza, le due organizzazioni si sono accordate per condividere due interventi in simultanea. Intorno alle 12.15, da Orvieto ma collegato con Milano, parlerà Giorgio Tonini, ex senatore del Pd (al cui interno ha ricoperto vari incarichi) con un passato tra le fila dei Democratici di sinistra (gli eredi del Pci). A seguire interverrà Pierluigi Castagnetti, in presenza a Milano e in collegamento ad Orvieto. «La condivisione degli interventi», hanno dichiarato le due associazioni, «segnala la comune volontà di promuovere riflessioni e confronto per il governo del Paese». Insomma, gli oltre due anni passati lontano dal potere si iniziano a sentire. Per quanto trito e ritrito, però, il disegno politico dei cattocomunisti non è da sottovalutare, almeno nei termini del sostegno che potrà ricevere. Non si può ignorare, naturalmente, che gli elettorati occidentali sembrino sempre meno inclini a scelte centriste o sedicenti tali: la moderazione salariale - via globalizzazione e deindustrializzazione - difficilmente conduce a moderazione politica. Tuttavia, si capisce che il progetto è in cantiere da tempo e che alle spalle si muovono forze non irrilevanti. Basti pensare alla figura di Ruffini, figlio dell’ex ministro dc Attilio Ruffini e fratello minore del giornalista Paolo, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Molti, su di lui, danno per scontato l’appoggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, autore della prefazione al suo ultimo libro e figlio della Democrazia cristiana. Così come è considerato ovvio il sostegno - non indifferente, nel Belpaese - della Conferenza episcopale italiana, che notoriamente non vede di buon occhio il governo Meloni. E i legami personali di Ruffini, se ce ne fosse bisogno, rendono la supposizione ancora più fondata.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.