2021-07-29
De Pasquale non si rassegna e va in appello per Eni
Ricorso contro l'assoluzione per la presunta corruzione internazionale del gruppo in Nigeria. Già sull'Algeria era stato sconfitto.Tra oggi e domani scadono i termini per presentare appello contro l'assoluzione di tutti gli imputati del processo Opl 245, quello intorno alla presunta corruzione internazionale di Eni e Shell in Nigeria. A quanto risulta alla Verità, alla fine Fabio De Pasquale ha deciso di ricorrere contro la decisione presa il 17 marzo dalla settima sezione del tribunale milanese, presieduta da Marco Tremolada. Non era scontata come decisione quella della pubblica accusa. Anche perché in questi 4 mesi è successo di tutto intorno al processo che aveva messo sul banco degli imputati l'amministratore delegato Claudio Descalzi e l'ex numero uno Paolo Scaroni. De Pasquale si ritrova indagato a Brescia per omissione d'atti d'ufficio proprio su questo processo: insieme con lui c'è anche il collega Sergio Spadaro, ormai però distaccato alla Procura europea. Ma sulla toga che prova da anni (invano) a incastrare i vertici di Eni pende anche un'altra indagine della Procura generale della Cassazione che potrebbe presto costringere il Csm a prendere dei provvedimenti. In sostanza scegliere di ricorrere in appello non farà altro che aumentare le polemiche intorno a una vicenda che sta sempre più spaccando la Procura di Milano. Non solo. È di nemmeno un mese fa la decisione proprio della corte di appello di assolvere Emeka Obi e Gianluca Di Nardo, i due presunti intermediari della tangente da 1 miliardo di euro che avevano scelto il rito abbreviato. La Corte dovrà esprimersi sugli stessi fatti, dopo che già la Procura generale aveva definito il lavoro di De Pasquale come fondato su «fatti di prova fondati sul chiacchericcio e sulle maldicenza», anche dettati «dall'ideologia delle Ong». Insomma tra i corridoi del Palazzo di giustizia c'è già chi è convinto del fatto che ci sarà un nuovo spreco di energie e risorse dove a gioire saranno soprattutto gli avvocati, che grazie ai processi su Eni e Shell potranno aumentare così le loro parcelle milionarie. Già nel 2018 De Pasquale aveva deciso di ricorrere in appello dopo l'assoluzione in primo grado di Scaroni e l'ex manager Eni Antonio Vella sulle presunte tangenti in Algeria. Su questo procedimento si è arrivati dopo più di 10 anni in Cassazione, con la conferma di assoluzione per tutti gli imputati, persino dei dirigenti di Saipem. Nell'appello i giudici milanesi si erano spinti a definire inammissibile l'appello nei confronti di Eni, data «l'assoluta genericità dell'imputazione» e per di più avevano accusato De Pasquale di non aver fatto abbastanza «approfondimenti». È una situazione che potrebbe ripetersi nell'appello per le presunte mazzette nigeriane.Del resto nelle motivazioni della sentenza di primo grado su Opl245 i giudici hanno ribattuto ogni punto delle richieste di De Pasquale e Spadaro. La Procura aveva spiegato sin da subito che essendo di fronte a una «grande corruzione ai massimi livelli» e «alla difficoltà nel reperire le prove in Paesi stranieri», si sarebbe dovuto «abbassare le pretese nella valutazione della prova indiziaria». Considerazione che la corte presieduta da Tremolada ha giudicato «non ammissibile». E oltre a questo la settima sezione aveva anche evidenziato «la assoluta genericità e carenza di prova circa l'illiceità della condotta» dei manager del Cane a sei zampe. Per di più sono note le polemiche sul mancato deposito del video del luglio del 2014, come anche «l'imbarazzante» audizione di Isaak Eke, come soprattutto le critiche alla pubblica accusa di aver usato Vincenzo Armanna come imputato-accusatore di Descalzi. «Il suo intento primario non era certo quello di offrire il proprio contributo conoscitivo alla giustizia, ma la sua presentazione perseguiva lo scopo precipuo di gettare fango sui dirigenti Eni che potevano ostacolarne gli affari, di mettere in imbarazzo la compagnia e, in ultima analisi, di sollevare un caso mediatico giudiziario che lo avrebbe messo in una posizione di forza rispetto alla sua ex società». Si legge nelle motivazioni. Tutti aspetti che la Corte d'appello dovrà considerare.