2025-05-27
L’Ue si sveglia e sente Trump: l’ipotesi zero tariffe torna sul tavolo dei negoziati
Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic (Ansa)
Stangata rinviata al 9 luglio dopo la telefonata tra il tycoon e Ursula. Ieri altri colloqui Sefcovic-Lutnik. Lagarde a gamba tesa: «Dagli Usa linguaggio terribile sull’Europa».Prima la telefonata a Donald Trump, poi con Giorgia Meloni. Nella trattativa sui dazi si conferma la triangolazione tra la Commissione europea, Washington e Roma per arrivare allo sblocco negoziale, con il premier in una posizione centrale, in asse con la Casa Bianca e Bruxelles. La minaccia lanciata dalla Casa Bianca di imporre dazi al 50% dal 1° giugno, l’ennesimo bagno di sangue sui mercati, ha dato la sveglia all’Europa. Prima dell’apertura delle Borse, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si è affrettata a chiamare la Casa Bianca, riuscendo a strappare una proroga e impegnandosi nuovamente ad accelerare la trattativa per uscire dall’impasse. Trump ha congelato i dazi al 50% fino al 9 luglio, ma nel frattempo l’Ue dovrà mostrare di impegnarsi per raggiungere un accordo. La nuova scadenza coincide con quella determinata inizialmente dal rinvio di 90 giorni accordato da Trump ad aprile, dopo l’introduzione delle tariffe nei confronti di un lunghissimo elenco di Paesi. «Ho ricevuto una chiamata da Ursula von der Leyen, che mi ha chiesto una proroga della scadenza. Ho detto sì, è stato un privilegio per me farlo. La presidente della Commissione ha affermato che i colloqui inizieranno rapidamente», ha dichiarato Trump, evidentemente soddisfatto di aver pungolato la Commissione. A stretto giro la conferma da parte di Von der Leyen che «l’Europa è pronta a portare avanti i colloqui in modo rapido e deciso».Subito dopo, come è emerso da fonti Ue, c’è stata una telefonata tra la presidente della Commissione e Giorgia Meloni. Un colloquio, è stato sottolineato, avvenuto «nel contesto della telefonata che Von der Leyen ha avuto con Donald Trump». Una telefonata che lascia intendere il ruolo centrale del premier nel negoziato, il riconoscimento della «vicinanza» della quale gode con la Casa Bianca e il consolidamento anche dell’asse con Von der Leyen.La portavoce dell’esecutivo Ue, Paula Pinho, ha sottolineato che dopo il colloquio con Trump «c’è anche un nuovo impulso per i negoziati e partiremo da lì. I negoziati sono complessi e quindi stanno prendendo tempo ma hanno concordato di accelerare. È positivo vedere che c’è impegno anche a livello del presidente e da parte nostra. Abbiamo sempre detto che eravamo pronti a raggiungere un accordo». Bruxelles parla di «nuovo slancio alle discussioni» euro-americane, discussioni che finora sono procedute a singhiozzo A conferma di un nuovo passo nel negoziato, ieri sera c’è stata una chiamata tra il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e il suo omologo americano, Howard Lutnick, con l’obiettivo di accelerare i tempi, proprio a seguito della proroga della scadenza delle tariffe concessa da Trump. Il commissario europeo all’Agricoltura Christophe Hansen ha ricordato che «dobbiamo usare saggiamente la nuova scadenza ed evitare i dazi, che sarebbero dannosi per gli agricoltori e i produttori alimentari su entrambe le sponde dell’Atlantico». Intanto Trump continua a difendere la politica delle tariffe. Ai giornalisti ha detto che gli Stati Uniti «non hanno bisogno del boom dell’industria tessile. Vogliamo produrre carri armati non t-shirt e sneakers».La presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, ha tracciato uno scenario di criticità: «La cooperazione multilaterale sta cedendo il passo a un pensiero a somma zero e a giochi di potere bilaterali. L’apertura sta cedendo il passo al protezionismo. C’è incertezza persino sul pilastro portante del sistema: il ruolo dominante del dollaro statunitense». Poi ha sottolineato che «questa frattura può rappresentare un rischio per l’Europa. Ma il panorama in evoluzione potrebbe aprire le porte all’euro per svolgere un ruolo internazionale più importante». Lagarde ha inoltre criticato il «linguaggio terribile» di Trump sull’Ue, in riferimento ai commenti del presidente Usa secondo i quali l’Unione è stata formata per «fregare» gli Stati Uniti. Lagarde ha dichiarato all’emittente tedesca Ard che «gli Usa hanno incoraggiato la formazione dell’Ue. Dire che era destinata a danneggiare gli Stati Uniti è completamente controintuitivo». Per Bruxelles resta sempre sul tavolo la proposta «zero per zero». «Riteniamo che sia un punto di partenza molto interessante e lo sosterremo con forza» ha detto il portavoce della Commissione europea al Commercio Olof Gill. Quello che spaventa di più è che se anche i dazi si attesteranno al 10%, come per il regno Unito, unico Paese finora ad aver formato un accordo commerciale con gli Stati Uniti, significherebbe tornare ai livelli del 1945. Il che vuol dire una minore crescita. Tirano comunque un sospiro di sollievo le cancellerie europee. Il presidente francese Emmanuel Macron, che a più riprese ha tentato di porsi in un ruolo da pontiere con gli Stati Uniti, si è detto «fiducioso» sul buon esito dei negoziati. L’obiettivo è «continuare su questa strada che dovrebbe portarci a tornare a dei dazi più bassi possibile». Gli fa eco il portavoce del governo tedesco: «È decisivo che l’Europa agisca in modo determinato».
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Nino Cartabellotta (Imagoeconomica)