2021-08-09
Pietrangelo Buttafuoco: «Il delirio sanitario si rivelerà un inferno. E siamo solo all’inizio»
Pietrangelo Buttafuoco (Ansa)
Lo scrittore: «C'è fretta di obbedire alla misura totem del dolce totalitarismo che ci aspetta. Ma la morte non resta fra parentesi».Pietrangelo Buttafuoco, l'occhio dello scrittore e del pensatore come interpreta il green pass, la campagna vaccinale, la pressione psicologica verso l'immunizzazione anti Covid?«Anche stavolta, siamo ossessionati da Alessandro Manzoni e dal suo “dagli all'untore". Come al solito, dopo la peste arriva il boia, che si presenta impugnando i suoi strumenti, le sue ghigliottine, le sue forche. In questo caso lo strumento è la punizione sociale: essere criminalizzati oppure ridicolizzati. Di fronte a tale prospettiva, ognuno, vigliaccamente, si avvia all'accettazione. Ecco, leggo nei volti delle persone questa fretta ad obbedire: siamo tutti risultati positivi alla mansuetudine».Intende dire che il green pass è inutile, o peggio controproducente? «Non dico questo, ma mi colpisce l'abilità nell'averne fatto una conquista ideologica. Se fosse solo un fatto strumentale, scivolerebbe via nella provvisorietà dell'emergenza. Carico del peso ideologico, è diventato un totem. E di solito i totem non aiutano la salute pubblica. A meno che chi decide non si consideri discendente dei re taumaturghi, quelli che curavano con la sola imposizione delle mani. Peraltro la superfetazione burocratica amplifica gli effetti del virus». Superfetazione? «Il labirinto in cui finiscono anche i vaccinati, tra green pass, tamponi e quarantene, devasta a livello mentale, con conseguenze sociali terribili. Pensiamo a cosa vivono quei poveretti nelle scuole, tra mille responsabilità». Siamo entrati in un circolo vizioso?«Qualunque teoria portata alle estreme conseguenze genera un'ossessione. Cosa potrebbe accadere se esplodesse il Vesuvio? Eppure la gente ci convive. Davanti a miei occhi c'è l'Etna: eppure ci convivo. L'alternativa è rintanarci nella nostra monade. Sappiamo che pestilenze e tragedie in generale hanno contrassegnato la storia: ma mai si era arrivati all'aberrante pretesa di voler raddrizzare le gambe ai cani. Il castello di carte è destinato a cadere quando si cerca di regolare l'impossibile, come ad esempio l'introduzione del green pass sui mezzi pubblici dei pendolari. L'arroganza attraverso cui costruisci una teoria con il fine di aggiustare tutto, molto spesso si capovolge nel risultato opposto. Sognano il paradiso in terra, otterranno un rispettabile inferno».Massimo Cacciari dice che ci siamo assuefatti all'emergenza. «Ed è vero. Il mio tragitto quotidiano a Roma va da piazza del Popolo a piazza Venezia. Nello stesso cammino ti chiedono la certificazione sanitaria, poi incontri due blindati antiterrorismo, poi un uomo che chiede l'elemosina davanti a un bancomat. La rappresentazione plastica delle tre emergenze in cui siamo immersi: sanitaria, terroristica ed economica». Quando parla di ideologia, si riferisce anche all'emarginazione delle voci critiche? «Guardi, io mi sono vaccinato senza pensieri, anche perché essendo un libero professionista non posso permettermi di stare a letto influenzato. Se mi avessero detto che la Nutella era un ottimo vaccino, probabilmente mi sarei iniettato pure quella. Dunque, mi affido totalmente alla farmacopea. Ciò detto, noto che il solo fatto di sollevare domande ti incasella automaticamente tra i no vax. Mi ha colpito sinceramente la reazione generale alle parole dei filosofi Cacciari e Agamben. Volevano soltanto aprire una discussione: sono stati bastonati ancor prima di iniziarla. Io potrei essere d'accordo o meno con loro, potremmo discuterne serenamente. Invece non esiste più dialettica. Se uno dice che il porco ha tre peli, l'altro risponde che tre peli ha il porco». E lei che domande si pone? «Io non ho altre armi che quelle della filosofia: ciò che non posso dire, debbo tacere. Ma vorrei capire: faremo la fine dei dinosauri, oppure c'è possibilità di tornare alla vita? Questa estate abbiamo la stessa situazione e gli stessi contagi dello scorso anno? O ci sono delle differenze sostanziali? Solo per essermi posto questi interrogativi, verrò inserito tra i reietti. La verità è che non si capisce nulla. Ogni parola crea una babele di interpretazioni. In tutto ciò, abbiamo il dovere di far parlare i sapienti, come accadeva ad Atene ai tempi della peste». Insomma, oggi poca razionalità e molta isteria? «E molta propaganda, sia per i pro che per i contro. Sarebbe più opportuno lavorare secondo codici di buon senso e ragionevolezza. Invece si è voluto far leva sulla paura, inesorabile instrumentum regni. Il meccanismo è sottilmente subdolo: tu non puoi deragliare di un minimo dalla linea ufficiale, pena l' esclusione dal consesso civile. Mi sarei aspettato perlomeno l'intervento delle fortezze spirituali, delle guide religiose, che insieme ai filosofi sono avamposto dello spirito critico. Ma nulla. Per assurdo, persino in chiesa l'acquasantiera è stata sostituita con il gel disinfettante. Il parroco non respinge Satana con la preghiera e l'acqua santa: ora si limita a “sanificarlo"». Agamben si chiede: «Come è potuto avvenire che un intero Paese sia crollato politicamente ed eticamente di fronte a una malattia?». «Ma non è solo un problema italiano. Anzi, la cosa più drammatica è che il virus è solo la punta dell'iceberg di un fenomeno assai più profondo. La pandemia è quasi risibile, rispetto a ciò che ci aspetta, nel compimento di questo totalitarismo dolce, che ha trasformato i cittadini in consumatori. La fantasia impossibile di avere tutti un codice a barre è già realtà. Siamo tracciabili in ogni preferenza, tutto è incasellato senza possibilità di ribellione, e chi dissente viene ridicolizzato».Lo chiama totalitarismo? «Noi oggi guardiamo la trave, cioè la pandemia. Ma ci sono un'infinità di pagliuzze che condizionano la nostra esistenza. Il punto fondamentale è il riflesso condizionato del pensiero unico, che ha innumerevoli diramazioni. La pandemia di coronavirus passerà, ma il discorso che facciamo in ambito sanitario lo puoi applicare a qualunque scibile delle scienze e dello spirito. Nel discorso giuridico, nella letteratura, persino nella musica pop e nella cinematografia». Proviamo a spiegarci meglio. «Non puoi girare oggi un film come lo facevano Totò e Aldo Fabrizi. Non puoi più girare un film neanche come lo faceva solo qualche anno fa Checco Zalone. Allo stesso modo, non puoi scrivere un libro di storia come lo faceva Renzo De Felice. Per me, molto più grave dell'indice dei contagi è l'abolizione dell'insegnamento della storia del Rinascimento nelle università, o la censura dell'Odissea. Queste scelte minano il fondamento della comunità occidentale». Ma chi tirerebbe le fila di questo fantomatico Moloch: il potere economico?«In ogni passaggio della storia, una civiltà nasce, cresce e muore. Come è caduto l'impero romano? È arrivato un virus, il cristianesimo, che lo ha sfasciato. Qual è il virus dell'attuale civiltà occidentale? Il nichilismo, che determina le nostre scelte. Nell'antichità si minacciavano i flagelli come castigo di Dio, oggi abbiamo sostituito Dio con l'etica. E non ci è permesso di deragliare rispetto ai comandamenti etici». Dunque siamo inesorabilmente avviati verso la decadenza? Non è una bella prospettiva…«So che mi copriranno di anatemi per questo: ma la verità è che siamo una società di vecchi, inaciditi e impauriti. Alla disperata ricerca di una rassicurazione. Paradossalmente, ci siamo abituati a ogni anormalità: potrei chiedere che mi vengano impiantate un paio di corna, e la burocrazia soddisferebbe il mio desiderio come un diritto. Di contro, abbiamo relegato nella perversione ciò che è normale, come la morte. Abbiamo messo la morte fra parentesi. Siamo proiettati verso l'immortalità, la salute totale».Dunque?«Dunque il grande Leviatano dei nostri giorni non è lo Stato prussiano o hegeliano, né chissà quale conventicola di potere. È semplicemente lo svaporarsi di un'evanescente inquietudine, propria di quell'immenso reparto geriatrico chiamato Occidente». Il 19 agosto, a Morgantina (Enna), nella sua Sicilia, parte Barbablù fest, la rassegna culturale da lei promossa e curata. La bellezza ci salverà?«In omaggio alla Testa di Ade, importante reperto archeologico restituito di recente a Morgantina, abbiamo organizzato questa iniziativa, alla prima edizione. E mi fa piacere che gli alberghi siano già tutti pieni. Spero sia un volàno che possa restare per sempre. Chissà, forse la vera rivolta partirà proprio dalla riscoperta della bellezza».
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