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Da Fico a Bonafede, i fedelissimi di Giuseppi tornano in campo dopo il sì al terzo mandato.
Da Fico a Bonafede, i fedelissimi di Giuseppi tornano in campo dopo il sì al terzo mandato.
«Nessun problema, questioni locali»: il leader della Lega Matteo Salvini liquida con una battuta la spaccatura di ieri in Consiglio dei ministri, dove è stato approvata con il «no» degli esponenti del Carroccio la decisione di impugnare la legge varata dalla Provincia autonoma di Trento, che permetterebbe al leghista Maurizio Fugatti di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. La questione è indubbiamente locale, ma assume un carattere nazionale perché va a inquadrarsi in un contesto che riguarda diverse Regioni. Dal punto di vista politico, la decisione del cdm, arrivata nell’ultimo giorno utile, con il «sì» di Fratelli d’Italia e Forza Italia, è sostanzialmente un atto dovuto: appena pochi mesi fa il governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Campania che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato, e dare l’impressione di agire solo quando la questione riguarda gli avversari non sarebbe stato sostenibile.
Dal punto di vista tecnico, invece, Fugatti ha comunque la possibilità di sperare in un respingimento del ricorso del governo: la Consulta, bocciando la legge di De Luca, ha infatti espressamente citato le Regioni a statuto ordinario come quelle che non possono derogare al limite dei due mandati consecutivi: il Trentino Alto Adige è una Regione a statuto speciale, così come Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, che godono di particolari forme di autonomia. Nulla è perduto dunque per Fugatti, che ha però preso maluccio la decisione del cdm: «Lo riteniamo un atto istituzionale molto pesante», ha commentato il presidente della Provincia autonoma di Trento, «contro le prerogative dell’autonomia trentina, con una chiara valenza politica. Le autonomie speciali, come la Corte costituzionale ha anche detto tra le righe nella sentenza della Campania, hanno potere legislativo oltreché esclusivo su questa materia. Questo lo riteniamo un atto contro il Trentino, contro l’autonomia del Trentino e nei prossimi giorni valuteremo il da farsi». «La decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge della Provincia autonoma di Trento sul terzo mandato», ha stemperato i toni il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, «non ha valenze politiche, ma tecniche, per allineare i diritti della cittadinanza attiva in sede di elezione».
La questione è anche politica: l’attuale assetto delle presidenze di Regione fotografa una realtà che non c’è più, con i rapporti di forza nel centrodestra che sono radicalmente cambiati: Fratelli d’Italia è cresciuto a dismisura, ma la maggior parte dei governatori sono di Lega e Forza Italia. Il divieto del terzo mandato agevola il ricambio, non solo delle personalità politiche, ma anche dei partiti, e non è un caso che, per fare un esempio, il più eclatante, lo stop a Luca Zaia apre la porta in Veneto all’ipotesi di una candidatura a presidente della Regione, il prossimo autunno, di un esponente del partito di Giorgia Meloni.
Un altro presidente di Regione al secondo mandato, pure lui della Lega, è Massimiliano Fedriga, del Friuli Venezia Giulia, altra Regione a statuto speciale che andrà al voto nel 2028. Fedriga vorrebbe ovviamente ricandidarsi, ma a questo punto la decisione spetterà alla Corte costituzionale, che esprimendosi sul Trentino darà la traccia anche per il Friuli, dove intanto è scoppiata una crisi nella maggioranza, con gli assessori di Lega, Forza Italia e Lista Fedriga che hanno rimesso il loro mandato in seguito a una intervista del ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, esponente di punta di Fdi del territorio, che ha criticato la gestione dell’ospedale di Pordenone. «Il terzo mandato non c’entra», ha commentato Fedriga, «sono giorni difficili, ma il mio impegno sarà dimostrare che la politica può essere qualcosa di diverso e non una lotta di potere. Sono state fatte più volte delle dichiarazioni, oltretutto lontano dalla realtà rispetto all’azione di governo di una Regione che ha un enorme consenso fortunatamente da parte dei cittadini. Penso che abbiamo dato un contributo importante allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia», ha aggiunto Fedriga, «ci piacerebbe continuare a farlo, ma non sono disposto a scendere ai compromessi di una vecchia politica che guarda a posizionamenti e non a risposte da dare ai cittadini».
Infine, le opposizioni: il Pd ha attaccato il centrodestra al grido «il governo non c’è più, il centrodestra sul terzo mandato si è spaccato». Il che sarà pure vero, ma dalle parti del Nazareno hanno, come sempre, la memoria corta (verrebbe da dire una bella faccia tosta): se c’è un partito che sul terzo mandato per i presidenti di Regione è andato letteralmente in frantumi è proprio il Pd, che si è opposto (ben prima che arrivasse la sentenza della Consulta) alla ricandidatura in Campania di Vincenzo De Luca, con Elly Schlein e il suo cerchietto magico che hanno fatto terra bruciata intorno allo «sceriffo». Risultato: De Luca sta preparando una sua coalizione, è pronto a candidarsi capolista di una civica, proponendo come presidente della Regione il suo attuale vice Fulvio Bonavitacola e sfidando il centrosinistra classico (che candiderà probabilmente Roberto Fico) e il centrodestra. Un vero e proprio disastro politico che sta preoccupando non poco Pd e M5s: se De Luca spaccherà davvero il fronte progressista, per il centrodestra una storica vittoria in Campania sarà a portata di mano.
Le motivazioni della sentenza emessa dalla Consulta mettono da subito la parola fine alla possibilità di un terzo mandato per i presidenti delle Regioni a statuto ordinario. Si apre il dibattito per il ricorso in Trentino.
Con la sentenza numero 64, depositata oggi e relativa all'udienza svoltasi lo scorso 9 aprile, è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge della Regione Campania numero 16 del 2024, per violazione dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione.
Il divieto, come chiarisce la stessa Corte Costituzionale, è «subito operativo e per essere applicato non necessita di alcuna apposita normativa delle singole Regioni. Si tratta di una previsione in materia di elettorato passivo di competenza del legislatore statale» la sintesi in un comunicato. «La nozione di forma di governo è ristretta alla immediata definizione dei rapporti tra gli organi politici della regione, dalla quale esula la materia elettorale in senso lato, ricomprensiva del regime delle limitazioni al diritto di elettorato passivo», rileva la Corte Costituzionale.
In un certo modo poi gli ermellini si rivolgono direttamente al governatore della Campania Vincenzo De Luca quando evidenziano nel caso del divieto del terzo mandato consecutivo, di avere «ancorato l'applicazione del principio alla legislazione regionale che in qualche modo si colleghi all'elezione diretta del presidente della Giunta regionale».
Ne consegue, quindi, che le leggi delle regioni ordinarie intervenute in materia elettorale dopo l'entrata in vigore della legge numero 165 del 2004 «non possono, a pena di illegittimità costituzionale, violare il principio in esame, che è ormai parte integrante dei rispettivi ordinamenti».
Nel caso specifico della Campania il divieto del terzo mandato consecutivo è divenuto operativo con l'entrata in vigore della legge della regione Campania numero 4 del 2009, quindi con la legge elettorale, che non solo «non reca alcuna disposizione che a esso illegittimamente deroghi», ma all'articolo 1, comma 3, contiene un rinvio, «in quanto compatibili con la presente legge, alle altre disposizioni statali o regionali, anche di natura regolamentare, vigenti in materia».
C’è anche un aspetto politico che riguarda questa sentenza. La Corte si è espressa sulle Regioni a statuto ordinario, ma per quanto riguarda altre situazioni, come le province autonome di Trento e Bolzano, il governo se vuole ottenere lo stesso risultato, dovrà nuovamente fare ricorso. «Mi auguro di no» ha commentato il segretario della Lega Matteo Salvini rispondendo a chi chiede se nel prossimo Consiglio dei Ministri il governo possa decidere di impugnare la legge sul terzo mandato per il governatore del Trentino.
«Sarebbe una decisione solo politica. Attendiamo lunedì e poi si vedrà» ha dichiarato il segretario della Lega del Trentino, Diego Binelli.
Benzina sul fuoco da parte dei 5 stelle: «Esprimiamo netta contrarietà alla legge provinciale approvata ad aprile che consente al presidente della Provincia autonoma di Trento di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. Una norma che il governo sembra intenzionato a impugnare, nonostante le resistenze interne alla maggioranza. Il ricorso del governo rappresenterebbe un passaggio necessario affinché la Corte costituzionale possa autorevolmente esprimersi su un tema che rischia di destabilizzare ulteriormente un sistema istituzionale già vacillante».
Il ministro per le Riforme Istituzionali Elisabetta Casellati ha spiegato che, di fronte a una legge emanata da una Provincia a statuto speciale in materia di terzo mandato, si pone inevitabilmente un problema di coerenza con la normativa ordinaria.
Alla vigilia del voto amministrativo a Monfalcone e Pordenone, c’è fibrillazione per l’ipotesi di un terzo mandato consecutivo del governatore del Friuli -Venezia Giulia. Il dispositivo della Consulta applica il divieto per tutte le Regioni ordinarie, non per quelle autonome, e il presidente Massimiliano Fedriga mostra ottimismo senza ancora cantare vittoria. Sa che deve convincere gli alleati, la prudenza è d’obbligo.
«Ad oggi mi piacerebbe candidarmi», ha dichiarato. «Questo non vuol dire che la coalizione decida di candidarmi […] «Adesso sarà il Consiglio regionale ad occuparsene», ha messo le mani avanti. Certo, per Fedriga non ci sono le preclusioni ribadite ieri dal presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, infatti «la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale», ha detto il giudice.
Dopo la bocciatura del terzo mandato in Campania, mentre i governatori di Veneto e Lombardia devono rassegnarsi a non ripresentarsi, come accade per la Provincia autonoma di Trento che ha innalzato a tre il numero di legislazioni possibili e Maurizio Fugatti può ripresentarsi, così in Friuli Fedriga si dichiara pronto per il terzo mandato.
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha affermato di augurarsi che al collega della Lega «sia data la possibilità di candidarsi ancora, se lo vorrà», però non digerisce la «regola che vale soltanto per le cariche elettive: una grande ipocrisia politica», da detto ai quotidiani del gruppo Nord Est Multimedia (Nem). «La Corte chiarisce un ulteriore aspetto importante: esistono quattro presidenti di Regione e due di Provincia, che possono determinare il numero dei mandati che vogliono, mentre i rimanenti quindici devono fermarsi al secondo».
Zaia ha detto che le leggi si rispettano, però «per me è inaccettabile che per giustificare il blocco dei mandati in maniera così, fra l’altro, rocambolesca, si dichiari che lo si fa per disgregare o impedire che si creino centri di potere. Questa è un’offesa per noi amministratori e anche per i cittadini». Quanto agli incarichi futuri ha detto: «Nel cinguettio dei palazzi, mi viene assegnato ogni giorno un incarico diverso», ma garantisce che «fino all’ultimo giorno del mio mandato, io penserò soltanto al Veneto. Sono figlio di un’elezione diretta, vera, seria».
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, se l’è cavata con una battuta, liquidando così la domanda se avrebbe fatto un terzo mandato qualora gli fosse stato possibile: «Ad impossibilia nemo tenetur (nessuno è tenuto a fare cose impossibili). Non essendo possibile, è inutile dire cosa fare. È chiaro che avrei corso volentieri i cento metri in 9 e 9, ma non ce la facevo allora e ancora meno oggi». Quanto alla Lombardia ancora governata dalla Lega ha risposto: «Mi sembra abbastanza ovvio, vuole che le dica di no?».
Nel centrosinistra intanto si pensa già alla campagna elettorale. Durante questo fine settimana Pd e alleati scenderanno in piazza con 150 gazebo schierati «Per il Veneto di domani». Tra i primi nomi che circolano c’è quello della biologa e divulgatrice scientifica Antonella Viola. «Mi è stato proposto e sto valutando», ha detto.
Tre anni fa la professoressa, grande sostenitrice della bontà del green pass e favorevole all’obbligo vaccinale durante la pandemia, scriveva su Fb: «In una trasmissione televisiva in cui sostenevo che il virus non era indebolito e il Covid non era finito, Daniela Santanchè commentò che presto i cittadini mi avrebbero visto candidata con il Pd, come a dire che dicevo quelle cose e mi mettevo a disposizione dei cittadini durante la pandemia con un solo scopo: entrare in Parlamento (immagino per soldi, perché onestamente non vedrei altre ragioni per preferire il Parlamento alla ricerca). Ecco oggi delle scuse sarebbero gradite. Il tempo è galantuomo, sempre».
Oggi non è più categorica nel rifiuto, cede alle lusinghe dem così come ha fatto l’altra virostar Andrea Crisanti diventato senatore del Pd.
È incostituzionale la legge della Regione Campania che consente al presidente della giunta regionale uscente che ha già svolto due mandati consecutivi di candidarsi per un terzo mandato. Lo ha stabilito ieri la Corte Costituzionale che ha diffuso, cosa non rituale, un comunicato stampa necessario per evitare fughe di notizie, ma soprattutto considerando i tempi ristretti per l’avvio della campagna elettorale delle prossime regionali. La Corte era stata chiamata a valutare la legge regionale campana dello scorso novembre che autorizzava il governatore Vincenzo De Luca a ricandidarsi per la terza volta dopo il no della segretaria Pd Elly Schlein. È la prima volta che la Consulta si pronuncia su questa materia e lo dimostrano anche le lunghe ore di discussione in camera di consiglio per un parere che mette fine alle speranze del governatore che ha immediatamente replicato: «Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti». L’avvocato difensore della regione Campania, Giandomenico Falcon aveva anticipato: «Il quadro è complesso ma nel ricorso non compare, mi hanno colpito però alcune cose: non capisco perché le leggi di Marche, Veneto e Piemonte vadano bene e quella della Campania no». È per questo che bisognerà leggere nel dettaglio la sentenza per capire se avrà conseguenze anche per la ricandidatura del presidente del Veneto Luca Zaia. Non sembra avere dubbi il presidente dei senatori di Fi, Maurizio Gasparri: «A De Luca non resta che la scelta monarchica, candidare un figlio. Ma il terzo mandato per lui non ci può essere. E credo che la decisione della Corte Costituzionale rappresenti un’indicazione che valga erga omnes». Più cauto il ministro per gli affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, leghista compagno di partito del governatore veneto: «Delle sentenze si prende atto, credo comunque che un’analisi più approfondita sulla legge che stabilisce limite mandati, da cui discende quella campana, al di là di quella, vada fatta».
«Per noi resta comunque la questione politica per il Veneto che deve andare alla Lega». ha commentato invece il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari.
A impugnare la legge campana era stato Palazzo Chigi per cui la norma statale sul terzo mandato è «autoapplicativa» e «incostituzionale» rispetto agli articoli 3 (principio di uguaglianza e ragionevolezza) e 51 (principio di uguaglianza nell’accesso alle cariche elettive) della Costituzione. Non è la prima volta che una regione recepisce la normativa nazionale inserendo la possibilità di un terzo mandato per il presidente in carica.
Nella comunicazione della Consulta si legge che «l’articolo 1 della legge della Regione Campania numero 16 del 2024, dopo avere previsto che non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della Giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi, ha tuttavia stabilito che, «[a]i fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge».
Con tale ultimo inciso, il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge numero 165 del 2004, così violando l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica». E i giudici concludono: «Il divieto del terzo mandato consecutivo opera, infatti, per tutte le Regioni ordinarie, dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell’elezione diretta del presidente della Giunta regionale».

